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31 Dicembre 2024 - 10:52
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Dopo 25 anni di supplenze, con contratti a termine che sembravano infiniti, un insegnante di religione cattolica ha finalmente ottenuto giustizia: un risarcimento record di 73.711,44 euro, sancito da una sentenza che condanna il Ministero dell’Istruzione e del Merito per abuso di precariato. La decisione, emanata dal Tribunale del Lavoro di Torino, rappresenta un importante precedente nella lotta per i diritti dei docenti precari in Italia, una categoria che rappresenta una fetta importante del corpo insegnante del Paese.
L’insegnante, vittima di un sistema che lo ha lasciato in bilico per un quarto di secolo, si è affidato al sindacato Anief per presentare ricorso. “La reiterazione dei contratti a termine su cattedre vacanti – ha spiegato l’avvocato Giovanni Rinaldi, che ha difeso il docente – è in palese contrasto con le direttive europee e con la stessa Costituzione italiana, che vieta le discriminazioni tra lavoratori”. La sentenza del giudice, oltre a concedere il massimo risarcimento possibile – pari a 24 mensilità dell’ultima retribuzione – applica il nuovo regime sanzionatorio introdotto dalla Legge 166 del 2024, entrata in vigore poche settimane fa.
Il caso di Torino non è isolato. Anzi, rappresenta la punta di un iceberg che coinvolge oltre 250.000 supplenti in Italia, una cifra che ha raggiunto livelli critici negli ultimi anni. Un insegnante su quattro oggi lavora in condizioni di precariato, e molti rischiano di andare in pensione senza mai aver ottenuto un contratto a tempo indeterminato. Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale di Anief, “l’Italia deve urgentemente adeguarsi alle richieste dell’Unione Europea per stabilizzare il personale della pubblica amministrazione. L’abuso dei contratti a termine non è più tollerabile, e i tribunali stanno finalmente riconoscendo i diritti dei supplenti”.
Questa battaglia legale non è solo una questione di giustizia per i singoli lavoratori, ma un appello affinché lo Stato rispetti gli impegni presi con l’Europa. La Direttiva 1999/70/CE, adottata per prevenire l’abuso dei contratti a tempo determinato, è stata disattesa per anni, costringendo Bruxelles a intervenire. Il 3 ottobre 2024, la Commissione Europea ha deferito l’Italia alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea per il mancato rispetto delle normative comunitarie in materia di lavoro.
La sentenza del giudice di Torino non si limita a riconoscere un risarcimento economico: essa sottolinea l’urgenza di affrontare un problema strutturale. Come ha spiegato l’avvocato Rinaldi, “il nuovo regime sanzionatorio introdotto dalla Legge 166 consente ai lavoratori di ottenere un risarcimento fino a 24 mensilità. Questo rappresenta un passo avanti significativo, ma la vera soluzione resta la stabilizzazione dei precari”.
Secondo i dati diffusi da Anief, sono migliaia i lavoratori della scuola che, grazie ai ricorsi, hanno ottenuto risarcimenti simili negli ultimi anni. Tuttavia, il caso di Torino si distingue per l’importo record e per la chiara condanna di un sistema che ha ignorato le norme europee e nazionali per troppo tempo.
Il sindacato Anief, fondato con l’obiettivo di combattere le ingiustizie nel mondo della scuola, si è distinto negli ultimi anni per la sua azione incisiva. Tra le sue conquiste più recenti, il raddoppio dell’indennizzo per mancata immissione in ruolo, passato da 12 a 24 mensilità grazie a una norma inserita nel Decreto Salva Infrazioni.
“La strada è ancora lunga”, ha dichiarato Marcello Pacifico. “Abbiamo ottenuto risultati importanti, ma non possiamo fermarci. La discriminazione tra personale di ruolo e precario deve finire. L’Italia deve adottare un doppio canale di reclutamento che includa tutti gli idonei e le graduatorie delle supplenze”.
Il deferimento dell’Italia alla Corte di Giustizia UE è solo l’ultimo capitolo di una vicenda che si trascina da anni. La Commissione Europea ha avviato la procedura di infrazione già nel 2019, inviando lettere di diffida e pareri motivati senza ottenere risposte soddisfacenti. Tra le principali accuse mosse a Roma, spiccano l’abuso dei contratti a termine e la discriminazione salariale ai danni dei precari, che non possono beneficiare degli scatti di anzianità riconosciuti ai loro colleghi a tempo indeterminato.
Secondo l’ultimo rapporto della Commissione, questa situazione non solo viola le normative comunitarie, ma mina la qualità dell’istruzione pubblica, creando un clima di incertezza e frustrazione tra gli insegnanti.
“Questa sentenza rappresenta un regalo di Natale per il nostro ricorrente”, ha commentato l’avvocato Rinaldi. “Ma è anche un messaggio chiaro allo Stato italiano: l’ingiustizia subìta da migliaia di lavoratori non può essere ignorata”. Per l’insegnante di religione cattolica, il risarcimento ottenuto è una vittoria personale, ma anche un simbolo della lotta collettiva contro un sistema che ha permesso il proliferare del precariato.
L'avvocato Giovanni Rinaldi
Con l’Unione Europea che intensifica la sua pressione e i tribunali italiani sempre più inclini a tutelare i diritti dei lavoratori, il 2024 potrebbe essere ricordato come un anno di svolta. Ma per migliaia di insegnanti ancora in attesa di stabilizzazione, la strada verso la giustizia è appena iniziata.
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