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Sanità
10 Aprile 2025 - 13:07
Intervento rivoluzionario al San Giovanni Bosco: rimosso tumore renale esteso al cuore senza aprire il torace
Un intervento chirurgico dai contorni eccezionali, che riscrive i confini della medicina torinese – e non solo. All’Ospedale San Giovanni Bosco di Torino, una donna di 78 anni è stata sottoposta a un’operazione salvavita per rimuovere una neoplasia renale sinistra in stadio avanzato, che aveva già invaso la vena cava fino ad arrivare all’atrio destro del cuore. Un caso rarissimo, che riguarda solo l’1% dei tumori renali e che, nella maggior parte dei casi, comporta un rischio molto elevato di mortalità intra e perioperatoria.
Il fatto straordinario? I medici sono riusciti a evitare l’apertura del torace – procedura solitamente necessaria in simili interventi – grazie a una tecnica mini-invasiva endovascolare, utilizzata in pochissimi casi documentati al mondo. Un risultato definito “rivoluzionario” dagli stessi operatori, ottenuto attraverso un lavoro di squadra multidisciplinare e altamente specializzato.
La paziente si era inizialmente recata al pronto soccorso dell’ospedale Maria Vittoria per difficoltà cardiorespiratorie. Gli accertamenti avevano portato alla scoperta del tumore renale, talmente esteso da richiedere il trasferimento immediato all’Urologia del San Giovanni Bosco, struttura dell’Asl Città di Torino.
Da lì è cominciata la preparazione dell’intervento, coordinato da un team multidisciplinare: la Struttura Complessa di Urologia diretta da Franco Bardari, la Chirurgia Vascolare di Diego Moniaci, la Cardiologia di Giacomo Boccuzzi, la Cardiochirurgia di Matteo Attisani, e l’Anestesia e Rianimazione sotto la supervisione di Andrea Costa.
L’intervento ha previsto una nefrectomia radicale – ovvero l’asportazione totale del rene colpito – unita a un’embolectomia cavale (la rimozione del trombo dalla vena cava) e all’escissione del trombo presente nell’atrio cardiaco. Normalmente, una simile operazione richiede un accesso transtoracico, con circolazione extracorporea e apertura della cavità toracica. Ma in questo caso, grazie all’impiego di uno speciale dispositivo endovascolare, il team è riuscito a rimuovere il trombo senza dover aprire il torace.
Una soluzione innovativa, che riduce drasticamente i rischi operatori e post-operatori e che, secondo la letteratura scientifica internazionale, è stata documentata in appena un caso simile a questo. Il dispositivo ha permesso di lavorare direttamente all’interno delle cavità cardiache con una procedura meno invasiva e più sicura per la paziente.
Oggi, a due mesi di distanza dall’operazione, la donna è in buone condizioni generali. Il suo percorso prosegue sotto la supervisione della Divisione di Oncologia diretta da Alessandro Comandone, che valuterà eventuali terapie successive.
«Questo importante risultato – ha dichiarato Carlo Picco, Direttore Generale dell’Asl Città di Torino – è una testimonianza della competenza, della dedizione e dell'impegno profuso dal nostro personale. La capacità di innovare e di spingersi oltre i confini della medicina è ciò che rende i nostri ospedali un'eccellenza nel panorama sanitario».
Parole di orgoglio condivise dall’Assessore regionale alla Sanità, Federico Riboldi: «L’innovativo intervento chirurgico testimonia l'eccellenza della nostra sanità e rappresenta una speranza concreta per i pazienti che necessitano di cure all'avanguardia. Ringrazio di cuore tutto il personale medico e sanitario per il loro impegno».
L’operazione eseguita al San Giovanni Bosco segna un traguardo importante per la sanità pubblica piemontese. È la dimostrazione che, anche di fronte a casi estremi, l’unione delle competenze e la spinta all’innovazione possono fare la differenza. E soprattutto, possono salvare vite.
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