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11 Marzo 2025 - 12:17
Lavoro femminile in Piemonte: i dati crescono, ma la stabilità resta un miraggio
Il Piemonte registra un aumento dei contratti femminili, ma la realtà dietro i numeri racconta una storia diversa da quella celebrata dalla giunta regionale. L’assessora al Lavoro Elena Chiorino ha esaltato i dati del 2024, citando un totale di 589.034 contratti stabili per le donne, ma il Partito Democratico ha immediatamente smorzato l’entusiasmo, definendo questi dati fuorvianti e sottolineando che solo il 15,5% dei contratti in Piemonte è effettivamente a tempo indeterminato.
Secondo i democratici, il quadro reale del mercato del lavoro femminile è ben diverso da quello dipinto dall’amministrazione Cirio. Le donne stipulano più contratti rispetto agli uomini, ma subiscono anche interruzioni lavorative più frequenti, segno di un mercato instabile e frammentato. L’apparente incremento del tasso di attività femminile – che nel 2024 ha toccato il 65,8% – non deve trarre in inganno: l’aumento dell’occupazione non corrisponde necessariamente a migliori condizioni lavorative. Il precariato resta una costante, con una diffusa presenza di part-time involontario e scarse prospettive di carriera.
Le criticità sono ancora più evidenti se si analizzano le disparità salariali e la minore protezione contrattuale. Le donne sono più spesso impiegate in settori meno tutelati, con contratti flessibili e a bassa retribuzione, subendo maggiormente gli effetti delle crisi economiche e della mancanza di politiche strutturali a loro favore. Il Pd, con le voci di Monica Canalis, Maria Grazia Grippo e Massimo Tamiatti, accusa la giunta di mistificare la realtà e di omettere i dati relativi ai contratti cessati o interrotti, dando così un’immagine distorta della situazione occupazionale in Piemonte.
Secondo i dati diffusi, la regione presenta ancora una forte disparità di genere nel mercato del lavoro, con un’occupazione femminile nettamente inferiore a quella maschile. Il trionfalismo della giunta appare quindi ingiustificato, poiché il lavoro per le donne rimane instabile e sottopagato. I numeri possono sembrare incoraggianti, ma senza un miglioramento reale delle condizioni contrattuali e retributive, l’occupazione femminile continuerà a essere un traguardo parziale e precario.
Le assunzioni femminili crescono, ma in che modo? I dati mostrano che gran parte delle nuove occupate in Piemonte entra nel mercato del lavoro con contratti a termine, collaborazioni occasionali o part-time involontario. Quest'ultimo rappresenta un fenomeno particolarmente preoccupante, perché molte donne accettano impieghi ridotti non per scelta, ma per l'assenza di alternative. Ciò influisce pesantemente sulle possibilità di crescita professionale e sul reddito medio, creando un divario economico sempre più marcato rispetto agli uomini.
L'occupazione femminile cresce in Piemonte, ma non la stabilità
Un altro elemento critico è la mancanza di politiche concrete per favorire la conciliazione tra lavoro e famiglia. Il numero di donne costrette a interrompere il proprio impiego per motivi legati alla gestione familiare è in costante crescita, a causa della scarsa disponibilità di servizi di assistenza come asili nido e supporti per la cura degli anziani. Questo fenomeno contribuisce a mantenere il tasso di abbandono lavorativo femminile superiore a quello maschile, consolidando una struttura del mercato occupazionale in cui le donne hanno minori opportunità di carriera e retribuzioni inferiori.
Il governo regionale, dal canto suo, difende i risultati ottenuti, sottolineando che l’aumento dell’occupazione femminile è un segnale positivo e che il mercato del lavoro sta lentamente evolvendo. Tuttavia, le opposizioni insistono sul fatto che senza un’azione strutturata per migliorare la qualità del lavoro femminile, i numeri resteranno solo un’illusione di progresso. Avere più occupate non significa avere più donne in posizioni di prestigio o con stipendi adeguati. Il rischio è che il trionfalismo politico serva solo a mascherare una realtà fatta di instabilità, incertezza e scarsa protezione contrattuale.
Nel dibattito emergono anche le richieste di sindacati e associazioni di categoria, che sollecitano interventi legislativi mirati per contrastare il lavoro precario e incentivare l'occupazione femminile di qualità. Tra le proposte, l'introduzione di incentivi fiscali per le imprese che assumono donne con contratti stabili, l'estensione del congedo di paternità per ridurre il peso della cura familiare sulle lavoratrici e un rafforzamento delle politiche di sostegno alla genitorialità.
L'occupazione femminile in Piemonte è dunque un tema complesso, che non può essere ridotto a meri numeri. Se è vero che più donne lavorano, è altrettanto vero che molte di loro si trovano intrappolate in una condizione di precariato, stipendi bassi e poche prospettive di crescita. Per trasformare questi dati in un reale progresso, servono politiche più incisive e una maggiore attenzione alla qualità del lavoro, non solo alla sua quantità.
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