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08 Gennaio 2025 - 23:24
Massimiliano De Stefano e Gabriella Colosso
Un protocollo d’intesa per la tutela dei lavoratori negli appalti pubblici. Un titolo che sembra promettere rivoluzioni, ma che, alla prova dei fatti, si riduce all’ennesimo esercizio di stile. Firmato lo scorso dicembre dal sindaco Matteo Chiantore e dall'assessora Gabriella Colosso con Cgil, Cisl e Uil, il protocollo è stato accompagnato dai soliti proclami trionfalistici dell’Amministrazione comunale.
“Il Comune - si legge in un comunicato stampa - conferma il proprio impegno per garantire trasparenza, sicurezza e rispetto dei diritti dei lavoratori negli appalti pubblici.”
Parole che suonano familiari, quasi retoriche. Nella pratica, il documento si limita a ribadire principi generici come l’applicazione delle clausole sociali per il lavoro stabile, il rispetto dei contratti nazionali e il monitoraggio del subappalto. Una base che dovrebbe essere scontata, ma che viene sbandierata come un grande risultato.
Può bastare?
“No! Non può bastare” - commenta battendo i pugni sul tavolo il consigliere comunale Massimiliano De Stefano - Questa è una presa in giro bella e buona.”
De Stefano, capogruppo della lista Azione Italia Viva, nell’aprile dello scorso anno aveva lanciato il guanto di sfida all’amministrazione comunale con una mozione sul salario minimo di 9 euro l’ora, in cui si richiedeva peraltro anche di promuovere la raccolta firme promossa sul sito www.salariominimosubito.it, con tanto di pubblicazione del link sul sito istituzionale del Comune.
Tutti d’accordo, tranne i due consiglieri di Fratelli d’Italia, Andrea Cantoni e Gabriele Garino, a cui si era aggiunto Paolo Noascone.
De Stefano chiedeva al sindaco e alla Giunta di approvare una delibera per impegnare l'Amministrazione Comunale a indicare, in tutte le procedure di gara e in coerenza con quanto previsto dal Codice degli Appalti, che “al personale impiegato nei lavori, servizi e forniture sia applicato il contratto collettivo maggiormente attinente all’attività svolta, stipulato dalle organizzazioni datoriali e sindacali comparativamente più rappresentative, salvo restando i trattamenti di miglior favore”.
Inoltre, proponeva di verificare che i contratti indicati nelle procedure di gara prevedessero un trattamento economico minimo inderogabile pari a 9 euro l’ora che era poi quello che in Parlamento da tempo chiede non solo “Azione di Calenda” ma anche il Partito Democratico e chissà che cosa dirà Elly Schlein quando leggerà tutto questo...
Si aggiungeva (s’intente nella mozione) che qualora gli operatori economici avessero dichiarato, in sede di offerta, l’applicazione di un contratto collettivo differente, il Comune avrebbe dovuto verificare che tale contratto garantisse le stesse tutele di quello indicato dalla stazione appaltante.
Infine di effettuare una ricognizione di tutti i contratti in essere stipulati dal 2022, verificando le condizioni applicate sia dal punto di vista economico che normativo, e di redigere un report ogni sei mesi. Era prevista anche l’organizzazione di incontri con le organizzazioni sindacali per verificare che tutti i contratti in essere prevedessero un trattamento economico minimo di 9 euro l’ora.
A tratti, una missione impossibile, ma la mozione era stata approvata a larga maggioranza.
Facile a dirsi, complicato da mettere in pratica. Infatti, a quanto pare, nel protocollo d’intesa non c’è nulla di tutto questo.
“Lo ha fatto il Comune di Firenze - ricordava De Stefano - con la delibera n. 97 del 19 marzo 2024. Sarebbe stato un modo, l’unico, per non farci dire che parliamo bene ma razzoliamo male. Dobbiamo intervenire strutturalmente per avviare un grande processo di modernizzazione del sistema lavorativo.”
De Stefano non risparmia critiche nemmeno all’assessora con delega al lavoro Gabriella Colosso.
“Da una persona con la sua sensibilità un protocollo così scontato e incompleto non me lo sarei mai aspettato. Spero si ravveda! Ricordo l’impegno che si era preso durante quel consiglio comunale…”.
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