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San Francesco al Campo

Quando l'Antonov si schiantò in un fienile: morti, errori e una ferita ancora aperta 28 anni dopo

Era l'8 settembre 1996 quando l'aereo An-124 Ruslan fallì l'atterraggio e nell'impatto morirono i due piloti e i proprietari della cascina

L'incidente dell'Antonov dell'ottobre 1996

L'incidente dell'Antonov dell'ottobre 1996

La tragedia dell'Antonov: una ferita indelebile a San Francesco al Campo

Sono trascorsi 28 anni dal tragico incidente del volo Aeroflot 9981, un Antonov An-124 Ruslan, che si schiantò nei pressi di San Francesco al Campo, poco distante dall’aeroporto di Torino-Caselle. Era l’8 ottobre 1996, una giornata grigia e piovosa che segnò per sempre la storia della piccola comunità piemontese. L’aereo cargo, partito da Mosca, stava per atterrare a Caselle per caricare vetture di lusso da consegnare al sultano del Brunei, ma una serie di errori tecnici e umani portò al disastro. A quel tempo l'Antonov An-124 Ruslan, un gigante lungo 70 metri che poteva caricare 400 quintali era l'aereo cargo più grande al mondo.

L’Antonov, durante la fase di avvicinamento alla pista 36 dell’aeroporto, non riuscì a completare l'atterraggio a causa di una manovra di riattacco (go-around) eseguita troppo tardi. Nonostante il tentativo del comandante di riprendere quota, l’aereo sfiorò gli alberi e infine si schiantò su una cascina a San Francesco al Campo. L’impatto fu devastante: l’aereo esplose, distruggendo la casa in cui vivevano Fiorentino Martinetto e sua moglie Maria Perucca, entrambi deceduti insieme ai due piloti, il comandante Oleg Pripouskov e il co-pilota Alexander Ougromov. Le fiamme avvolsero i resti dell'aereo e della cascina, rendendo vano ogni tentativo di soccorso immediato.

Furono 13 i feriti, che vennero ricoverati negli ospedali di Ciriè, Lanzo e Torino.

Le cause dell’incidente

Le indagini successive, condotte dalla Procura di Ivrea e dal Ministero dei Trasporti, rivelarono diversi fattori che contribuirono alla tragedia. Innanzitutto, la pista 36 era in fase di ristrutturazione e, a causa dei lavori, la lunghezza utilizzabile era stata ridotta da 3.300 a 2.350 metri. Inoltre, il sistema di atterraggio strumentale (ILS) era operativo solo parzialmente, senza la guida del sentiero di discesa. La comunicazione tra il comandante e il co-pilota si rivelò insufficiente: nonostante il suggerimento del co-pilota di abortire l'atterraggio già durante la discesa, il comandante prese la decisione di riattaccare solo quando l’aereo era ormai troppo vicino alla pista. La mancata disattivazione degli inversori di spinta, necessari per frenare durante l’atterraggio, portò lo stallo dei motori, rendendo impossibile al velivolo riprendere quota.

Questo errore, insieme alla scarsa esperienza del comandante sugli aerei civili (appena 431 ore di volo su questo tipo di velivolo), fu determinante nel causare lo schianto. Nonostante la pioggia leggera e la ridotta visibilità, le condizioni meteorologiche non furono considerate fattori critici nell’incidente.

Questa sciagura ha avuto un forte impatto anche sull’aeroporto di Torino-Caselle, che ha rivisto molte delle sue procedure operative per evitare che simili tragedie potessero ripetersi. La caduta dell’Antonov ha infatti messo in luce la necessità di una maggiore preparazione e coordinazione tra gli equipaggi e le torri di controllo in situazioni critiche.

Una ferita che non si rimargina

L’incidente del volo Aeroflot 9981 non fu solo una tragedia aerea, ma una devastazione per la comunità locale. I coniugi Martinetto, molto conosciuti in zona, lasciarono i figli Giusi e Mauro, di 19 e 25 anni, che da quel giorno hanno dovuto affrontare la perdita dei genitori in circostanze così drammatiche. Il corpo dell'uomo fu trovato il pomeriggio dello stesso giorno sotto le macerie, quello della moglie quasi una settimana dopo. "I nostri genitori non avevano mai preso un aereo in vita loro - raccontarono i figli in un'intervista - e morirono in modo così assurdo".

Per giorni il luogo della tragedia divenne meta dei curiosi che andavano a fotografare o soltanto a vedere quel gigante dei cieli dentro quel che rimaneva della cascina di San Francesco a Campo.

Oggi, la comunità di San Francesco al Campo non ha dimenticato il giorno della tragedia. Il Comune ha ricordato il triste anniversario: "In questi giorni un Antonov 124 è tornato a volare sui nostri cieli. Non è stata la prima volta che l'Antonov è tornato da noi, ma in questa occasione, per un curioso scherzo del destino è successo proprio alla vigilia di un triste anniversario per la nostra comunità. In una mattina grigia come questa, un Antonov 124 si schiantò sulla cascina dei coniugi Maria e Fiorentino Martinetto, che persero la vita insieme ai due piloti. Fu una tragedia che ha lasciato una ferita indelebile a San Francesco al Campo".

Un lutto che si rinnova

A distanza di 27 anni, la comunità di San Francesco al Campo è stata nuovamente scossa da un’altra tragedia aerea: l’incidente della Freccia Tricolore nel settembre 2023, che ha causato la morte della piccola Laura Origliasso, di appena 5 anni. Questi avvenimenti hanno segnato profondamente la zona, unendo in un abbraccio simbolico le famiglie delle vittime e tutti coloro che hanno vissuto questi tragici momenti.

"La vita va avanti e ce l'hanno insegnato con la loro forza gli stessi Giusi e Mauro, i figli di Maria e Fiorentino, che abbracciamo forte in questo giorno - aggiungono dall'amministrazione comunale - ma è doveroso fermarsi per qualche minuto e ricordare le vittime di quel maledetto giorno".

L'Antonov AN-124Ruslan

E' un aereo da trasporto strategico, di fabbricazione sovietica prima e russa poi, sviluppato dall'OKB-153 negli anni ottanta ed entrato in servizio presso le forze aeree sovietiche nel 1986.

Un Antonv simile a quello che si schiantò nel 1996 a San Francesco al Campo

Ancora oggi in servizio presso le forze aerospaziali russe, è stato il più grande aereo da carico prodotto in serie dal momento della sua entrata in servizio e fino all'ingresso del Boeing 747-8F. Ne era prevista la ripresa della produzione su larga scala, abbandonata a causa delle tensioni tra Russia e Ucraina attorno alla penisola crimeana.

Una versione estesa dell'An-124 è stata realizzata a supporto del programma spaziale sovietico Buran e ribattezzata An-225 Mriya.

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