AGGIORNAMENTI
Cerca
Dibattito
14 Novembre 2024 - 22:30
in carcere
Martedì scorso, nella Sala Dorata del Palazzo Comunale di Ivrea, è stato sollevato il velo su un tema tanto essenziale quanto poco considerato: la genitorialità dietro le sbarre e il diritto dei detenuti a mantenere legami affettivi con i propri figli e familiari. Organizzato dall’associazione La Traccia APS in collaborazione con il Teatro A Canone, Comme d’Habitude, CPIA 4, il Comune di Ivrea e la Casa Circondariale di Ivrea, l’evento ha riunito istituzioni e associazioni impegnate per sensibilizzare la comunità sull’importanza di mantenere una connessione umana anche dietro le sbarre.
L’incontro, dal titolo “Teatro e Affettività: il diritto di essere uomo e padre”, è iniziato con un forte appello istituzionale. Gabriella Colosso, Assessora alle Pari Opportunità, Alessia Aguglia, Direttrice della Casa Circondariale di Ivrea, Bruno Mellano, Garante delle Persone private della libertà del Piemonte, e Raffaele Orso Giacone, Garante presso la Casa Circondariale di Ivrea, hanno portato testimonianze e riflessioni sulla complessità di mantenere vivi i legami affettivi per chi è rinchiuso in un penitenziario.
“Dignità e persona coincidono: eliminare o comprimere la dignità di un soggetto significa togliere o attenuare la sua qualità di persona,” ha ricordato Colosso citando l’ex presidente della Corte Costituzionale Gaetano Silvestri.
Parole che sembrano un grido per ricordare che il carcere non dovrebbe schiacciare il detenuto, ma aiutarlo a restare connesso ai propri affetti, mantenendo una dimensione umana che è base del reinserimento futuro.
Irene Saporito, referente del progetto per La Traccia APS, ha poi descritto le attività che, attraverso il teatro, mirano a ristabilire quella “identità affettiva” dei detenuti, spesso frammentata dalla reclusione.
Il teatro, ha spiegato, non è solo un passatempo: è una palestra emotiva che permette di riconnettersi con se stessi e con il ruolo di padre. Anna Fantozzi del Teatro a Canone e Marco Mucaria di Voci Erranti Onlus hanno raccontato come il teatro in carcere possa rappresentare uno spazio in cui i detenuti si confrontano con i propri sentimenti, trovando un’ancora affettiva e un percorso di riscatto.
Nel corso dell’incontro, Gabriella Colosso ha ricordato il valore della Carta dei figli dei genitori detenuti, un protocollo firmato nel 2014 dal Ministero della Giustizia insieme a organizzazioni come Bambinisenzasbarre, che tutela i diritti dei bambini ad avere un rapporto con i propri genitori anche in contesti difficili come il carcere.
Ivrea ha sposato questa missione sociale, organizzando negli ultimi anni momenti di incontro per i detenuti e i loro figli: dalla “partita di pallone tra bambini e padri” nel 2023 a una giornata di attività con pony nel 2024.
Il messaggio è chiaro: il carcere non può limitarsi a essere un luogo di contenimento. Per tanti detenuti, riconnettersi con la propria identità familiare e sociale è fondamentale. Queste iniziative dimostrano che il carcere di Ivrea non è solo una struttura di reclusione, ma può diventare un luogo di rieducazione autentica, dove il recupero delle relazioni e dei legami affettivi permette ai detenuti di mantenere vivi i valori che li definiranno una volta tornati in libertà.
Edicola digitale
LA VOCE DEL CANAVESE
Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.