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Stellantis a picco: -35% in tre mesi. Stabilimenti in coma, Maserati moribonda

La produzione crolla sotto il livello del disastro. Uliano (Fim Cisl): “Tutti in rosso, i dazi saranno il colpo di grazia”. Palombella (Uilm): “Maserati non è in crisi, è già stata condannata a morte”

Auto, trimestre nero per Stellantis

Auto, trimestre nero per Stellantis: produzioni in caduta libera (foto di repertorio)

Un tracollo che sembra non avere fondo. Nei primi tre mesi del 2025 la produzione italiana di Stellantis registra un peggioramento ancora più marcato rispetto al già disastroso 2024, definito “un anno nero come non se ne vedevano dal 1956”. Secondo il nuovo Report sulla produzione italiana presentato a Torino dalla Fim Cisl, il colosso dell’automotive ha totalizzato appena 109.900 veicoli prodotti (tra auto e veicoli commerciali), con un calo del 35,5%rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

A tirare le somme è stato Ferdinando Uliano, segretario generale della Fim Cisl: “Tutti gli stabilimenti italiani, sia quelli dedicati alle auto che ai veicoli commerciali, chiudono il trimestre in profondo rosso. E la prospettiva non è certo rosea: l’introduzione dei dazi renderà tutto ancora più complicato”.

Il dato più allarmante riguarda la produzione di auto: solo 60.533 unità uscite dalle linee tra gennaio e marzo, con un crollo del 42,5%. Meno peggio (ma comunque in forte calo) i veicoli commerciali: 49.367 unità prodotte, con un decremento del 24,2% rispetto al primo trimestre del 2024.

Lo stabilimento di Mirafiori continua a vivere un lento e inesorabile declino. Dai capannoni torinesi sono uscite appena 9.860 auto, contro le 12.680 dello stesso periodo dello scorso anno, segnando un -22,2%. La produzione è ormai quasi interamente concentrata sulla Fiat 500 elettrica, mentre la linea Maserati è praticamente azzerata: solo 70 vetture prodotte in tre mesi, un numero che definire simbolico è un eufemismo.

Ma è Melfi a registrare il tonfo più fragoroso: la produzione crolla del 64,6%, confermando una tendenza negativa che si trascina da anni. Con 16.210 veicoli in meno rispetto allo stesso periodo del 2024, Melfi si contende con Pomigliano d’Arco il triste primato del sito produttivo più in sofferenza.

Uliano punta il dito anche contro la mancata realizzazione della gigafactory di batterie a Termoli, progetto strategico per la transizione elettrica. “È un investimento indispensabile – dichiara – non solo per garantire un futuro occupazionale ai circa 2.000 lavoratori dello stabilimento molisano, ma anche per difendere la competitività dell’intero sistema produttivo italiano di Stellantis”. Un appello accorato che si estende anche alla politica, chiamata a contrastare con decisione le ricadute negative dei dazi: “Serve un'azione forte e coordinata, capace di coniugare la sostenibilità ambientale con quella sociale”.

Sul fronte Maserati, la voce del malcontento arriva anche dalla Uilm. Il segretario generale Rocco Palombella ha scritto una nuova lettera aperta a John Elkann, presidente del gruppo Stellantis, lanciando un durissimo j'accuse: “La crisi del marchio del Tridente non è colpa della transizione energetica né dei dazi. È il frutto di scelte aziendali miopi e irresponsabili, che da anni stanno portando Maserati verso una morte annunciata”.

Palombella mette in guardia anche da nuove indiscrezioni sul possibile spin-off di Maserati, che circolano con sempre maggiore insistenza negli ambienti finanziari. “Se davvero si vuole salvare un marchio iconico come questo, ci sono solo due opzioni: o si investe subito con nuovi modelli, oppure si crea un vero Polo del lusso, magari insieme a Ferrari. È l’unico spin-off che può avere senso”.

Anche Uliano rilancia la necessità di dare un futuro credibile alla linea Maserati torinese: “La produzione a Mirafiori deve essere garantita da nuovi modelli, in linea con gli obiettivi di rilancio del segmento luxury annunciati nel primo piano industriale di Stellantis. Non possiamo permettere che l’Italia diventi sempre più marginale nelle strategie del gruppo”.

Insomma, tra tagli, delocalizzazioni e incertezze strategiche, la situazione del settore automobilistico italiano resta critica. E Stellantis, un tempo cuore pulsante dell’industria nazionale, sembra ormai sempre più orientata altrove. Chi ne paga il prezzo, ancora una volta, sono i lavoratori e i territori.

Produzioni in caduta libera per Stellantis in tutti gli impianti italiani di auto e veicoli commerciali

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