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660 nuovi alberi? A Settimo li piantano e poi li lasciano morire?

Annunci trionfali della sindaca Elena Piastra sull’area Cantababbio, ma il ricordo del Parco Berlinguer fa temere l’ennesimo spreco: senza irrigazione, sarà tutto vano

Elena Piastra

Elena Piastra

La sindaca Elena Piastra torna alla ribalta con un post sui social che trasuda entusiasmo: l’area Cantababbio, 92.000 metri quadrati di territorio lungo la sponda nord del Po, sarà oggetto di una trasformazione epocale.

Grazie a un finanziamento di 3,2 milioni di euro del PNRR, in collaborazione con ARPA, Regione Piemonte e AiPO, si procederà alla bonifica del suolo, alla demolizione di alcuni edifici dell’ex cava Pedrale e alla piantumazione di 660 alberi, oltre a siepi e arbusti.

Il tutto sarà completato nel 2025, con tanto di barriere lungo le sponde del Po e strade bianche per pedoni e ciclisti.

Una notizia meravigliosa, almeno sulla carta.

Peccato che a Settimo Torinese ci siano precedenti che lasciano un po’ di amaro in bocca. Basta fare un salto al Parco Berlinguer, dove gli alberi piantati in passato, tra selfie e tagli di nastro, sono seccati uno dopo l’altro, vittime della mancanza di irrigazione e di una gestione a dir poco superficiale.

Si potrebbe dire che a Settimo il problema non è piantare gli alberi, ma mantenerli vivi. E questo non sembra essere cambiato.

Il progetto di Cantababbio, con i suoi toni trionfali e le parole piene di speranza, appare come l’ennesimo esempio di un’amministrazione che punta molto sull’immagine e poco sulla sostanza. Si investono milioni di euro per ampliare le zone verdi, ma poi non si stanziano fondi né si organizza un piano concreto per la loro manutenzione.

Non sarebbe più sensato concentrare le risorse sul miglioramento e la cura delle aree verdi esistenti, invece di crearne di nuove destinate al degrado?

E mentre la sindaca annuncia che la zona tornerà “a disposizione dei cittadini”, molti si chiedono cosa significhi davvero questa frase. Una pista ciclopedonale e qualche arbusto basteranno a rendere fruibile un’area che, senza una gestione adeguata, rischia di trasformarsi nell’ennesimo spazio dimenticato e tanta, tantissima erba alta? I cittadini hanno già visto troppe promesse simili dissolversi nel nulla.

Insomma, i 660 nuovi alberi dell’area Cantababbio sono un annuncio che fa effetto, ma non possiamo fare a meno di chiederci: chi si prenderà cura di loro o di questo "pezzo di città"?

Saranno forse abbandonati al loro destino come quelli del Parco Berlinguer? O stavolta si troverà una soluzione che non si limiti al solito hashtag #SettimoGreen? Ai posteri, e alle piogge, l’ardua sentenza.

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