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15 Aprile 2025 - 12:42
Sumy, la guerra colpisce ancora. Bartoli unico italiano nella “linea zero”: “La sua vicinanza resterà nei cuori degli ucraini”
Quando i missili hanno colpito le chiese, gli ospedali e le abitazioni di Sumy, il dolore ha travolto una città già ferita. Era la Domenica delle Palme, e nella cittadina a nord-est dell’Ucraina si celebrava un momento di raccoglimento spirituale. Poi, l’improvviso boato. Le vittime sono state almeno 34, tra cui due bambini, e oltre 100 i feriti. Un attacco definito “codardo” dal consigliere regionale del Piemonte, Sergio Bartoli, unico rappresentante italiano presente sul posto al momento dei soccorsi.
Bartoli si trovava in Ucraina da alcuni giorni, reduce dalla cerimonia che lo ha visto nominato cittadino onorario di Krasnokutsk. Ma a Sumy è arrivato non per onori, bensì per portare aiuti, insieme al vicesindaco di Pertusio Antonio Cresto e al rappresentante dell’associazione La Memoria Viva, Roberto Falletti. Mentre tanti convogli umanitari si fermano al confine polacco, Bartoli e il suo gruppo hanno scelto di andare fino in fondo, entrando nella cosiddetta “linea zero” del conflitto.
“Qui non è più guerra, è oltre l’umano. È terrore allo stato puro, un’aggressione deliberata contro la vita”, ha detto Bartoli, visibilmente provato ma determinato. “Sono stati colpiti luoghi simbolo: un ospedale, chiese, scuole. Non è un errore, è una scelta.” Il consigliere piemontese ha condannato con forza il regime di Vladimir Putin, definendo l’attacco “un crimine contro l’umanità, non un’operazione militare”.
Nonostante il clima di tensione, la delegazione italiana ha consegnato di persona i materiali richiesti d’urgenza al reparto di ortopedia dell’ospedale cittadino, oltre a alimenti destinati ai bambini. “Abbiamo risposto a una richiesta precisa e urgente – ha spiegato Bartoli – e non ci siamo limitati a spedire pacchi: li abbiamo portati, li abbiamo consegnati guardando negli occhi chi soffre.”
Cresto a Sumy
Un gesto che non è passato inosservato. Il sindaco di Sumy ha voluto ricevere personalmente Bartoli davanti alla sede della Rada cittadina, ringraziandolo pubblicamente: “Lei è l’unico che non ha lasciato gli aiuti in Polonia, ma è venuto fin qui. La sua vicinanza resterà nei cuori degli ucraini.” Le immagini del consigliere italiano accanto alle autorità locali, con sullo sfondo gli edifici danneggiati dai missili, sono diventate un simbolo silenzioso della diplomazia dei popoli: fatta di piccoli gesti, lontani dai microfoni, ma carichi di significato.
“Mentre altrove si alzano barriere, noi abbiamo scelto di attraversarle”, ha aggiunto Bartoli, sottolineando che la solidarietà vera si misura nei luoghi dove nessuno vuole più andare. Un messaggio forte, che si unisce all’appello lanciato dalle autorità ucraine per una maggiore attenzione internazionale.
Roberto Falletti e Antonio Cresto stanno ora rientrando in Italia, in sicurezza, ma la loro presenza ha lasciato un segno. Un ponte, lo ha definito Bartoli, che unisce il Piemonte a chi oggi lotta per sopravvivere.
In un momento in cui la guerra sembra non avere più confini morali, la missione della delegazione piemontese diventa un atto politico e umano insieme. Un esempio raro di presenza concreta, non celebrativa, ma necessaria. E forse, proprio per questo, indimenticabile.
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