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Quanto ci costa 'na tazzulella 'e café? Il 2025 rischia di essere l’anno più difficile

Tra crisi logistiche, cambiamenti climatici e rincari delle materie prime, le torrefazioni italiane lottano per mantenere qualità e sostenibilità

'Na tazzulella 'e café

'Na tazzulella 'e café è sempre più cara: il 2025 rischia di essere l’anno più difficile

Per molti italiani è un gesto quotidiano irrinunciabile, quasi sacro: che sia sorseggiato al bar o preparato nella moka di casa, il caffè resta un simbolo nazionale. Eppure, proprio questa abitudine così radicata sta diventando sempre più costosa. Secondo uno studio condotto dal Centro di ricerca e formazione sui consumi insieme ad Assoutenti, il prezzo della tazzina ha subito un incremento significativo dal 2021, passando da 1,03 a 1,22 euro nel 2025, con punte ben più alte in alcune città.

A Torino, per esempio, si è passati da 1,07 a quasi 1,30 euro, con un aumento del 21,5%, ben oltre la media nazionale. Le ragioni di questo rincaro vanno cercate in una “tempesta perfetta” che ha colpito il mercato globale del caffè: le torrefazioni italiane, piccole e grandi, si trovano strette tra aumenti vertiginosi delle materie prime, crisi logistiche, instabilità geopolitiche e impatti evidenti del cambiamento climatico sui raccolti. Il prezzo dei contratti futures sull’Arabica è raddoppiato in un anno, mentre quello della Robusta è cresciuto dell’80%.

Una situazione insostenibile per molte imprese del settore, che si trovano a operare in un contesto di estrema incertezza. Umberto Trombetta, alla guida della storica torrefazione piemontese Costadoro, ha spiegato che oggi acquistare un container di caffè brasiliano può costare fino a 200 mila dollari, contro i 70-80 mila di pochi anni fa. Inoltre, i tempi di transito delle merci si sono allungati sensibilmente: da San Paolo a Genova non bastano più 30 giorni, ma ce ne vogliono almeno 45-50, senza la garanzia che le consegne arrivino in tempo.

A pesare, ha sottolineato Trombetta, sono anche la speculazione finanziaria e la crescita dei mercati emergenti, come la Cina, che aumentano la domanda e rendono la disponibilità della materia prima ancora più incerta. Anche Nicoletta Trucco, responsabile di Caffè Excelsior, ha parlato di un quadro storico senza precedenti: le torrefazioni sarebbero “senza fiato”, in difficoltà nel fare previsioni e costrette a rivedere la propria pianificazione a brevissimo termine. Per alcune tipologie di caffè, i prezzi sarebbero addirittura quadruplicati. Di fronte a uno scenario simile, Trucco ha evidenziato come gli investimenti e l’innovazione siano oggi molto più difficili da affrontare rispetto al passato.

Tuttavia, ha voluto sottolineare l’importanza dell’export, che rappresenta il 55% del fatturato aziendale, e la fiducia che si tratti di una fase transitoria. Nel frattempo, è stato necessario ritoccare i listini, cercando comunque di mantenere l’accessibilità per il cliente. Anche Caffè Vergnano, storica azienda di Chieri con un fatturato di 106 milioni di euro, sta affrontando quello che definisce “l’anno più duro dal 2021 a oggi”. La ceo Carolina Vergnano ha spiegato che l’impatto dei rincari ha obbligato a una profonda revisione dei processi interni, con l’obiettivo di snellire l’azienda e renderla più efficiente. Nessun compromesso sulla qualità del prodotto, ha precisato, ma il contesto è difficile da interpretare e leggere il futuro del settore appare sempre più complicato.

La Vergnano ha posto l’accento anche sul dilemma che oggi affronta chi lavora nel caffè: ci si trova in un ciclo passeggero o davanti a una trasformazione strutturale del comparto? Se il mercato dovesse rimanere instabile, l’intero settore potrebbe essere costretto a riposizionarsi. La tendenza, ha spiegato, è quella di puntare sempre più sull’alta gamma, valorizzando ogni anello della filiera. In fondo, ha ricordato, in quei 30 ml di una tazzina si racchiude un viaggio che parte da lontano, tra piantagioni, trasporti, selezioni e lavorazioni.

La filiera del caffè, insomma, è sempre più sotto pressione. Ma è anche sempre più consapevole del proprio valore e della necessità di un approccio sostenibile, capace di resistere alle crisi e di offrire un prodotto che, al di là dei rincari, continui a essere riconosciuto e apprezzato nel mondo per qualità e identità. L’Italia, patria del caffè per eccellenza, si trova oggi davanti a una sfida decisiva: salvare un rito quotidiano dalla morsa dei mercati globali, senza sacrificare ciò che lo rende unico.

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