Via della Brocca è una bellissima strada precollinare traversa di corso Moncalieri. Oggi, per comprare una casa da quelle parti, ci vanno 3000 euro al metro quadro ma nel 1956 la zona era molto più popolare.
In particolare, al civico 2, in un ex caserma vivono
centinaia di immigrati, soprattutto siciliani e calabresi. Le classiche storie di ricerca di riscatto che finiscono in una povertà estrema anche al nord, tra
disoccupazione, letti che confinano coi fornelli, famiglie ristrette in un monolocale e muri che cadono a pezzi.
In un clima del genere, è da circa un mese che tra Giuseppe Cannatella e suo zio Domenico Gallina i rapporti sono molto tesi. Il primo, piastrellista, ha assunto il nipote ma litigano tutti i giorni perché a Giuseppe mancano 60mila lire che gli sarebbero spettate per un lavoro effettuato per conto di Domenico. Tra i due non si trova l’accordo: uno vuole i soldi e l’altro gli risponde che neanche lui è stato pagato e che non può anticiparglieli.
La tragedia inizia a prendere i suoi contorni il 24 dicembre intorno alle 18.
Cannatella è nella sua piccolissima soffitta con la moglie Pina e i loro tre figli. Non è un giorno di festa, non ci sono regali da scartare e gli ultimi centesimi che avevano in tasca i coniugi li hanno spesi per dare da mangiare ai bambini: non hanno letteralmente più una lira in tasca.
Per questo motivo, la sera vanno a cena da un cognato che abita nello stesso palazzo e tra gli invitati ci sono anche Gallina e famiglia. Nel momento in cui arrivano, l’attenzione di Giuseppe va alla figlia di Domenico, Gianna. La vede con una catenina d’oro al collo e delle bellissime scarpe nuove e non può fare a meno di commentare che il padre avrebbe fatto meglio a pagare i debiti invece che comprargli quelle cose. Inizia una spiacevole conversazione.
Lo zio: <<Chi non vuole digerire la cena di Natale?>>.
<<Io>> risponde il nipote.
<<Se vuoi allora scendiamo in cortile che ti do i soldi sulla testa>> chiosa Gallina.
I due si ritrovano da basso e si colpiscono reciprocamente a calci e pugni attorniati da parenti e condomini. Quando Pina sente il vociare decide di scendere armata con l’attizzatoio di una caldaia. Gallina la vede e la prende per il collo alle spalle. Alle urla della donna il marito interviene, strappa dalle sue mani il ferro e colpisce fortissimo lo zio in testa. Il 25 dicembre Domenico muore in ospedale senza mai avere ripreso conoscenza e Cannatella si fa catturare in casa. A processo, dopo che la moglie tenterà di prendersi la colpa dell’omicidio (rimanendo 5 mesi in carcere ingiustamente) perché almeno “Giuseppe avrebbe potuto lavorare e far campare i nostri figli” lei verrà assolta e lui verrà condannato a 18 mesi per eccesso colposo di legittima difesa.
Molto diversa è invece la storia che accade nel giorno di Natale del 1961.
Protagonista un 31enne, Diego Puma, torinese ma abitante ad Albisola con la compagna Teresa (24) e il figlio di 3 anni. La loro non è una famiglia felice.
Si conoscono a Torino quando lei ha 19 anni e, probabilmente, per un po’ stanno anche bene insieme. Poi, però, la ragazza rimane incinta e Puma la induce a licenziarsi dal suo lavoro di impiegata. Si trasferiscono in Liguria e, alla richiesta della neocasalinga di sposarlo, Teresa scopre che l’uomo ha già una moglie e che quindi il matrimonio è impossibile.
I rapporti tra i due diventano insopportabili. Diego, precedentemente condannato per violenza sessuale, la maltratta, la picchia ripetutamente e arriva spesso a spegnerle delle sigarette addosso. Il 20 dicembre 1961, dopo l’ennesima lite furibonda, Teresa fugge a Torino dove trova rifugio da due anziani coniugi amici della madre. Puma la cerca dappertutto e, dopo aver tentato il suicidio il 23, intorno alle 5 del mattino del 25 dicembre si presenta a casa di Augusta Sedran, la mamma della sua fidanzata. Suona a lungo ai campanelli di via Sacra di San Michele 128 ma, non ricevendo risposta, decide di sfondare il vetro del portone col calcio di una pistola e di salire.
Arrivato al sesto piano, si trova di fronte la signora Augusta e le chiede subito dove tenga nascosta Teresa. Alla risposta “non lo so e anche se lo sapessi non te lo direi” tira fuori il revolver e colpisce la donna con quattro pallottole che la uccidono sul colpo. Si costituisce qualche minuto dopo.
“Immorale per costituzione” secondo i periti, killer perché “sua madre si metteva sempre in mezzo tra lui e Teresa” secondo la sua difesa, Diego Puma verrà condannato a 24 anni di reclusione nel 1963.
Curiose similitudini ricorrono col Natale di sangue del 1980.
La vicenda in questo caso è ambientata a Carmagnola.
Salvatore Arnone ha 21 anni, fa il carpentiere ed è fidanzato con Italina, 16 anni. I due si amano molto ma a tarpare le ali della loro passione c’è il padre di lei, Antonio Veltri. Già pregiudicato per rapina e tentato omicidio, l’uomo non vede di buon’occhio la loro relazione per un motivo molto preciso: la gelosia.
Non quella classica di un padre verso la figlia ma quella morbosa, incestuosa, criminale. Italina è stata violentata dal genitore tantissime volte, la prima addirittura quando aveva solo 9 anni. Una volta la ragazza è riuscita anche a denunciarlo ma, quando la procura richiede che venga visitata da una ginecologa, la stessa si rifiuta e la pratica viene archiviata.
Trovata una via d’uscita nel rapporto con Salvatore, la giovane gli confessa le violenze del padre. Da quel momento le liti tra Salvatore e Antonio diventano quasi quotidiane e ruotano sempre intorno al rifiuto dell’uomo di permettere alla figlia di sposarsi col suo fidanzato.
Anche la sera del 25 dicembre 1980 la discussione è la stessa. I due sono in un bar, hanno bevuto molto e Veltri ha appena detto ad Arnone “fino ai 18 anni mia figlia resta con me”. L’alterco si trascina fuori, in una stradina buia. Qui, spaventato dal gesto improvviso di Antonio di mettersi la mano alla cinta, Salvatore tira fuori una pistola e lo ammazza con 3 colpi in faccia.
Al processo, nel 1982, verrà stabilito che uccise per paura e perché motivato dalle condizioni di vita terribili della sua giovane compagna. Verrà condannato a 13 anni.
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