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Torino, sbagliano il gruppo sanguigno della trasfusione: Carla Rapanelli muore. Il caso scuote il sistema sanitario

Carla Raparelli muore per trasfusione errata: infermiere patteggia, medico accusato di falso ideologico

Torino

Torino, sbagliano il gruppo sanguigno della trasfusione: Carla Rapanelli muore. Il caso scuote il sistema sanitario

Un tragico errore medico è costato la vita a Carla Raparelli, 71 anni, ricoverata presso la clinica Villa Maria Pia di Torino. Il 9 marzo 2023, la donna è deceduta dopo aver ricevuto per errore una trasfusione di sangue destinata a un altro paziente. Un fatale scambio di sacche ematiche ha provocato una reazione devastante nel suo organismo, che non ha retto all’incompatibilità del sangue ricevuto.

Il drammatico episodio ha immediatamente aperto un'inchiesta, coinvolgendo un infermiere e un medico della struttura. L’infermiere, direttamente responsabile dell’errore, ha scelto di patteggiare, ottenendo una condanna a un anno e quattro mesi per omicidio colposo, mentre il medico è stato rinviato a giudizio con le accuse di omicidio colposo e falso ideologico in atto pubblico. L’udienza è fissata per il 16 giugno.

Secondo quanto emerso dalle indagini coordinate dal PM Giorgio Nicola, il medico avrebbe firmato anticipatamente i moduli di compatibilità della trasfusione senza essere fisicamente presente in struttura, un’accusa supportata dall’analisi dei tabulati telefonici. La vittima era ricoverata per una delicata operazione di sostituzione delle valvole cardiache, un intervento che aveva già affrontato otto anni prima.

Dopo giorni di degenza senza particolari complicazioni, il 23 febbraio 2023 la sua salute è precipitata a causa della trasfusione errata: il sangue somministrato era di gruppo B+, mentre il suo gruppo sanguigno era 0+. Le sue condizioni sono peggiorate rapidamente e, nonostante i disperati tentativi di rianimazione, la donna è morta prima che la figlia potesse raggiungerla. A far emergere la verità su quanto accaduto è stata un’anestesista della clinica, che si è rifiutata di firmare un falso certificato di morte preparato per insabbiare l’errore. La dottoressa, spinta dalla propria coscienza e da un profondo senso di giustizia, ha rivelato di aver subito pressioni per dichiarare che il decesso fosse avvenuto per setticemia.

Sbagliano il gruppo sanguigno della trasfusione

"Ho agito con coscienza e non ho nulla da rimproverarmi", ha dichiarato in un’intervista, sottolineando di aver affrontato conseguenze professionali per la sua scelta di non coprire il grave errore. Dopo la denuncia, infatti, è stata declassata e trasferita nel reparto di ortopedia, dove è stata accusata di incapacità, un trattamento che l’ha portata a dimettersi volontariamente dalla struttura.

"Me ne vado io, perché non voglio più lavorare con persone così", avrebbe detto ai colleghi prima di lasciare definitivamente la clinica. Nel frattempo, i familiari di Carla Raparelli hanno ottenuto un risarcimento da Villa Maria Pia, ma il caso continua a suscitare interrogativi inquietanti sulla sicurezza nelle strutture sanitarie e sulle procedure interne per evitare errori fatali come quello che ha stroncato la vita della 71enne. Possibile che un medico firmi in anticipo moduli così delicati senza verificare nulla?

Come può una trasfusione essere somministrata senza i dovuti controlli incrociati? Questo episodio non è solo una tragedia umana, ma anche un grave campanello d’allarme per il sistema sanitario: errori di questo genere non devono più accadere.

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