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Travolto mentre andava in bici: in tribunale la verità sulla morte di Francesco

Presidio davanti al Palazzo di giustizia nel giorno dell’udienza per la morte di Francesco Convertini. FIAB: “Serve più sicurezza per chi pedala, città come Bologna indicano la strada”

Travolto mentre andava in bici

Travolto mentre andava in bici: in tribunale la verità sulla morte di Francesco (foto di repertorio)

“Era un ragazzo solare. Oggi sono qui per lui, per tutti i ciclisti che muoiono così”. La voce di Pasquale Convertini si spezza davanti al Palazzo di giustizia di Torino, mentre dentro l’aula si celebra un’udienza decisiva per la morte di suo figlio Francesco, 33 anni, designer, travolto da un’auto della polizia il 22 giugno 2022, mentre percorreva in bicicletta il Rondò Rivella.

Fu un attimo: l’urto, la caduta, le lesioni fatali. Oggi, fuori dal tribunale, attivisti, amici e familiari si sono ritrovati in presidio, convocati da Fiab Torino Bike Pride, per chiedere “più sicurezza per chi sceglie la bicicletta”.

All’interno dell’aula ha parlato per la prima volta l’agente imputato, che guidava l’auto quel giorno. Ma fuori, a parlare, sono i numeri e le storie. “Nel 2023 – spiega Andrea Chicco, referente di Fiab – sono morte oltre tremila persone sulle strade italiane. Di queste, 212 erano ciclisti. E nel 2024 siamo già a +4%. Solo una città è in controtendenza: Bologna, che grazie al progetto ‘Città 30’, per la prima volta dal 1991 non ha registrato morti in bici. È questo il modello da seguire”.

Una proposta che non è solo statistica, ma una richiesta di giustizia e prevenzione. “Francesco era un giovane pieno di vita – continua il padre – lavorava a Torino, si muoveva in bici. Non può finire così. Le piste ciclabili devono essere luoghi sicuri, non trappole di morte”.

Nel presidio anche altri comitati e cittadini comuni, uniti da un’idea: “andare in bici non può essere un rischio di vita”.

All’interno dell’aula ha parlato per la prima volta l’agente imputato, che guidava l’auto quel giorno

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