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Canavese, il caso del Centro Anziani infiamma il Consiglio

Il Comune diviso sulla gestione di Villa Filanda

Canavese, il caso del Centro Anziani infiamma il Consiglio

Canavese, il caso del Centro Anziani infiamma il Consiglio

Ancora il Centro Anziani al centro del confronto fra maggioranza e minoranze nel Consiglio comunale di Cuorgnè. Sono state ben due le interpellanze discusse nel corso della seduta di lunedì 31 marzo. La prima, presentata da Cuorgnè C’è nel mese di novembre, chiedeva spiegazioni sulla “Situazione in essere del Centro Anziani e di Villa Filanda”; la seconda era dei Moderati e Indipendenti e riguardava la “diffida a rilasciare i locali di Villa Filanda”.

Visto il tema comune, le si sarebbe potute trattare insieme ma – ha precisato il sindaco Giovanna Cresto“il Regolamento lo prevede per le Interrogazioni mentre sulle Interpellanze non dice nulla”.

Il tempo dedicato all’argomento è stato piuttosto lungo ma utile: nel corso della discussione sono infatti emerse due interpretazioni opposte, da parte di Pieruccini e del sindaco, rispetto al vincolo di destinazione d’uso dell’edificio di Villa Filanda.
Per riepilogare la vicenda, ricordiamo che, dopo un lungo periodo di utilizzo esclusivo dell’immobile, nel 2013 la prima giunta Pezzetto aveva ridotto gli spazi in dotazione al Centro Anziani, assegnandogli il secondo piano in comodato d’uso. Nel 2018, alla scadenza, si era passati al contratto di locazione per un importo annuo di 1.464 euro mentre le bollette avrebbero dovuto essere rimborsate, per la parte spettante, all’Associazione Mastropietro che occupava il resto degli spazi con un’attività commerciale. Una volta cessata quell’attività le spese erano ricadute tutte sul Centro Anziani diventando insostenibili.

Il 30 aprile 2024, scaduto il contratto d’affitto, il Comune non poteva rinnovarlo a causa della morosità ma aveva concesso gratuitamente fino ad ottobre l’utilizzo degli spazi esterni e della tendostruttura: il 22 maggio veniva firmato il verbale di riconsegna delle chiavi. Passa l’estate, scade la concessione e l’Amministrazione propone tre diverse sedi.

“Sono venuti a vederle solo il 13 dicembre – spiega il sindaco – ed il 2 gennaio ci danno una risposta negativa. Alla fine dei quel mese il Servizio Manutentivo effettua un sopralluogo e scopre che l’interno di Villa Filanda viene tuttora utilizzato, che ci sono due riscaldatori portatili e due bombole del gas con allacciamenti di fortuna. Scopriamo anche che il tesseramento per il 2025 non è stato fatto per cui chi entra lì dentro non è coperto da assicurazione se dovesse succedergli qualcosa. Il 10 febbraio li avvisiamo per iscritto che non possiamo accettare una situazione del genere e poniamo come termine ultimo il 15 marzo per sgomberare i locali. Ci offriamo di aiutarli nel trasloco e di ospitare nei nostri magazzini ciò che non riusciranno a sistemare nella nuova sede. Stiamo ancora aspettando di sapere cosa intendano fare ma finalmente ci è stato riconsegnato il mazzo di chiavi che non avrebbero dovuto avere”.

Villa Filanda a Cuorgnè

L'interpellanza di "Cuorgnè C'è"

Dopo aver sottolineato che l’interpellanza – presentata in novembre – non aveva più molto senso a distanza di mesi (“visto che nel frattempo è cambiato tutto”) Davide Pieruccini ha ribadito le posizioni del suo gruppo: una delibera di consiglio del 1996 stabiliva che la sede del Centro Anziani dovesse essere collocata a Villa Filanda e che ci dovesse rimanere almeno fino al 2050 e lo stesso dice lo statuto dell’associazione. “Non si voleva più che il Centro rimanesse lì? – ha esclamato – È una decisione politica ma proprio per questo sarebbe stato necessario un passaggio in consiglio. Non è che il direttivo si rifiutasse di pagare i debiti ma le lettere che aveva mandato non hanno ottenuto risposta e, senza una sede, si è verificato un fuggi-fuggi generale degli iscritti”.

Lunga ed articolata la risposta del sindaco, che ha innanzitutto negato di essere ostile al Centro Anziani: “Nessuno di noi voleva farlo chiudere però se gli iscritti, da 500 che erano, sono scesi a 70 e poi a 50 e se le uniche attività rimaste erano il gioco delle carte ed il ballo, vuol dire che forse qualche problema c’era già prima”.

Sul piano giuridico, la sua tesi è opposta a quella di Pieruccini: “Chiedi un passaggio in consiglio? Eri stato tu, qualche mese fa, quando avevamo votato per il mantenimento delle scuole di Salto e Priacco, a dire che certe responsabilità se le doveva assumere la giunta. Non esiste un vincolo di destinazione d’uso. La delibera del 1996 esprimeva degli intenti: spiegava cosa s’intendesse fare all’interno dell’edificio com’è normale quando un’amministrazione pubblica fa delle acquisizioni e non riportava nemmeno il nome di Villa Filanda perché all’epoca non veniva chiamata così. Nella stessa delibera c’era scritto che dentro l’ex-manifattura sarebbero stati collocati un albergo di lusso, un centro commerciale ed uno espositivo, che vi sarebbero stati trasferiti degli uffici comunali e la sede della Comunità Montana. Nulla di tutto questo è avvenuto. In compenso sono stati realizzati l’auditorium ed il centro-fiere, sono nati il Museo Archeologico e la Galleria d’Arte Moderna, si è spostata lì l’Agenzia delle Entrate. Si era forse votato in consiglio per questi cambi di destinazione? Lo si era fatto quando nel 2012 la prima giunta Pezzetto deliberò un investimento di 30.000 euro sul parco o quando, l’anno successivo, decise che al Centro Anziani sarebbe rimasto solo il primo piano? Forse qualcosa che non funzionava c’era già, altrimenti perché togliergli tutto il resto?”.

Quanto allo statuto dell’associazione ha precisato: “Tutte ne hanno uno e possono cambiarlo quando vogliono. Non sono nemmeno tenute ad inviarcelo, anche se utilizzano beni del Comune”.

Ha poi proseguito: “Spazi tanto grandi per così poche persone non li ha nessuno. Gli Alpini si ritrovano in una stanzetta servita da una scala esterna; il CAI, con 500 iscritti, dispone di una sede miserabile; l’Unitre una sede non ce l’ha e svolge le sue attività nell’ex-chiesa della Trinità. Al Centro Anziani abbiamo fatto tre proposte e la prima – siamo d’accordo – non andava bene ma le due stanze con uno spazio esterno per 150 euro l’anno nemmeno? Potrebbe svolgere qualche attività, tirar su qualche soldo e pagare i debiti: la morosità va risolta. Al contrario di quanto sostenevano gli esponenti del direttivo, anche se sono cambiati il presidente e parte del consiglio di amministrazione, l’associazione resta quella e si deve far carico del pregresso”.

L’assessore alle Politiche Sociali Elisa Troglia ha citato i tentativi di portare a Villa Filanda anche altre attività trovando però sempre un atteggiamento diffidente e di chiusura. Non si è lasciata sfuggire l’occasione per punzecchiare Pieruccini: “Nel 2018, quando vennero stabilite le nuove regole e fissato il canone d’affitto, eri tu che sedevi in giunta. Non ti eri posto le domande che fai ora?”.

Dopo uno scambio di battute sulla faccenda delle chiavi, che erano rimaste nelle mani del direttivo malgrado fosse stato firmato il verbale di riconsegna, il sindaco ha concluso: “Comunque nulla è perduto. Se accettano la nuova sede, rifanno il tesseramento ed organizzano qualche iniziativa, potranno ricominciare”.

L'interpellanza dei "Moderati e Indipendenti"

L’interpellanza dei Moderati e Indipendenti è più recente di quella di Cuorgnè C’è. Presentata il 27 febbraio, è stata illustrata dal capogruppo Danilo Armanni, che ha puntato anch’egli il dito contro l’Amministrazione comunale per aver “smantellato quella che non era un’associazione come un’altra ma un servizio per la comunità. Lo dimostra il fatto che, al tempo di Vacca Cavalot, il Centro Anziani aveva ottenuto l’edificio in comodato gratuito, che gli era stato assegnato un contributo annuale, che del direttivo facevano parte tre rappresentanti del Comune”.

Ha proseguito: “Benché sosteniate il contrario, avete portato a compimento l’obiettivo di Pezzetto di togliersi il Centro Anziani dai piedi. Durante il suo primo mandato non ci aveva messo dito ma nel secondo sì. Non ero in consiglio in quegli anni, quindi sono al disopra di ogni sospetto”.

In realtà gli interventi cui si riferiva erano avvenuti durante la prima giunta Pezzetto (2011-2016), quando Armanni sedeva all’opposizione e glielo hanno ricordato sia il sindaco che altri esponenti del consiglio di quell’epoca. Riconosciuto l’errore (“Probabilmente i provvedimenti mi erano sfuggiti perché assunti dalla giunta”) ha ripreso l’attacco, partendo dallo smantellamento del campo da bocce per realizzarne uno da tennis.

“Le bocce costituiscono il divertimento usuale degli anziani, non sono in tanti quelli che giocano a tennis ad una certa età. Ditemi voi se qualcuno se ne è mai servito e se il Comune ne ha ricavato qualche soldino! È chiaro che è stato costruito solo per dare fastidio, per fare un dispetto. Nessun club del tennis si regge su un solo campo eppure era stata prevista la costruzione di spogliatoi per 60.000 euro. Avete dilapidato dei soldi che, anche se appartenenti a privati, avrebbero potuto essere utilizzati per finalità più utili. Siete entrati con i bulldozer, avete affettato mezzo parco ed abbattuto alberi secolari per fare questo inutile campo. Cosa pretendevate dal Centro Anziani: che collaborasse? Poi si è susseguita tutta una serie di eventi sfavorevoli ed ora avete portato a termine l’obiettivo di liberare l’edificio ma la villa è chiusa ed i bandi per la gestione sono sempre andati deserti”.
Dato che il campo da tennis risale a dodici anni fa, è chiaro che solo una piccola parte degli attuali consiglieri può essere ritenuta responsabile di quelle decisioni ma l’accusa di Armanni è di aver proseguito su quella strada:
“Nel vostro programma avevate addirittura previsto interventi di supporto alle attività ludico-ricreative del Centro Anziani fra cui un campo da bocce e magari qualcuno vi ha pure votati per questo ma cosa volevate fare: ricostruire ciò che era appena stato distrutto?”

Dimenticando che lo scorso autunno non c’era più l’autorizzazione ad entrare nell’edificio, ha proseguito: “Vi lamentate che avessero messo le bombole per scaldarsi ma gli avevate staccato il riscaldamento. Cosa dovevano fare: stare al freddo?”

Infine ha concluso affermando: “Il direttivo ha fatto quello che poteva. I soldini che vi deve dare corrispondono allo stipendio lordo di un assessore, del famoso assessore in più che non ci dovrebbe essere perché la città è scesa sotto i 10.000 abitanti: siete cinque invece di quattro. Visti i risultati dell’Assessorato alle Politiche Sociali, forse sarebbe stato meglio investire quei soldi sul Centro Anziani”.

Il sindaco, avendo trattato ampiamente la materia nel rispondere all’interpellanza precedente, ha ritenuto inutile ripetersi ed Armanni su questo ha concordato, dichiarandosi comunque Insoddisfatto.


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