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La sindaca sogna, Settimo affonda

Cartelli di protesta al Parco Lama denunciano degrado e abbandono. Intanto, l'amministrazione si perde in promesse di rigenerazione urbana senza fondi.

Elena Piastra

Elena Piastra

Nessuno osi calpestare la nostra dignità! Questo il grido rabbioso che spicca su un cartello affisso al Parco Lama, firmato dai cittadini stufi di un degrado che si mangia il decoro e la speranza. Un messaggio che, almeno in teoria, non si dovrebbe ignorare.

Viene spontaneo chiedersi: chi lo leggerà davvero? Qualcuno si fermerà a riflettere? 

Di certo non la sindaca Elena Piastra, che, nel suo inossidabile ruolo di visionaria, sembra avere occhi solo per scenari futuristici e proclami roboanti.

Morale? Mentre Settimo cade a pezzi, meglio sfoderare progetti che paiono usciti da un documentario di National Geographic: abbattere le case popolari degli anni ‘80 per dar vita a un quartiere modello. Un sogno audace, quasi poetico.

Peccato che manchi un dettaglio essenziale: i soldi.

Ma perché lasciarsi scoraggiare dalla realtà quando si può blaterare di partenariati pubblico-privati e fondi europei?

Parole solo parole. Se ne sono fatte tante anche in passato. Poi d'un tratto non se ne parlerà più e quei condomini continueranno a restare lì, abbandonati come relitti di un tempo che fu. In parte vuoti e inutilizzati, ma ben presenti a ricordare l'incapacità di un'amministrazione più interessata al marketing che ai fatti.

La verità è che quegli alloggi, di proprietà del Comune di Torino e gestiti da ATC, avrebbero potuto dare un tetto a chi ne ha bisogno. Ma nulla si muove. Al massimo si parla di demolire, ricostruire e rigenerare, come se queste parole potessero magicamente far sparire il degrado.

E invece no. Il degrado li ha sempre fottuti tutti. Non si muove da lì. Basta farsi un giro. 

Per questo i cittadini affiggono cartelli con scritto “Basta abbandono!”. Per questo da anni si sollecita chi dovrebbe prendersene cura, eventualmente inviando lettere di protesta un giorno sì e l'altro pure, ma non lo fa,  troppo impegnata com'è a fantasticare su milioni di euro che non arriveranno mai.

La sindaca, del resto, ha una visione ben precisa: vuole un'altra città.

“Con quel quartiere cambierà tutto!” proclama con entusiasmo. Certo, come no.

Peccato che, per ora, l’unica cosa che cambia sono i suoi post su Facebook, sempre più raffinati e distanti dalla realtà.

Nel suo universo parallelo, Settimo è già una capitale dell’innovazione urbanistica.

“Abbiamo attratto investimenti per milioni di euro!” ripete spesso come un disco rotto, senza mai aggiungere che son tutti soldi del Pnrr, distribuiti a pioggia a migliaia di altri sindaci ma nessuno di loro se ne vanta come fa lei.

E ancora che, quando s'è capito che in Italia il Governo avrebbe finanziato di tutto e di più, lei si è limitata a togliere la polvere da alcuni progetti lasciati sul tavolo dai suoi predecessori... Insomma il nulla.

Che poi, che cosa volete che importi dei grandi progetti, a chi deve fare i conti tutti i santi giorni con muri scrostati, citofoni rotti, muffa e infiltrazioni. Si cita il modello via Artom di Torino, come se bastasse nominarlo per ottenere un miracolo. Peccato che quel progetto abbia richiesto anni e risorse enormi, e che Settimo sia ancora all'anno zero.

Insomma,  mentre i cittadini aspettano, la sindaca aspirante "deputata" ha trovato un argomento di cui parlare nei suoi viaggi da ambasciatrice dell’abitare dignitoso.

“Chi paga per questo spreco?” chiedono dal Parco Lama. Una domanda che non riguarda solo le case popolari, ma un’intera città, messa in pausa in attesa di chissà quale rivoluzione.

La verità è che i cittadini, non solo quelli di Settimo, non vogliono scuole da copertina o quartieri che vincano premi internazionali. Vogliono solo vivere in una città decorosa, dove una casa sia una casa, un parco sia un parco, una strada sia una strada. Vogliono dignità, non proclami. Vogliono fatti, non sogni.

Mmeno voli pindarici, cara la nostra sindaca "chiacchierona", e più realtà.

Perché Settimo ha bisogno di tutto, tranne che di un’altra delle sue promesse non mantenute.

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