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Un pranzo di Natale che non lascia indietro nessuno. La Comunità di Sant’Egidio vicina ai più deboli

A Torino e in tutta Italia si è tenuto il tradizionale evento. Ha partecipato anche il sindaco Lo Russo

Un pranzo di Natale solidale per non lasciare indietro nessuno. La Comunità di Sant’Egidio vicina ai più deboli

Immagine generata con l'intelligenza artificiale

Anche quest’anno decine sono state le persone accolte a Torino dalla Comunità di Sant’Egidio in occasione del tradizionale pranzo di Natale rivolto ai più bisognosi. L’iniziativa, presente in tutta Italia (in primis Roma) e in più di 70 Paesi stranieri, mira non solo a donare un pasto caldo a chi non può permetterselo, ma anche e soprattutto a trasmettere felicità e affetto in una giornata speciale come il 25 dicembre.

La Comunità religiosa di Sant’Egidio, nata nel 1968, ha inaugurato questa bella iniziativa nel 1982, quando un piccolo gruppo di persone povere fu accolto attorno a una tavola apparecchiata nella Basilica di Santa Maria in Trastevere a Roma. L’iniziativa è stata poi sempre di più allargata, a testimonianza dell’impegno della comunità per le persone più fragili.

«Sono soprattutto persone che vivono nella strada: i nostri amici senza dimora, profughi senza tetto, i bambini di strada. Ma anche mendicanti, stranieri, e ancora zingari, anziani soli, malati di AIDS, lebbrosi, malati psichici, carcerati di tante parti del mondo», hanno spiegato gli organizzatori. L’obiettivo del pranzo è di coinvolgere tutti, indipendentemente dalla propria fede religiosa o provenienza geografica:

«Età diverse ma anche lingue, tradizioni, religioni diverse. Non solo cristiani ma anche ebrei e musulmani: un grande popolo senza confini, quello che è oggi la Comunità nel mondo, e che in questa festa vive una profonda sintonia. Nel 2000 il Natale cadeva nel penultimo giorno di Ramadan, il mese di digiuno per i musulmani. Per questo in molte città in Europa, in Africa, in Asia, la Comunità ha fatto festa insieme ai musulmani la sera, al momento dell’interruzione del digiuno».

La tavolata torinese è stata allestita all’interno della Chiesa dei Santi Martiri, in via Garibaldi, e ha visto la partecipazione di molti volontari oltre che del sindaco di Torino, Stefano Lo Russo.

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«Essere comunità significa preoccuparsi di tutte e tutti, senza lasciare indietro nessuno: un pensiero che dobbiamo avere costantemente con noi, e che diventa ancora più importante durante il periodo delle feste. Anche quest'anno è stata una bella emozione avere l'opportunità di vivere, insieme al cardinale Repole, il momento del tradizionale pranzo di Natale della Comunità di Sant'Egidio: un'occasione preziosa anche per ringraziare volontarie e volontari che mettono il loro tempo e il loro impegno a disposizione di chi ne ha davvero più bisogno», ha fatto sapere il sindaco sul suo profilo Instagram.

Importante quindi è il sostegno della Comunità di Sant’Egidio in un momento storico così delicato come quello attuale, in cui guerre, inflazione e disoccupazione pesano fortemente su alcuni ceti: stando ai dati ufficiali dell’Istat, in Italia sono 5,7 milioni le persone sotto la soglia di povertà, pari ben al 9,7% della popolazione nazionale.

Si tratta di una consistente quota della popolazione che non ce la fa ad arrivare alla fine del mese, e che spesso è anche costretta a rinunciare a farmaci e cure in un sistema sanitario che in teoria dovrebbe garantire a tutti l’assistenza, ma in pratica ha liste d’attesa lunghissime e costringe quei cittadini, che però ne abbiano la possibilità, a rivolgersi al privato.

«L'attenzione per chi si trova ad attraversare un momento di difficoltà è un grande valore, e celebrare il Natale insieme è un bellissimo modo per contribuire a creare legami, superare le solitudini e diventare sempre di più comunità, per tutte e tutti», ha concluso Lo Russo, lanciando un appello di speranza per un futuro che possa garantire non solo sostegno e vicinanza nel giorno di Natale, ma una vita più equa e giusta per chi è in difficoltà.

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