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5.000 euro per chiacchiere e semiotica: Borgo Nuovo può aspettare

Fratelli d’Italia accusa la giunta Piastra di ignorare le università torinesi e i veri bisogni del quartiere, tra promesse e consulenze costose

Enzo Maiolino e Elena Piastra

Enzo Maiolino e Elena Piastra

A Settimo Torinese c’è sempre qualcosa di nuovo da esplorare, ma stavolta la vera scoperta riguarda la capacità dell’amministrazione comunale, guidata dalla "visionaria" Elena Piastra, di spendere fondi pubblici per affidare un progetto di ricerca a una realtà bolognese, la APS Academy Fare Ricerca, per analizzare il quartiere Borgo Nuovo.

Costo dell’operazione? 5.000 euro più IVA, una cifra che sembra più appropriata per alimentare il curriculum di esperti esterni che per risolvere i problemi quotidiani dei cittadini.

Il progetto, pomposamente intitolato "Esplorare Borgo Nuovo - percorsi etno-comunicativi per un quartiere in trasformazione", sulla carta ha l’obiettivo di analizzare "visioni, percezioni e narrazioni" legate alla rigenerazione urbana.

Insomma, "visionaria lei, visionari tutti..." e tante, tante "chiacchiere".

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Ma cosa significa davvero? I cittadini di Borgo Nuovo non chiedono di essere oggetto di studio da parte di antropologi e semiologi, bensì interventi concreti per affrontare i problemi che vivono ogni giorno.

Strade dissestate, spazi pubblici lasciati al degrado, tensioni sociali e una generale sensazione di abbandono: questo è il panorama reale del quartiere, che però non sembra rientrare nelle priorità della giunta.

La questione verrà sollevata al prossimo consiglio comunale da Fratelli d’Italia, con un’interpellanza firmata dai consiglieri Enzo Maiolino, Francesco D'Ambrosio e Giorgio Carlo Zigiotto, che non hanno risparmiato critiche all’amministrazione.

"Ci chiediamo in quale sede o con quale modalità l’Amministrazione abbia richiesto la presentazione del preventivo alla APS Academy Fare Ricerca", scrivono, sottolineando come il progetto sembri più un esercizio accademico che una reale risposta ai bisogni del territorio.

La domanda, legittima, riguarda anche la scelta di ignorare le università torinesi, che avrebbero potuto fornire competenze simili senza costringere Settimo Torinese a guardare a Bologna e Ferrara per trovare "esperti" in grado di analizzare il territorio.

La ricerca, che si concluderà a giugno 2025, prevede la partecipazione di due professionisti: Paola Donatiello, semiologa, e Giuseppe Mazzarino, antropologo. Con un impegno di tre-cinque ore settimanali, dovrebbero essere in grado di disegnare un quadro completo delle "reti sociali" e dei "punti di conflitto" di Borgo Nuovo, coinvolgendo anche studenti dell’Università di Bologna.

Ma cosa ne sarà di queste analisi?

Qui entra in gioco la cosiddetta Fase 2, un progetto opzionale che potrebbe includere workshop, mostre e tavoli tematici.

Peccato che il costo di questa fase sia ancora un mistero, come sottolinea Maiolino: "Vogliamo sapere se si ha una stima dei costi della Fase 2, che a oggi rimangono del tutto indefiniti."

L'impressione è che per l'ennesima volta la rigenerazione urbana, parola tanto cara alla politica, si tradurrà in iniziative di facciata.

Chiaro a tutti che Borgo Nuovo non ha bisogno di analisi semiotiche, ma di interventi che migliorino concretamente la qualità della vita.

"La priorità dovrebbe essere migliorare concretamente il quartiere, non investire fondi pubblici in consulenze esterne che ignorano le realtà locali", sottolinea Maiolino, chiedendo all’amministrazione perché non si sia pensato di coinvolgere le università torinesi in un progetto che, almeno a parole, dovrebbe promuovere una maggiore consapevolezza socio-culturale.

E mentre la giunta Piastra si perde in filosofie urbane che servono più a riempire documenti ufficiali che a risolvere problemi reali, tutti gli altri attendono "risposte".

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