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Carnevale di Ivrea

Il "business" del Villaggio Arancio. E' polemica!

Dietro le quinte si consuma il malcontento. Qualcuno è stato "cancellato"

Emilia Sabolo. Sullo sfondo il Villaggio Arancio

Emilia Sabolo. Sullo sfondo il Villaggio Arancio

La polemica è strisciante, ma c'è. Corre attorno al vil denaro e a quel senso di comunità che, nel tempo, si era creato al Villaggio Arancio, lo spazio che da 14 anni accoglie operatori e produttori locali nel bel mezzo del Carnevale di Ivrea. Una convivenza consolidata, un equilibrio che ora rischia di spezzarsi sotto il peso di nuove regole e, soprattutto, di tariffe ritoccate all'insù.

Ad annunciare il vento del cambiamento è stata Emilia Sabolo, in rappresentanza della Fondazione dello storico carnevale che gestisce questo evento, insieme ad Ascom. Un incontro, il suo, che ha lasciato il segno: da quest'anno si cambia e il cambiamento parte dal "cachet".

Gli espositori, abituati a pagare 1.200 euro per partecipare, si sono visti chiedere una quota di 2.300 euro (più Iva) con in aggiunta un 10% sugli incassi. C’è chi l’ha subito definito “strozzinaggio” e dopo un lungo braccio di ferro la richiesta è stata parzialmente ridimensionata a 2.000 euro, ma resta comunque un aumento pesante.

E non è tutto. Il nuovo regolamento impone un'ulteriore complicazione: chi vende food non potrà vendere bevande, e viceversa. Risultato? I visitatori dovranno fare una fila per il panino e un'altra per la birra, che sarà rigorosamente Rabel o Vecchia Europa. Una regola che agli operatori appare priva di senso pratico e che, soprattutto, cambia radicalmente la gestione del lavoro.

"La cosa che ci ha fatto più rabbia è di essere stati trattati come numeri. Oggi ci sei, domani non ci sei più. Se non ti vanno bene le regole, ciao ciao. Fuori uno, avanti un altro", racconta amareggiato uno degli espositori storici.

Tra le giustificazioni della Fondazione c'è l'estensione del periodo di vendita al giovedì e al venerdì, due giornate aggiuntive che dovrebbero compensare l'aumento del costo di partecipazione.

Ma la sensazione diffusa è che si stia tirando troppo la corda e che si vogliano favorire alcune attività rispetto ad altre.

"Si era creato un bel gruppo, un'intesa tra operatori che lavorano da anni insieme. Ora tutto viene stravolto", dicono.

A preoccupare, poi, non è solo il costo, ma anche la mancanza di trasparenza. Alcuni operatori che avevano partecipato lo scorso anno non sono stati neanche presi in considerazione e il tutto è avvenuto senza alcuna spiegazione. Chi ha chiesto chiarimenti è rimasto senza risposta.

"Ci hanno liquidato via pec..." inforca un operatore che però ancora spera.

Nessun confronto, nessuna telefonata per risolvere eventuali problemi, nessuna elasticità. Solo un silenzio che pesa più di qualsiasi tariffa.

"Il Villaggio Arancio esiste perché noi lo abbiamo fatto diventare quello che è - stigmatizzano -  Ma ora non importa più. Finché le cose non funzionano, a nessuno interessa. Ma appena iniziano a girare bene, tutti vogliono un pezzo della torta. È diventato un business".

E così, mentre le istituzioni raccontano il Villaggio Arancio come il luogo perfetto per vivere il Carnevale di Ivrea in relax, dietro le quinte si consuma il malcontento. Gli stand gastronomici rischiano di perdere lo spirito originario e chi lo ha reso ciò che è.

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