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L’Antonov An-124 torna a Caselle: lo spettacolo del gigante che incanta i cieli e fa paura

Il colosso ucraino atterra per operazioni di carico: folla di appassionati al “Sandro Pertini” con smartphone e fotocamere

L'Antonov torna a Caselle: il gigante dei cieli incanta Torino

Oggi centinaia di persone si sono accalcate per fotografare il gigante d’acciaio sulla pista di Caselle

A distanza di cinque mesi dal suo ultimo passaggio, il maestoso Antonov An-124 Ruslan è tornato a sorvolare il cielo del Piemonte, atterrando nella tarda mattinata di domenica 30 marzo 2025 all’aeroporto di Torino-Caselle. Il gigante dei cieli, tra i più grandi aerei cargo al mondo, è giunto nello scalo subalpino per alcune operazioni di carico, attirando una folla di appassionati, fotografi e curiosi che si sono radunati al “Sandro Pertini” per immortalare l’evento.

L’Antonov sarà visibile ancora fino a lunedì 31 marzo, prima di ripartire. Il suo ritorno ha riacceso l’entusiasmo degli amanti dell’aviazione, ma per molti, soprattutto nella comunità di San Francesco al Campo, la sua sagoma evoca una tragedia indelebile.

Era l’8 ottobre 1996 quando un altro Antonov An-124, il volo Aeroflot 9981, si schiantò proprio nei pressi di San Francesco al Campo, a pochi chilometri dallo scalo torinese. L’aereo, partito da Mosca per caricare vetture di lusso dirette al sultano del Brunei, tentò una manovra di riattacco alla pista 36 dell’aeroporto, ma troppo tardi. Colpì gli alberi e si schiantò su una cascina abitata, provocando la morte dei due piloti, Oleg Pripouskov e Alexander Ougromov, e dei coniugi Fiorentino Martinetto e Maria Perucca, che si trovavano all’interno della loro abitazione.

“I nostri genitori non avevano mai preso un aereo in vita loro e morirono in modo così assurdo”, raccontarono i figli Giusi e Mauro Martinetto. Il corpo del padre fu trovato sotto le macerie nel pomeriggio, quello della madre fu recuperato quasi una settimana dopo.

Le immagini della tragedia

Le indagini della Procura di Ivrea e del Ministero dei Trasporti rivelarono una catena di errori tecnici e umani: pista accorciata per lavori, sistema ILS operativo solo in parte, manovra tardiva, comunicazioni insufficienti tra comandante e co-pilota, mancata disattivazione degli inversori di spinta e scarsa esperienza del comandante sul velivolo civile. Il disastro provocò anche 13 feriti e portò a una revisione delle procedure operative dell’aeroporto.

Così, mentre oggi centinaia di persone si accalcano per fotografare il gigante d’acciaio sulla pista di Caselle, c’è chi alza gli occhi al cielo con emozione diversa, perché certi cieli, certi silenzi, non si dimenticano mai.

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Commenti all'articolo

  • dadac1964

    31 Marzo 2025 - 15:44

    Con tutto il rispetto per il ricordo di chi perse la vita nel 1996 e tutto l'entusiasmo per il ritorno di questo gigante nell'aeroporto declassato, una sola precisazione: quest'aereo NON E' FATTO D'ACCIAIO MA D'ALLUMINIO. TUTTI gli aerei sono fatti d'alluminio o di carbonio o non potrebbero volare.

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