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24 Febbraio 2025 - 10:38
Razzismo nel calcio giovanile: insulti dagli spalti, la società nega e si appella alla giustizia sportiva
Ancora una volta, il calcio giovanile italiano si trova a fare i conti con un episodio di razzismo. Durante la gara della categoria Under 14 tra il Saint Vincent Chatillon e la squadra avversaria, il Giudice Sportivo Territoriale ha rilevato la presenza di insulti a sfondo razziale provenienti dagli spalti, un’accusa che ha scatenato polemiche e acceso il dibattito sulla gestione del tifo nei settori giovanili. Il club coinvolto, tuttavia, nega ogni responsabilità e annuncia di voler ricorrere al Secondo Grado di Giustizia Sportiva, contestando la decisione e chiedendo ulteriori indagini.
Secondo la società, un’accurata verifica interna non ha individuato alcun responsabile tra il pubblico, motivo per cui ritiene ingiusta la sanzione. Oltre al danno sportivo, si aggiunge un problema di immagine, con la società che lamenta una diffusione eccessivamente rapida della notizia, amplificata dai social media e dalla stampa nazionale, al punto da valutare azioni legali per la tutela del proprio nome.
Questo ennesimo caso riaccende l’attenzione su un fenomeno che purtroppo non accenna a diminuire. Negli ultimi anni, numerosi episodi di razzismo nel calcio giovanile hanno dimostrato come la discriminazione sia ancora radicata in alcune frange del tifo. Dal caso della partita sospesa a Torino per cori contro un giovane calciatore di origine africana, fino agli insulti subiti da un portiere quattordicenne a Milano, il problema sembra ripetersi con una sconcertante frequenza.
La FIGC e i comitati regionali hanno più volte ribadito la necessità di azioni concrete per contrastare questi episodi, con sanzioni più severe e programmi educativi mirati per le società e i tifosi. Ma i provvedimenti sembrano non bastare.
Il calcio giovanile dovrebbe rappresentare il punto di partenza per la costruzione di valori sani all’interno dello sport, eppure episodi di discriminazione continuano a verificarsi, spesso minimizzati o negati dalle stesse società coinvolte. Serve un impegno più deciso da parte di tutti: dirigenti, allenatori, genitori e istituzioni sportive. Se il razzismo continua a emergere persino tra i più giovani, significa che il problema è ancora ben radicato nella cultura sportiva italiana. L’appello è chiaro: basta chiudere gli occhi, il calcio è di tutti e deve restare un luogo di inclusione e rispetto.
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