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Una storia lunga sessant'anni: il cuore spezzato della Piola del Generale

Paolo Origlia non riceve l'onorificenza degli Oditori. Sessant’anni di carnevale, tradizioni e sacrifici non bastano. "Sono stanco!"

Paolo Origlia

Paolo Origlia

"Questa sera sono triste".

Scrive sui social e non lo nasconde. È una tristezza profonda, amara, di quelle che ti stringono il cuore e ti fanno male. "Perché per un'altra volta mi sono illuso di avere un riconoscimento per il locale che con molta fatica la mia famiglia ha gestito per 60 anni! Chi mi conosce sa quanto ci tenevo ad averlo! 60 anni di storia di carnevale non sono stati riconosciuti, evidentemente ho troppe pretese! Ci sono altri che meritano più di me! Mi dispiace, ma sento che anche tutta la mia famiglia ne è coinvolta! Questo oggi mi ha dato una botta che a fatica digerisco! Per chi non lo sa, parlo dell'onorificenza degli Oditori! Sono stanco!".

 

Lui è Paolo Origlia, della Piola del Generale di via Quattro Martiri, l’antica via Palma. Un luogo che non è solo un locale, ma un pezzo di storia di Ivrea. Un’istituzione. Un punto fermo per chiunque ami il Carnevale e la sua tradizione più autentica. Lui, quella suprema insegna dell’Ordine degli Oditori e Intendenti Generali delle Milizie e Genti da Guerra del Canavese, la voleva più di ogni altra cosa. E invece no. Anche quest’anno non gli è stata riconosciuta.

Le onorificenze andranno altrove – non è un segreto – al giornalista Franco Farné, a Elena Cortona, all’ex sindaco Carlo Della Pepa e al Circolo Ufficiali, che, ironia della sorte, per 30 anni si è riunito proprio alla Piola. Eppure, se c’è un luogo che ha incarnato lo spirito del Carnevale, quel luogo è proprio la Piola del Generale. Sessant’anni di storia, sessant’anni di vita, sessant’anni di carnevale.

Tutto comincia il 23 settembre del 1963 quando una Fiat 600 si ferma davanti a un bar. Scendono un uomo, una donna e due ragazzini: Felice e Norma Origlia, con i figli Bruno e Paolo. Acquistarono il locale che, nel giro di pochi anni, divenne il cuore pulsante del Carnevale eporediese.

Qui si riunivano gli Scacchi, gli Armigeri, le Vivandiere, i Portabandiera (che poi sarebbero diventati la Scorta d’Onore e gli Alfieri). Qui, nel 1964, nasce la Fagiolata di via Palma, un’idea di Felice e Norma, portata avanti con passione e orgoglio per decenni.

E Paolo racconta com’è andata quella sera d’inverno del 1964 quando, in una piccola cucina sul retro, una donna sta preparando un pentolone di fagioli grassi e un bambino sta giocando con i soldatini. A un certo punto entra un uomo in divisa. Il bimbo lo guarda a occhi spalancati: è il Generale.

"Quel giorno – racconta Paolo – nasce il Comitato dei Festeggiamenti di via Palma. Fu tutto spontaneo. Mio padre, mia madre, mio fratello Vincenzo, Giacomo Cavallo, Riccardo Diane, Carlo Mossotti, Ferruccio Dellostritto e tanti altri."

Per 30 anni gli Scacchi sono stati i vicini della Piola. "Quante giornate di allegria abbiamo passato insieme!" racconta Paolo. Poi, nel 2000, la Piola è diventata ristorante.

E poi le mega bibite, le birre, la spuma, i gelati Sanson, i vini Dezzani.

"Quanti ettolitri di vino mi ha portato Bruna Carlo! Mi ha aiutato nei momenti più difficili. E come posso dimenticare gli anni ’80 e ’90? La squadra di calcio Estudiantes, che per anni ha avuto la sede da me! Le partite della Nazionale viste su un televisore scassato, fino alla vittoria del Mondiale del 2006!".

Paolo Origlia

Nel frattempo, la via cambiava: nuovi negozi aprivano, altri chiudevano.

"Ricordo Giorgio Fiori, raffinato venditore di fiori, il ristorante Cerere di Massimo, la tisaneria di Luisa, il calzolaio Toni, l’antiquario Mazzola, lo Spritz di Andrea e Cristina, e poi la Gusteria… Poi, i clienti. Il poeta con le sue strampalate poesie, Marco Giavun, Giulio lo Svizzero, i fratelli Ghiotto, la Cinta con il grembiule nero. È stata dura all’inizio, ma ora collaboriamo!"

Nonostante tutto, Paolo ha portato avanti il sogno della sua famiglia, aggiungendo qualcosa di suo. E oggi, a più di sessant’anni da quel giorno del 1963, si guarda indietro e sa di aver scritto una pagina indelebile della storia di Ivrea.

"Ho cercato negli ultimi 40 anni di portare avanti le idee di mio padre e mia madre, aggiungendo qualcosa, ma mantenendo lo spirito che mio padre aveva creato."

Eppure, il riconoscimento tanto atteso non è arrivato. Nonostante tutto quello che la Piola ha rappresentato e rappresenta.

"Forse ho troppe pretese", dice con amarezza. Forse sì, forse no. Ma se c’è una cosa certa, è che la Piola del Generale non ha bisogno di un'onorificenza per essere ricordata.

È già leggenda.

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