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Settimo Torinese
22 Ottobre 2024 - 18:52
Doveva essere la sindaca Elena Piastra a intervenire. Doveva farlo da tempo, ma evidentemente gli impegni istituzionali, tra una parata e l’altra, e quelli più mondani, sui social, le hanno tolto ogni briciolo di attenzione per i problemi della città.
Sì, perché a Settimo le cose funzionano così: quando c’è da presenziare a qualche evento, tagliare nastri o pubblicare post su Facebook, la nostra sindaca è in prima linea. Ma se si tratta di affrontare il degrado quotidiano, le cose cambiano. Diciamo pure che si fa un po’ fatica a trovarla.
E così, la “casa degli orrori” di via Virgilio 20, di proprietà dell’Asl To4, è rimasta per mesi (tanti mesi) in uno stato di abbandono. Una bella villetta, un tempo indicata addirittura come RSA, destinata agli anziani, ridotta a un covo di ratti e pantegane o, se si preferisce, a uno schifo.
Le proteste dei cittadini erano state numerose, le segnalazioni agli uffici comunali non si contavano più, eppure nulla si muoveva. Finché non abbiamo fotografato e dato in pasto alla rete la "Casa degli orrori".
Eh sì, è bastata una tirata di orecchie sulla stampa per far scattare l’azione. Due minuti dopo la pubblicazione dell’articolo, la Direzione Generale dell’Asl To4 ha cominciato a muoversi.
“Interveniamo la prossima settimana...” ci han subito comunicato.
E lo hanno fatto, incredibile ma vero. L’erba è stata tagliata e, con essa, speriamo anche una buona parte della fauna indesiderata che popolava la zona.
Perché non stiamo parlando di qualche innocua margherita spuntata qua e là, ma di un’autentica giungla urbana, dove roditori e serpenti facevano festa alla faccia dei residenti.
Non una poetica oasi verde, ma un'area infestata da ratti che banchettavano sotto la luna in compagnia di piccioni che si sentivano e ancora si sentono più proprietari della casa di chiunque altro.
Fino a poco tempo fa, sul sito dell’Asl, questa struttura era ancora elencata come RSA. Poi, in un batter d’occhio, puff! Sparita. Nessuna traccia. Pare che l’Asl stessa di questa villetta con giardino non sappia più che farci, e dunque la lascia lì, a marcire, come un monumento al menefreghismo.
Nel frattempo, i residenti della zona, esasperati da anni, avevano provato ogni via possibile per ottenere una risposta. Avevano denunciato la situazione ai vigili, scritto lettere all’amministrazione comunale e, sì, anche direttamente alla sindaca Elena Piastra. Ma, sorpresa delle sorprese, non avevano mai ricevuto risposta.
“Le abbiamo scritto più volte”, ci avevano raccontato alcuni residenti, “ma niente. Nemmeno una parola.”
Eppure, a giudicare dalla frequenza dei post della sindaca sui social, non sembrerebbe una che si fa pregare per scrivere qualcosa. Evidentemente, rispondere ai cittadini che le chiedono di intervenire sui problemi reali del territorio non rientra nelle sue priorità. Non è abbastanza glamour. Troppo impegnata a presenziare a qualche evento di gala o a sorridere alle telecamere.
Tant’è! Per la cronaca l’edificio, oltre a essere il rifugio preferito per ratti e serpenti, è anche diventato la location ideale per festini clandestini.
“Ogni tanto vediamo gente che va e viene”, ci avevano raccontato gli abitanti del quartiere.
D'altronde, quale posto migliore per fare festa lontano da occhi indiscreti? Tranne quelli dei vicini, ovviamente, che di discreto ormai non hanno più nulla. Si sono abituati a tutto: ai topi che scorrazzano nel cortile, ai rumori notturni e al degrado che avanza senza freni.
Alla fine, resta l'amaro in bocca per una città che, a parole, dovrebbe essere un modello di vivibilità. Peccato che la realtà sia un’altra: Settimo è “bella da vivere”, ma solo se sei disposto a chiudere gli occhi di fronte al degrado e alle disfunzioni amministrative. E se ti accontenti di seguire le avventure social della sindaca, sempre sorridente, sempre pronta a farsi fotografare, sempre lontana dai veri problemi.
Ah, dimenticavamo. Prima che arrivi la solita schiera di difensori di "stocaz" a dirci che “se la casa è dell’Asl, spetta all’Asl occuparsene”, ribadiamo un concetto comprensibile anche ad un bambino dell'asilo: il degrado, sia pubblico che privato, deve essere gestito dal Comune, anche attraverso ordinanze che impongano ai proprietari di fare ciò che serve. E non c'è altro da aggiungere.
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