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Attraversa a piedi la frana ogni giorno per portare il figlio a scuola: l'odissea di un papà (VIDEO)

Succede a Borgofranco d'Ivrea dove la Sp 73 è tagliata in due e lo scuolabus non può più raggiungere la parte alta del paese

Attraversa a piedi la frana ogni giorno per portare il figlio a scuola: l'odissea di un papà

Non ha scelto la via più comoda, ha scelto quella che c’è. Ogni mattina, alle prime luci dell’alba, un padre di Borgofranco d’Ivrea accompagna a piedi suo figlio di 8 anni fino ai blocchi di cemento che sbarrano la provinciale 73, travolta dall'ennesima frana dell’alluvione del 17 aprile. Scavalca, lo prende per mano, e insieme attraversano il fronte franoso. Fanghiglia, rocce, un torrente da guadare con gli stivali. Un rituale che si ripete ogni giorno solo per raggiungere il pulmino della scuola.

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Loro vivono sopra la frazione Biò, una manciata di case resistenti aggrappate alla montagna. Sono rimasti in pochi. Lui, sua moglie e il loro bambino che frequenta la terza elementare. “Siamo come dieci pellegrini. Ma alla fine qui siamo rimasti solo noi sotto i cinquant’anni”, racconta con la voce segnata dalla fatica. “Ogni volta che piove abbiamo paura. Ogni volta c’è il rischio che venga giù tutto”.

Quella del 17 aprile è la terza frana in un anno. Un incubo spezzato solo da settimane di lavoro promessi e mai conclusi. La prima, nel 2024, aveva fatto crollare un muro di contenimento, bloccando l’unica via di accesso e mettendo in pericolo due abitazioni evacuate e mai più abitate. Dopo mesi di attesa e rabbia, a luglio la strada era stata riaperta, ma solo a senso unico alternato.

Poi il secondo crollo, il 5 marzo scorso, un chilometro più su: un blocco di roccia che ha isolato la parte alta del Comune. Anche lì, due settimane per far arrivare un escavatore e aprire un varco pedonale. E ora, la terza, quella che ha risucchiato ogni residuo di fiducia.

Erano appena finiti i lavori di sgombero e si dovevano montare le reti di contenimento. Ma l’alluvione ha fatto di nuovo crollare tutto. Massi sulla carreggiata, strada chiusa, punto e a capo”. Un’agonia che si traduce in 25 minuti in più ogni giorno, a salire e scendere dai versanti, passando da Nomaglio e Settimo Vittone per raggiungere il capoluogo. “La viabilità alternativa è un incubo. Questa è una strada di montagna, ma è rimasta l'unica a collegare la Valle d'Aosta al Biellese. Due furgoni in senso opposto qui non passano, si incastrano. Viviamo tagliati fuori”.

La disperazione si somma alla frustrazione: “La Città Metropolitana ci ha lasciati soli. Bastavano due giorni di lavoro per finire tutto, ma i lavori procedevano troppo a rilento e così è bastata l'ennesima allerta meteo per fa venire tutto giàù un'altra volta”.

Nel frattempo, il papà si prende la responsabilità di attraversare a piedi. “Inizialmente c’erano dei jersey in plastica, li spostavo. Poi li hanno messi in cemento. Adesso passare in auto è vietato. Mi prendo ogni giorno la responsabilità di attraversare a piedi quel tratto di strada. Ma se non faccio così, chi porta mio figlio allo scuolabus?”.

Oggi, racconta, “dopo l’alluvione ho lasciato mio figlio e ho trovato tutto pulito. Hanno aperto un passaggio pedonale. Ma fino a quando?”. Il pensiero va alle scorse settimane, “quando con la pioggia ci trovavamo nel torrente, nel fango, con gli stivali. Nessuno si prende la responsabilità. E noi la stiamo pagando tutta”.

A rendere più amaro il bilancio, il senso di abbandono: “In due mesi si poteva mettere in sicurezza la strada. Ora saremmo pronti per l’estate, avremmo un’alternativa. Invece siamo fermi, con la paura che venga giù di nuovo tutto. Scendere giù in paese è diventata un'avventura. Organizziamo tutte le commissioni per ottimizzare quel viaggio della speranza. Viviamo come negli anni ’50. Come nel Far-West”.

Lui, nei rari momenti liberi, li passa a pulire terrazzamenti o buttare giù le piante secche. È rimasto l’unico sotto i cinquant’anni a vivere lassù. Ma continua a resistere. Con un figlio da accompagnare, uno zaino da tenere stretto, e una montagna da attraversare. Tutti i santi giorni.

Le foto della frana e i video sono stati fatti dal papà e mandati alla nostra redazione

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