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Settimo Torinese dichiara guerra ad Askatasuna... Forse... “Basta violenza, sgomberateli”

Il consiglio comunale di Settimo Torinese discuterà la mozione di Fratelli d’Italia contro il centro sociale torinese: accuse di violenza, infiltrazioni e occupazione abusiva da quasi trent’anni

Il sindaco di Torino Stefano Lo Russo e la sindaca di Settimo Torinese Elena Piastra

Il sindaco di Torino Stefano Lo Russo e la sindaca di Settimo Torinese Elena Piastra

Askatasuna al centro del dibattito politico, questa volta a Settimo Torinese, dove il gruppo consiliare di Fratelli d’Italia ha presentato un ordine del giorno che punta dritto il dito contro il noto centro sociale torinese.

Con toni duri e dichiarazioni inequivocabili, i consiglieri Vincenzo Andrea Maiolino, Francesco D’Ambrosio e Giorgio Carlo Zigiotto non risparmiano accuse e chiedono che si ponga fine a quello che definiscono un "pericolo per la sicurezza pubblica".

"Il Centro sociale Askatasuna occupa abusivamente, dal 1996, l'immobile di proprietà del Comune di Torino sito in Corso Regina Margherita 47", si legge nella mozione, che già dall’incipit non lascia spazio a interpretazioni. I firmatari elencano una serie di episodi che, secondo loro, non solo giustificherebbero uno sgombero immediato, ma rappresenterebbero un chiaro esempio di connivenza tra illegalità e tolleranza istituzionale.

Tra i punti più gravi citati nel documento, spicca la richiesta di risarcimento di 6,8 milioni di euro avanzata dalla Presidenza del Consiglio, dal Ministero della Difesa e dal Ministero dell’Interno. "I danni causati a beni pubblici e privati da Askatasuna, i tanti agenti feriti nelle manifestazioni violente e gli attacchi verso chi espone politicamente idee diverse non possono ritenersi episodi casuali", ribadiscono i consiglieri.

Non mancano riferimenti a episodi recenti, come il lancio di bombe carta contro caserme e questure durante la manifestazione per Ramy Elgaml, o le infiltrazioni in cortei pacifici trasformatisi in scontri violenti. "Sempre nel Capoluogo Piemontese, nel novembre 2024, durante una manifestazione contro il Governo Meloni, sarebbero stati identificati, infiltrati tra i manifestanti, diversi componenti di Askatasuna coinvolti in scontri violenti contro la Polizia, protagonisti del lancio di ordigni esplosivi verso la Prefettura di Piazza Castello".

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Enzo Maiolino e Giorgio Zigiotto dei Fratelli d'Italia

Il centro sociale, accusano i firmatari, non si limita a manifestazioni di piazza. Sono menzionati attacchi diretti contro Fratelli d’Italia, come quelli avvenuti in Piazza Santa Giulia e in Corso Racconigi, dove i gazebo del partito sono stati presi di mira con sputi, spintoni e insulti. "Questi episodi dimostrano un chiaro disprezzo per la libertà di espressione, un principio fondamentale in democrazia".

A rendere la questione ancora più incandescente è la scelta del Comune di Torino di avviare un progetto di coprogettazione per regolarizzare l’uso dello spazio occupato da Askatasuna. "Desta molta preoccupazione la modalità di infiltrazione degli attivisti del centro sociale all'interno di manifestazioni altrimenti pacifiche cui prendono parte giovani e donne", aggiungono i consiglieri, sottolineando come questo processo rischi di legittimare un comportamento che definiscono "antidemocratico e violento".

L’ordine del giorno chiede al Sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, di interrompere ogni dialogo con il collettivo, etichettato come "connivente con azioni violente e lesive", e al Prefetto di procedere immediatamente con lo sgombero dell’immobile per ragioni di pubblica sicurezza. La richiesta si estende anche al Sindaco di Settimo Torinese, Elena Piastra, affinché trasmetta il documento al Presidente della Regione Piemonte, al Ministero degli Interni e alle autorità competenti.

Il dibattito che si prospetta in consiglio comunale promette scintille, con il documento che si fa portatore di un messaggio chiaro: "Le Istituzioni hanno il dovere di tutelare e difendere la pubblica sicurezza, la difesa della libertà di espressione e il rispetto delle Norme e Leggi vigenti nel nostro Paese".

Se approvata, la mozione sarà non solo un atto politico forte, ma un segnale alla città di Torino e, forse, un nuovo capitolo nella battaglia contro il centro sociale più discusso del Piemonte.

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