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Mucche elettriche: le stalle del Canavese potrebbero illuminare 100mila famiglie

Con 242mila capi bovini distribuiti in 3.000 aziende agricole, la provincia di Torino potrebbe produrre ogni anno 66mila metri cubi di biogas e 400mila metri cubi di biometano

mucche elettriche

Le stalle potrebbero essere la svolta nella produzione di energia alternativa

Risparmiare in bolletta? Ecco come farlo utilizzando le stalle.

Gli allevamenti animali rappresentano una miniera d’oro energetica ancora in gran parte inesplorata. Secondo stime recenti, questi impianti potrebbero garantire gas metano, biometano e energia elettrica sufficienti per oltre 100mila famiglie, coprendo il 4,5% del fabbisogno energetico torinese. Un dato che non solo dimostra l’importanza delle energie rinnovabili, ma lancia un messaggio chiaro: il futuro sostenibile potrebbe partire dalle nostre stalle.

Con 242mila capi bovini distribuiti in 3.000 aziende agricole, la provincia di Torino potrebbe produrre ogni anno 66mila metri cubi di biogas e 400mila metri cubi di biometano. A questo si aggiunge l’energia elettrica generata dai 259 MW di pannelli fotovoltaici installabili sui tetti delle aziende agricole, capace di soddisfare un ulteriore 2% del fabbisogno elettrico torinese.

Secondo Bruno Mecca Cici, presidente di Coldiretti Torino, “il metano prodotto dagli allevamenti è una risorsa fondamentale per ridurre la dipendenza dal gas fossile importato, un problema economico che pesa sempre più sulle famiglie e le imprese locali.”

La produzione di biogas e biometano rappresenta una delle innovazioni più promettenti del settore zootecnico. Attraverso il recupero delle deiezioni animali, è possibile produrre un combustibile rinnovabile e versatile. Ad esempio, il biometano è utilizzato come carburante per autotrazione: il Gruppo Maganetti di Tirano, per la sua flotta di tir, si affida al biometano prodotto dalla Cooperativa Speranza di Candiolo, che fornisce anche calore tramite teleriscaldamento all’Istituto per la ricerca contro il cancro.

Non meno importante è il “digestato”, il residuo del processo di produzione energetica, che diventa un fertilizzante naturale. In un periodo storico in cui i fertilizzanti chimici sono sempre più costosi e difficili da reperire, questa risorsa può rappresentare una svolta per l’agricoltura locale.

Oltre al biogas, il fotovoltaico si dimostra una soluzione cruciale per le aziende zootecniche. Sfruttando i tetti dei fabbricati agricoli, si potrebbero produrre 623 GWh di energia elettrica, soddisfacendo quasi l’intero fabbisogno delle attività agricole del territorio (94%).

Questa sinergia tra agricoltura e tecnologia permette di trasformare un settore tradizionale in un pilastro dell’energia sostenibile, contribuendo alla riduzione delle emissioni e migliorando la qualità dell’aria.

Nonostante il potenziale, le aziende zootecniche incontrano numerosi ostacoli. La burocrazia e i tempi lunghi per gli allacciamenti alle reti energetiche rappresentano un freno alla transizione energetica. Inoltre, mancano incentivi adeguati da parte delle politiche regionali e nazionali per sostenere questi progetti innovativi.

“Le nostre aziende hanno tutte le carte in regola per essere protagoniste della transizione ecologica – sottolinea Mecca Cici – ma serve un impegno concreto per abbattere le barriere burocratiche e garantire tempi certi per il pagamento dell’energia immessa in rete.”

Le energie rinnovabili, tra cui il biogas, il biometano e il fotovoltaico, rappresentano la chiave per un approvvigionamento energetico più autonomo e sostenibile. Investire in queste tecnologie significa non solo ridurre la dipendenza dai combustibili fossili, ma anche creare un modello agricolo e zootecnico più resiliente e integrato con il territorio.

La provincia di Torino potrebbe diventare un esempio virtuoso per l’intero Paese, dimostrando che il cambiamento non passa solo dalle grandi industrie, ma anche dalle realtà locali pronte a scommettere sul futuro.

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