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Torino saluta i suoi figli: 20.000 laureati in fuga, capitale umano in declino

Torino perde talenti: medici, ingegneri e specialisti IT scelgono l'estero per migliori opportunità e salari

Torino saluta i suoi figli

Torino saluta i suoi figli: 20.000 laureati in fuga, capitale umano in declino

Un tempo simbolo di innovazione e opportunità, Torino si trova oggi a dover affrontare una sfida che mina il suo stesso futuro: la fuga dei giovani laureati. Negli ultimi dieci anni, circa 20.000 giovani torinesi hanno lasciato la città per trasferirsi all’estero, attratti da prospettive di carriera più promettenti e salari migliori. Francia, Germania, Svizzera e Stati Uniti sono alcune delle mete preferite, mentre Torino fatica a mantenere il proprio capitale umano.

Secondo i dati ISTAT, nel solo 2023 7.000 torinesi hanno cambiato residenza trasferendosi all’estero, di cui oltre 2.700 erano giovani laureati. Un dato record che supera le medie degli anni precedenti e sottolinea una tendenza che appare difficile da invertire. Dal 2013, su 80.000 trasferimenti all’estero, 20.000 sono stati giovani laureati, certificando un saldo negativo che Torino non può più ignorare.

Cervelli in fuga

Le cause della fuga: retribuzioni e opportunità

Le ragioni di questa emorragia sono molteplici, ma tra le principali ci sono le basse retribuzioni e le scarse prospettive di carriera. Come sottolineato da Marco Gilli, presidente della Compagnia di San Paolo, il problema è duplice: non solo i giovani lasciano Torino per opportunità migliori, ma il numero di laureati in città rimane al di sotto della media OCSE, con un tasso del 30% contro il 40%. Questo deficit formativo si somma alle difficoltà di una città che fatica a confrontarsi con uno scenario globale in rapido cambiamento.

Tra le soluzioni proposte emerge la necessità di combattere la dispersione scolastica e di incrementare il numero di laureati. Inoltre, Torino deve puntare su politiche che attraggano investimenti di alto livello, seguendo modelli come quello degli atenei milanesi, che lavorano per attrarre studenti e docenti internazionali. Anna Maria Poggi, presidente di Fondazione CRT, ha sottolineato l’importanza di distinguere tra mobilità e attrattività.

Secondo Fabrizio Buontempo, presidente dei giovani commercialisti, il cambiamento deve essere anche culturale. Per farlo, servono politiche che incoraggino il ritorno dei cervelli, attraverso agevolazioni fiscali e progetti che valorizzino il capitale umano locale.

Con i suoi 100.000 studenti, Torino ha tutte le carte in regola per diventare una "città della conoscenza". Tuttavia, come sottolineato da Filippo Molinari, vice rettore del Politecnico di Torino, è fondamentale che la città sappia valorizzare il talento che forma.

Il fenomeno della fuga dei cervelli rappresenta una delle sfide più urgenti per Torino. La città ha il potenziale per invertire questa tendenza, ma servirà uno sforzo congiunto da parte di istituzioni, imprese e società civile. Solo attraverso un piano strategico e ambizioso Torino potrà trattenere i suoi giovani talenti e diventare un polo di attrazione per le nuove generazioni. Perché il futuro di Torino dipende da chi decide di restare e da chi sceglie di tornarci.

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