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Istruzione
22 Novembre 2024 - 09:59
Caos scuola: docenti penalizzati da un algoritmo difettoso. Chi paga gli errori del Ministero?
Il Tribunale di Torino, Sezione Lavoro, con la sentenza del 19 settembre 2024, ha dichiarato il malfunzionamento dell’algoritmo usato per l’assegnazione delle supplenze, sollevando un tema cruciale: come utilizzare in modo corretto e responsabile l’intelligenza artificiale nella pubblica amministrazione. L’algoritmo, progettato per garantire un’assegnazione equa basata sui punteggi dei docenti, si è rivelato inefficace, penalizzando una docente con un contratto parziale a favore di colleghi meno meritevoli. Questo errore, oltre a violare principi di imparzialità, ha evidenziato i rischi di una gestione poco trasparente e non supervisionata dei processi automatizzati.
Tra privacy e intelligenza artificiale: un equilibrio necessario
La vicenda si inserisce in un quadro più ampio di regolamentazione dei processi decisionali automatizzati, dove l’uso dell’intelligenza artificiale deve rispettare standard di trasparenza, accountability e supervisione umana. Secondo il GDPR e il più recente IA Act, è indispensabile che gli algoritmi siano progettati con criteri di affidabilità e minimizzazione dei dati. Nel caso esaminato, il sistema ha fallito proprio su questi punti, generando conseguenze negative per la sfera professionale della docente coinvolta.
L’intelligenza artificiale deve rispettare standard di trasparenza, accountability e supervisione umana
Il diritto alla trasparenza, sancito dal GDPR, garantisce che i cittadini abbiano accesso a spiegazioni chiare sul funzionamento degli algoritmi. Inoltre, i soggetti devono poter richiedere l’intervento umano per contestare le decisioni prese automaticamente. In questo caso, la mancanza di trasparenza ha compromesso la fiducia nel sistema, dimostrando quanto sia urgente una revisione delle procedure automatizzate utilizzate nel settore pubblico.
Un altro aspetto rilevante affrontato dal Tribunale riguarda la carta docente, un beneficio economico introdotto per sostenere la formazione e l’aggiornamento degli insegnanti. La sentenza ha stabilito che il diritto alla carta docente spetta non solo ai docenti di ruolo, ma anche ai supplenti con contratti annuali o fino al termine delle attività didattiche, inclusi quelli a orario non intero. Questo principio ribadisce l’importanza di garantire pari opportunità formative a tutti i docenti, indipendentemente dal tipo di contratto, in linea con il principio europeo di non discriminazione.
La decisione rappresenta un passo avanti nella tutela dei diritti dei lavoratori precari, adeguandosi agli orientamenti espressi dalla Corte di Giustizia Europea e dalla Corte di Cassazione italiana. In particolare, si sottolinea come la durata del contratto annuale renda comparabili le prestazioni di docenti a tempo determinato e indeterminato, giustificando l’estensione del beneficio formativo anche ai supplenti.
Questa sentenza segna un punto di svolta, mettendo in evidenza la necessità di un uso più responsabile dell’intelligenza artificiale e di una maggiore attenzione ai diritti dei lavoratori. La regolamentazione dei sistemi automatizzati deve garantire che la tecnologia sia uno strumento di equità e giustizia, piuttosto che una fonte di discriminazione o inefficienza.
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