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07 Dicembre 2024 - 18:46
Venerdì 13 dicembre: data già carica di superstizioni e presagi nefasti. Quale giorno migliore per un nuovo sciopero generale di 24 ore? Una giornata che si preannuncia nera per pendolari e lavoratori, stretti nella morsa di un blocco che coinvolgerà treni, autobus, metro, taxi e trasporti marittimi. Una "festa" di Santa Lucia che più che portare la luce sembra pronta a spegnere ogni speranza di normalità. Solo il settore aereo, per ora, si salva dalla paralisi, ma non illudiamoci: anche loro incroceranno le braccia domenica 15 dicembre.
A proclamare l’agitazione è Usb, affiancata da Fi-si e Usb Lavoro Privato, che accusano senza mezzi termini il sistema attuale di schiacciare i lavoratori. “Salari da fame, turni massacranti, precariato dilagante e contratti al ribasso”, denunciano i sindacati, puntando il dito contro chi firma accordi inadeguati e peggiora le condizioni di chi lavora. Non è solo una protesta, avvertono, ma un grido d’aiuto di interi settori lasciati a se stessi.
Lo sciopero coinvolgerà i treni dalle ore 21 di giovedì 12 dicembre alle 21 di venerdì 13, con la stessa fascia oraria applicata a metro, bus e tram, anche se le modalità variano da città a città.
Fasce garantite? Certo, ma non illudiamoci: si tratterà di un venerdì da dimenticare. I marittimi si fermeranno per tutta la giornata, e persino i taxi, tradizionalmente un’alternativa in queste situazioni, potrebbero non essere disponibili ovunque.
Ma il colpo di scena non si ferma qui: sullo sciopero incombe la minaccia della precettazione, evocata niente meno che dal vicepremier e ministro dei Trasporti, Matteo Salvini.
Con il suo consueto piglio risolutore, Salvini ha dichiarato guerra agli scioperi di dicembre.
“Inaccettabili e dannosi per il Paese”, ha tuonato, promettendo interventi decisi per fermare la protesta.
Una posizione che solleva più di una perplessità: davvero si può risolvere tutto con un decreto?
O si tratta solo di propaganda politica per deviare l’attenzione dai problemi reali?
Mentre il governo gioca la carta del “bene comune”, i lavoratori continuano a subire.
“La condizione dei lavoratori dei trasporti è lo specchio del malessere generale: salari che non coprono nemmeno l’inflazione, precarietà dilagante e totale indifferenza per la sicurezza”, sottolineano i sindacati.
Ma è più comodo dipingerli come “privilegiati” che lottano contro il Natale dei cittadini piuttosto che affrontare le questioni irrisolte di un settore al collasso.
Intanto, i pendolari – sempre loro, i grandi dimenticati – si preparano all’ennesima giornata di passione.
Chi potrà si arrangerà con mezzi alternativi; chi non può, si rassegnerà a una maratona tra ritardi e corse saltate.
Un déjà-vu amaro, con la differenza che questa volta la data non poteva essere più azzeccata: venerdì 13.
Sarà solo una coincidenza, o qualcuno si è lasciato ispirare dal calendario per rendere l’impatto ancora più drammatico?
Resta il dubbio su come Salvini deciderà di giocare questa partita. Minacciare precettazioni è facile; risolvere il problema alla radice, un po’ meno. Nel frattempo, la vera domanda è un’altra: chi resterà bloccato, i trasporti o le coscienze?
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