Cerca

Attualità

Valperga abbatte due alberi “per sicurezza”: ma è davvero l’unica strada possibile?

Nel silenzio generale e con una fretta che fa riflettere, il Comune dice addio al verde e ignora le alternative

Valperga

Valperga abbatte due alberi “per sicurezza”: ma è davvero l’unica strada possibile?

Nel piccolo comune di Valperga, due alberi secolari sono stati condannati all’abbattimento. Il motivo? Le radici hanno sollevato gli autobloccanti del parcheggio della RSA Barucco, creando dislivelli e potenziali rischi per la sicurezza. Una spiegazione apparentemente razionale, ma che lascia aperti molti interrogativi sulla gestione del verde urbano, sull’assenza di visione a lungo termine e su una politica che, ancora una volta, preferisce la scorciatoia dell’eliminazione invece della pianificazione.

Il sopralluogo tecnico, condotto a inizio mese, ha dato il via alla decisione dell’amministrazione, formalizzata con l’incarico al Responsabile del settore Manutenzione. Nessuna consultazione pubblica, nessun tentativo di coinvolgere la cittadinanza, nessuna proposta alternativa valutata alla luce delle soluzioni moderne già adottate in tanti Comuni italiani. Una decisione calata dall’alto, giustificata da esigenze di sicurezza – che nessuno contesta – ma che sembra più una resa che un atto di buona amministrazione. Perché oggi, nel 2025, abbattere un albero non è un gesto neutro, e men che meno lo è farlo in una zona urbana dove ogni pianta rappresenta un presidio contro il caldo, l’inquinamento, il degrado e la solitudine visiva delle nostre città.

Il parere di un agronomo ha confermato che le radici stavano compromettendo la stabilità della pavimentazione e che l’unico modo per risolvere il problema sarebbe stato l’abbattimento. Ma davvero non esisteva nessun’altra soluzione praticabile? Davvero in Canavese non si conoscono o non si vogliono adottare le soluzioni antiradice che stanno rivoluzionando la pianificazione urbana in tutta Europa? Esistono sistemi che permettono alle radici di crescere senza danneggiare marciapiedi e strade, creando intercapedini, irrigazione intelligente e spazi di crescita compatibili con la presenza di infrastrutture. Tecnologie già integrate in progetti finanziati con fondi del PNRR, che molte amministrazioni lungimiranti stanno usando per salvare alberi e rendere sicure le città. Perché a Valperga no?

E se la scelta fosse dettata da una visione ancora troppo arretrata del verde come ostacolo, invece che come risorsa strategica? I due alberi in questione non erano solo elementi di arredo urbano: erano polmoni verdi, parte di un ecosistema locale, simboli di un legame tra natura e spazio pubblico che ormai in troppi casi viene spezzato senza rimorsi. La retorica dell’albero come “pericolo” è diventata il mantra con cui si giustifica ogni taglio, spesso senza considerare gli effetti ambientali, estetici e simbolici per la comunità. Anche perché, come dimostra la cronaca, non sempre a monte c’è una pianificazione urbanistica davvero efficace. Più spesso si interviene in emergenza, si rattoppa, si taglia.

Il verde pubblico non è un elemento decorativo da eliminare al primo disagio. È un bene comune, e come tale merita attenzione, investimenti e rispetto. Valperga, con questa scelta, ha dimostrato di non voler cogliere la sfida della città sostenibile.

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori