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Questionario sul verde o presa per i fondelli?

Settimo Torinese lancia un questionario ambientale, ma le domande sembrano già avere la risposta incorporata: meno spese, più erbacce e il solito dubbio su dove finiscano i soldi pubblici

Elena Piastra

Elena Piastra

E' primavera, presto arriverà l'estate e, memori delle polemiche dello scorso anno, il Comune di Settimo Torinese ha deciso di chiedere ai cittadini cosa ne pensano dell’ambiente, del verde pubblico e della gestione dei rifiuti.

Un gesto lodevole, se non fosse che il questionario sembra scritto con l’unico scopo di ottenere la risposta giusta, quella che si vuole sentire: ovvero che tutto va bene "madama la sindaca Piastra", l’erba alta nei prati è un inno alla biodiversità, gli alberi che muoiono è colpa di madre natura e i soldi pubblici è meglio investirli da qualche altra parte piuttosto che nella manutenzione del territorio.

Lo chiamano: ascolto partecipato. Partecipato da chi? Boh!. La domanda è: Meglio spendere soldi per tagliare l’erba o lasciarla crescere per il bene dell’ambiente?

Demagogia allo stato puro o, se si preferisce, abnorme "presa per i fondelli". Perchè è evidente che di fronte ad una domanda del genere il cittadino, colto dal senso di colpa per non essere abbastanza green, si convince che il prato trasformato in una giungla urbana sia una scelta illuminata e non il frutto di una gestione discutibile, per non dire scandalosa e imbarazzante, del verde pubblico.

Nel comunicato ufficiale, l’Amministrazione si premura di spiegare che l’iniziativa rientra in un percorso di sostenibilità ispirato (scusate se è poco) all’Agenda 2030 dell’ONU, ma ci ritorneremo...

Un piano lungimirante, che però sembra dimenticare che a Settimo Torinese l’appalto per il verde pubblico costa più di 800 mila euro all’anno e per quella cifra, ci si aspetterebbero aiuole "svizzere" e prati tagliati a forbice, non distese di erbacce.

Tant'è! Con un’abile operazione comunicativa, il Comune ci invita a credere che le risorse siano sempre meno, che la manutenzione sia un lusso e che il verde "incontaminato" sia un valore aggiunto.

L’obiettivo dichiarato è raccogliere il parere dei settimesi, ma viene da chiedersi se non si tratti piuttosto di un modo per giustificare scelte "sbagliate" già prese.

Chissà perché questa logica non si applica anche alle consulenze e alla pubblicità istituzionale (chiedere a Fondazione), che continuano a fioccare con generosità.

 

Il punto è un altro. Se si domanda ai cittadini se vogliono che la città sia più sostenibile, la risposta sarà ovviamente sì. Ma se si chiedesse loro se preferiscono un marciapiede libero dalle sterpaglie o un tratto di strada che sembra uscito da un documentario sulla savana, forse la risposta cambierebbe.

Alla fine, l’iniziativa avrà il suo successo: il Comune raccoglierà le risposte "giuste", potrà dire che i cittadini hanno scelto e proseguirà sulla sua strada.

E il prato incolto dietro casa vostra? Quello resterà lì, a ricordarvi che la natura è sacra, purché serva a giustificare spese in altro. 

Nel frattempo, chi vuole un prato curato può sempre armarsi di falce e sperare di non violare qualche regolamento ambientale.

In tutti i casi dell'erba di Settimo davvero “non se ne può più”… 

Non se ne può più di veder l’erba crescere indisturbata . Non se ne può più di sentir parlare di decisioni sullo “sfalcio ridotto” o di nuovi fantasiosissimi metodi di taglio per creare un habitat favorevole agli insetti impollinatori (Alessandro Raso docet). 

Un film che si ripete. E viene in mente un gran bel po’ di cabaret con l’ex assessore Giancarlo Brino, quello dell’erba alta massimo 30 centimetri. Qualcuno se lo ricorda? Solo che in allora nessuno s’era messo ad accampare giustificazioni pseudo ambientaliste o da militante del WWF. 

Per la cronaca, ma non solo per quella, la gara indetta nel 2024 da Patrimonio con una base d’asta di 1.011.000 euro era stata assegnata all’unica impresa che aveva partecipato con un ribasso del 20% per 814.000 euro più iva.

Una sola azienda con il campo libero semplicemente perchè in base alle regole date nell’assegnazione dell’appalto si sarebbero favorite le aziende con lavoratori inseriti in categorie svantaggiate.

E valle a trovare aziende che fan manutenzioni con queste caratteristiche. Nessuno scandalo, almeno per ora. Alla fine della fiera, in tutta Italia, si scrivono appalti che sembrano cuciti addosso alle aziende come degli abiti su misura.

Cosa bisognerebbe far leggere ai cittadini (altro che questionario)? I tanti rapporti di Legambiente.  Nel settembre del 2024 si era concentrata su due parchi. Nella zona adiacente al palazzo della Polizia, quella che dovrebbe rappresentare un'oasi urbana, la situazione era a dir poco desolante. Dei 640 alberi censiti nel 2023, ne erano rimasti 369. E di questi, solo 199 ancora vivi.

Gli altri? Persi per strada, letteralmente. Piantati, morti e dimenticati. S'aggiungeva l’immondizia dell'anno precedente che era ancora lì, come un monumento all’incuria.

Così si lotta contro il cambiamento climatico? O c'è una vera e propria strategia per far sparire il verde e non doverlo curare?

Erba alta!!!

Legambiente si era concentra anche sul Parco Castelverde. Anche qui la "selezione naturale" aveva fatto il suo corso: delle 49 nuove piantumazioni, 21 erano già morte. Certo, qualche albero morto era stato rimosso, ma non sostituito.

E poi ancora... Tagliare l’erba attorno alle panchine? Un optional! E la ciclabile? Un disastro! E la rampa che collega il parco all'Oasi della Speranza? Un dilemma! Più che parchi dei "cimiteri".

Insomma il rapporto di Legambiente non lasciava dubbi: un disastro ambientale in piena regola firmato "Elena Piastra"! 

E di fronte a tuto questo sono due le alternativa della sindaca: o mettersi a piangere o vergognarsi.

Se lo ricorda ancora che è sindaca di un'Amministrazione comunale che in tutti questi anni ce li ha letteralmente facassati parlando di sensibilizzazione ambientale, di piani di sostenibilità e di lotta al cambiamento climatico.

Ce l'ha qualcosa da dire oppure no, su una realtà che a quanto pare supera largamente ogni immaginazione....

La verità, nient'altro che la verità, è che su questo fronte a Settimo Torinese, aldilà delle chiacchiere per le quali la sindaca potrebbe aggiudicarsi un “Guinness world” si sta facendo poco, molto poco, per non dire niente. Solo fuffa! Tanta fuffa...

Dalla "selezione naturale" all’abbandono totale, fatto di pigrizia e disinteresse, tanto per tirare a campare.

Finita qui? No! C'è l'Agenda 2030 delle Nazioni. Che cosa dice? Aldilà di quel che vuole far credere Piastra con i suoi "racconti non raccontati" affronta il tema del verde pubblico principalmente nell'Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 11, che mira a "Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili". Uno dei traguardi specifici di questo obiettivo è: "Entro il 2030, fornire l'accesso universale a spazi verdi e pubblici sicuri, inclusivi e accessibili, in particolare per donne e bambini, anziani e persone con disabilità.".

Questo traguardo non significa far crescere l'erba alta 3 metri ma garantire che tutti gli individui, indipendentemente dalle loro caratteristiche demografiche o abilità, abbiano accesso a spazi verdi e aree pubbliche di qualità nelle aree urbane. 

S'aggiunge, l'Obiettivo 15 dell'Agenda 2030, intitolato "Proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell'ecosistema terrestre" e in cui si enfatizza la necessità di salvaguardare e ripristinare gli ecosistemi terrestri, inclusi quelli presenti nelle aree urbane, promuovendo una gestione sostenibile delle risorse naturali.

Ma questo secondo obiettivo non è per i parchi pubblici è per i boschi, è per le riserve naturali, è per quel che vive e cresce spontaneamente che è da tutelare. 

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