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25 Febbraio 2025 - 15:03
Michela Brambilla
L’ultima puntata di Report ha acceso i riflettori su una vicenda che rischia di scuotere il mondo dell’animalismo e del veganismo in Italia. Al centro dell’inchiesta c’è Michela Vittoria Brambilla, deputata nota per il suo impegno nella difesa degli animali e per la promozione di stili di vita cruelty-free, ma che, secondo l’indagine della trasmissione di Rai 3, sarebbe legata a un’azienda operante nel commercio di prodotti ittici.
La ditta in questione, Food From the World, sarebbe ufficialmente intestata a una fiduciaria, ma secondo le ricostruzioni giornalistiche risulterebbe riconducibile alla Brambilla. L’azienda, che si occupa di importazione e distribuzione di salmone e gamberetti, rifornisce la grande distribuzione organizzata (GDO) e avrebbe utilizzato per il confezionamento il capannone di Io Veg, impresa della stessa deputata, specializzata in alimenti vegani.
Un intreccio che solleva pesanti interrogativi sulla coerenza dell’attività politica e imprenditoriale dell’ex ministra, che da anni costruisce la sua immagine sulla tutela degli animali ma che, nei fatti, sarebbe coinvolta in un settore commerciale ben diverso.
L’inchiesta ha provocato reazioni immediate.
Valentina Coppola, presidente di Earth Odv, ha commentato la notizia sottolineando la gravità della situazione non solo dal punto di vista etico, ma anche da quello pratico: “Per un vegano, sapere che nel medesimo stabilimento in cui vengono preparati alimenti vegetali si imbustano anche prodotti a base di animali è motivo di preoccupazione per le possibili contaminazioni ed è eticamente inaccettabile. Tanto da spingere molti consumatori a boicottare i prodotti di quel marchio”.
Sulla stessa linea anche Ivano Giacomelli, segretario nazionale di Codici, che ha espresso la necessità di chiarimenti: “Questa vicenda pone una serie di pesanti interrogativi su cui è doveroso fare chiarezza. Negli anni, il nome dell’onorevole Brambilla è diventato sinonimo di lotta per la tutela degli animali, sfociata poi in iniziative tese anche ad incoraggiare la cultura vegana e vegetariana. Dall’inchiesta di Report emerge una realtà ben diversa, che, se confermata, sarebbe molto grave. Si tratterebbe di un danno nei confronti dei consumatori”.
Le ombre su Michela Brambilla, però, non si fermano al business ittico. Report ha infatti sollevato dubbi anche sulla gestione della LEIDAA (Lega Italiana Difesa Animali e Ambiente), associazione presieduta dalla deputata. Secondo l’inchiesta giornalistica, parte dei fondi destinati alla protezione animale sarebbero stati utilizzati per spese personali, tra cui soggiorni in hotel di lusso, cene costose e noleggio di auto con conducente. Un uso delle risorse che ha sollevato critiche, soprattutto considerando che la LEIDAA raccoglie donazioni proprio con l’obiettivo di aiutare gli animali in difficoltà.
A tutto questo si aggiunge un'inchiesta giudiziaria che vede Brambilla sotto processo a Lecco per evasione fiscale. Secondo la Guardia di Finanza, la deputata avrebbe orchestrato un sistema di società gestite tramite prestanome all’interno della sua stessa famiglia, coinvolgendo il marito, la suocera e il cognato. L’accusa parla di un’evasione fiscale superiore a un milione di euro, legata ad attività imprenditoriali nel settore della grande distribuzione di prodotti ittici.
Le associazioni Codici ed Earth chiedono ora alla deputata di fornire risposte chiare e di garantire piena trasparenza sulle attività commerciali a lei riconducibili. “I consumatori meritano trasparenza – afferma Giacomelli – e devono sapere se dietro un marchio vegano si celano pratiche ingannevoli rispetto ai principi promossi”.
Michela Brambilla, al momento, non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali sulla vicenda. Ma il mondo animalista, e non solo, attende chiarimenti. Perché, se le accuse di Report si rivelassero fondate, ci troveremmo di fronte a un cortocircuito etico e politico che potrebbe avere conseguenze pesanti sulla credibilità di una delle voci più note dell’animalismo italiano.
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