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La sindaca del “miracolo” (e delle risate): il caso De Amicis

Un post trionfale racconta la salvezza dell’ex asilo, ma il paradosso è servito: cinque anni di lavoro per opporsi a una variante proposta dalla stessa amministrazione

La sindaca del “miracolo” (e delle risate): il caso De Amicis

Vabbè, siamo alle comiche. In provincia di Torino c’è una sindaca, classe 1984, che ha messo radici profonde in Municipio. Prima come assessora a soli 27 anni – con deleghe altisonanti come innovazione, bilancio e politiche di inclusione sociale – poi come vicesindaca a 30 anni. E infine, come se non bastasse, a 35 anni ha conquistato la fascia tricolore.

Una carriera politica lunga, lunghissima, quasi da guinness dei primati e che farebbe invidia persino ad Andreotti, ma non sta qui il punto.

C'è che oggi ha superato se stessa. Ha scritto un post che potrebbe essere tranquillamente intitolato: “Come governare per anni e far credere di essere stata in minoranza”.

Leggendolo viene da ridere. Ma ridere forte.

L’argomento è l’ex asilo De Amicis, un edificio che, secondo la sua narrazione, nel 2019, era destinato a diventare un palazzo o una RSA. Poi, attenzione, ecco il colpo di scena: “Ci siamo opposti!”.

Cioè, lei e il suo gruppo (???) – già al governo della città, sia chiaro – si sarebbero opposti a sé stessi.

Un paradosso che neanche i migliori sceneggiatori di fantapolitica avrebbero saputo immaginare e che in molti si vergognerebbero a raccontare, ma tant'è! 

Dopo aver salvato il De Amicis, racconta di aver portato avanti un “nuovo percorso e progetto”, con passaggi complicatissimi, di cui non ci spiega molto ma che pare abbiano richiesto “cinque anni di lavoro”.

Alla fine, il risultato è un atto firmato dal notaio.

Tutto molto bello, ma ci sfugge una cosa: dov’erano i detrattori? Ah sì, giusto, erano loro stessi della maggioranza che si facevano guerra in maggioranza senza dirlo troppo forte, quatti quatti, lenti lenti, di nascosto, per non mandare avanti un piano che poi è andato avanti lo stesso... Boh?

Non parliamo dei commenti al post. Un coro di “Brava sindaca!”. Brava? Ma brava perché?

Per aver preso una decisione e averla portata avanti che è il minimo sindacale richiesto a chi governa una città?

Ma certo, dai, un applauso per aver concluso un iter amministrativo, che tra l’altro, diciamolo, è stato facilitato dal fatto che lei stessa è stata per anni al comando della macchina comunale. Sarebbe stato più comico se non ci fosse riuscita.

Ah, poi ci sono le chicche nel post: “Le cinque sezioni di scuola d’infanzia sono piene da anni, grazie alle maestre meravigliose”.

Ma davvero? Merito delle maestre? Certo, perché per fortuna non ci sono stati amministratori che abbiano potuto complicare le cose. E ancora: “Il Centro Autismo ‘AllaNinoCosta’, un altro esempio di riqualificazione”.

E qui parte la storytelling (un classico di Elena Piastra), lacrimevole, per ricordarci quanto siano bravi e altruisti i nostri politici, spesso supportati da persone che lavorano a titolo gratuito (ovviamente senza dire chi, perché l’importante è creare il mito).

La chicca finale? L’ex asilo sarebbe ora tutelato dalla Sovrintendenza come “pezzo di storia della città”. Una storia che rischiava di finire male, se non fosse stato per il loro intervento eroico. Insomma, un'autoincoronazione in piena regola.

E mentre una parte della città legge e applaude, per la restante parte altro non resta che un dubbio: Ma in che film crede di recitare questa sindaca?

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