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13 Gennaio 2025 - 17:49
Elena Piastra e Giorgio Zigiotto
Settimo Torinese non smette mai di stupire. Se pensavate che il turismo qui si limitasse al Festival dell’Innovazione di Dario Netto, preparatevi a scoprire Via Emanuele Gianturco, una vera attrazione per gli amanti del degrado urbano.
E non è uno scherzo. Basta farci quattro passi: erba alta, sterpaglie, alberi cresciuti dove meno te li aspetti. Il luogo ideale per chi vuole sentirsi come dentro a un documentario di National Geographic senza muoversi dal Piemonte.
A segnalare questo “schifo” c’è un’interpellanza vecchia come il cucco, indirizzata alla sindaca Elena Piastra e all’assessore Alessandro Raso. Risale, pensate un po’, all’agosto del 2024. È del consigliere comunale Giorgio Carlo Zigiotto.
Zigiotto elencava una serie di problemi che, anche solo a leggerli, lasciavano attoniti, increduli, sbigottiti, senza parole...
“I marciapiedi sono impraticabili in quanto l’erba alta e le sterpaglie ne impediscono l'utilizzo. Per questo motivo i pedoni sono obbligati a scendere sulla carreggiata adibita alle auto, mettendo a rischio la loro incolumità.”
Non contenta, la vegetazione si era accanita anche sulla fermata del bus "Ferrovie del Gargano", “sommersa dall'erba alta e dalla sporcizia, costringendo le persone ad attendere l’autobus in strada, senza nemmeno una panchina su cui sedersi.”
Zigiotto raccontava anche di “un albero spontaneo che, durante l’ultimo temporale, era crollato proprio sull’unico posto auto riservato ai disabili.”
Morale? È cambiato qualcosa? Nulla. Niente di niente. Ah sì, l’albero è stato rimosso. Peccato che, nel frattempo, ne sia caduto un altro. Seprem lì, a prendersi gioco di quella chiacchierona di Piastra (che parla un sacco e non conclude nulla), a fare "marameo!", a ricordarle che il tempo passa, ma il degrado non si sposta con un post su Facebook. Ci vuole altro. Molto di più ...
Diciamo che, se fosse un’opera d’arte, sarebbe sicuramente un’installazione contemporanea chiamata “La resa dell’uomo alla natura.”
La tragedia, non proprio greca ma quasi, è che il primo sollecito di Zigiotto risale addirittura a tre anni fa.
La risposta dell’assessore Raso? Degna di una stand-up comedy: “Ha ragione, sono tre anni che chiedo anch’io un intervento.”
Parole che suonano come un’ammissione di impotenza più che una presa di responsabilità. E delle due, l’una: o non è in grado di fare l’assessore o non si vergogna di quel che dice. Nel frattempo, a Gianturco, la situazione si è evoluta. Letteralmente.
“Molti alberi spontanei sono cresciuti su pavimentazioni di autobloccanti e solo con la fantasia si riesce a immaginare quanto siano stabili,” sottolinea Zigiotto.
Dimenticavamo! Per aggiungere il tocco grottesco, il Comune ha pensato bene di installare un cartello che segnala la presenza di telecamere. Perché sì, chiunque violi le regole della savana urbana di Via Gianturco deve essere registrato. Che poi, a dirla tutta, l’unica cosa che le telecamere riescono a vedere sono sterpaglie, alberi in crescita e qualche animale della foresta.
Tornando alla fermata del bus "Ferrovie del Gargano". A chi arriva qui, offre un biglietto da visita che più eloquente non si può: Benvenuti a Settimo Torinese ma non in quel "pezzo" di città che tutto il mondo ci invidia, o in quella città dell'isola che non c'è ma c'è nella testa e nei post di Piastra, nelle sue visioni, nei suoi sogni, nei suoi racconti. Quella, per l'appunto, non c'è. O meglio c'è ma è sull'isola...
E quindi? Evviva le sterpaglie, i parcheggi inutilizzabili e la vegetazione che cresce a casaccio, automobili parcheggiate ovunque e marciapiedi inaccessibili. Alè, alè, alè...
“La mancata manutenzione crea un caos tale da rendere difficoltoso perfino lo stallo degli autobus,” si leggeva nell’interrogazione. Consoliamoci: non è cambiato un fico secco! E tuti in coro: "Campa cavallo che l'erba cresce...".
Insomma, Via Gianturco, perfetto esempio di una città alla deriva. Talmente alla deriva che il povero Giovanni Ossola, beneamato sindaco si starà rivoltando nella tomba. Lui sì che alle manutenzioni ci credeva davvero.
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