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Shock in terza media: studenti di Verrès alterano i voti nel registro elettronico

Rubate le credenziali di quattro professori, modificati i voti di dieci compagni. Un caso che scuote la scuola “Luigi Barone” e accende il dibattito sulla sicurezza digitale e la pressione sugli adolescenti

Shock in terza media

Shock in terza media: studenti di Verrès alterano i voti nel registro elettronico

Un gesto pianificato, eseguito con precisione e, forse, sottovalutato nella sua gravità. È quanto accaduto nella scuola media “Luigi Barone” di Verrès, piccolo comune della Valle d’Aosta, dove un gruppo di studenti di terza media è riuscito a introdursi nel sistema informatico scolastico e alterare i voti nel registro elettronico. Un episodio che va ben oltre la “bravata” adolescenziale e che solleva interrogativi profondi sulla gestione della scuola digitale e sul malessere silenzioso che serpeggia tra i banchi.

Tutto è iniziato con il furto delle credenziali di accesso di almeno quattro o cinque insegnanti. Secondo la ricostruzione interna, gli studenti avrebbero fotografato le schermate dei pc o dei dispositivi mobili dei docenti, approfittando di momenti di distrazione in aula. Le password sono poi state condivise via WhatsApp all’interno di un gruppo chiuso. Così, nel giro di pochi giorni, otto studenti si sono ritrovati con voti misteriosamente migliorati in materie come francese, inglese, tecnologia, storia dell’arte e musica. Ma non solo: due compagne di classe, ignare di tutto, hanno visto peggiorare le proprie valutazioni, in un gesto che va ben oltre il desiderio di cavarsela.

A scoprire il raggiro è stato un insegnante, che ha notato un “2” assegnato a una studentessa nota per i suoi voti eccellenti. Da lì, l’analisi degli accessi informatici – condotta con l’aiuto dell’azienda che gestisce il registro elettronico, utilizzato da centinaia di scuole in Italia – ha portato alla luce una serie di login irregolari in orari anomali, soprattutto durante i pomeriggi di recupero, quando gli edifici sono semi-vuoti.

La scuola, per ora, non ha preso provvedimenti. Nessuna sospensione, nessuna denuncia. La decisione è stata rinviata al consiglio di classe del 23 aprile, che dovrà valutare caso per caso. Ma il danno è già fatto, e la vicenda ha lasciato sgomenti docenti, genitori e dirigenti, costretti a confrontarsi con una generazione sempre più esperta di tecnologia ma spesso priva degli strumenti emotivi per gestirla in modo etico.

Giovani studenti hackerano il registro elettronico

Il caso di Verrès non è isolato, ma emblematico. In un’epoca in cui tutto passa per una password e un click, le scuole sono diventate vulnerabili come le aziende o le banche. Eppure, i sistemi informatici scolastici raramente prevedono autentiche procedure di sicurezza avanzate. Login statici, mancanza di autenticazione a due fattori, uso promiscuo dei dispositivi in classe: tutti elementi che facilitano queste violazioni.

Ma dietro lo schermo, c’è anche una pressione crescente. La competizione, il giudizio continuo, l’ansia da prestazione. Ragazzi di 13-14 anni spinti a modificare i voti per sentirsi all’altezza, evitare rimproveri, superare l’anno. Un segnale che dovrebbe interrogare insegnanti e famiglie, più che indignare.

“Non volevamo fare del male”, avrebbero detto alcuni studenti interrogati. Ma il danno c’è stato, e ora sarà la scuola a decidere se puntare sulla punizione o sul recupero educativo.

Nel frattempo, la lezione più importante è forse un’altra: che la scuola digitale ha bisogno di regole chiare, formazione continua, e un’educazione affettiva che insegni ai ragazzi cosa significhi davvero essere responsabili, anche davanti a una tastiera.

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