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Qualcosa di sinistra
22 Ottobre 2024 - 06:00
Minestrone Politico
Era il 1994 quando Giorgio Gaber, che con l’amico paroliere Sandro Luporini aveva scritto tanto, mise in giro una canzone che subito parve dissacratoria quanto qualunquista. «Una bella minestrina è di destra / il minestrone è sempre di sinistra». Della minestrina non so molto; del minestrone, quante volte, vedendo certe coalizioni politiche, l’ho pensato!
Beh, messo in soffitta il dirsi comunista, categoria dei sentimenti e della storia, per me che usavo con riguardo un termine a quello solo prossimo, quando già era di moda dirsi progressista, riformista, fa un po’ meraviglia vedere che «sinistra», inteso come luogo e soggetto della politica, sia tornato d’attualità.
Leggendo lo statuto (non lo avevo mai guardato con questo scrupolo), il Piddì si definisce antifascista, egualitario (si richiama all’articolo 3 della Costituzione), aderente al Partito del socialismo europeo (Pse) e all’Alleanza progressista (più semplicemente il gruppo europeo S&D) con «l’obiettivo di sviluppare il progetto unitario di un autentico partito progressista, democratico e transazionale». L’aggettivo transnazionale indica «che trascende le singole nazioni o ne supera le divisioni o si estende oltre i limiti di una nazione».
Il Piddì si definisce, inoltre, partito «federale» […] «fondato sul principio delle pari opportunità». Insomma, la specificazione «di sinistra» non compare proprio.
Ebbè, da collocazione fisica, la sinistra è diventata collocazione politica a partire dall’assemblea nazionale ai tempi della Rivoluzione francese. Ha superato due secoli e diverse rivoluzioni, approdando ormai esanime sulle rive di questo ventunesimo secolo.
Come soggetto (del) politico, la sinistra era data per estinta, visti i risultati dello zero&virgola delle ultime tornate elettorali, per la verità direttamente proporzionali alle sue proposte. A riportarla in vita è stata l’altra parte ché, dovendosi definire, per opposizione l’ha rimessa al mondo. Insomma, c’è voluta la destra perché si tornasse a parlare di sinistra. «Ma cos’è la destra, cos’è la sinistra / l’ideologia, l’ideologia / malgrado tutto credo ancora che ci sia», sempre facendoci suggerire il discorso dal signor G.
Visto così, il partito della sindaca è vagamente ideologico, intendendo per ideologia «quel complesso dei presupposti teorici e dei fini ideali (o comunque delle finalità che costituiscono il programma) di un partito» (Treccani).
Per arrivare al dunque: con l’irrompere dei social-media, siamo sommersi da un flusso continuo di notizie urlate e semplificate, dove l’opinione spesso diventa informazione, una regola alla quale la carta stampata non si sottrae. L’informazione istituzionale, invece, per sua natura dovrebbe offrire una pluralità di opinioni non camuffate come informazioni.
Complice lo spoils system inoculato dal sistema maggioritario (non da ora, però), si ritiene naturale che l’informazione locale debba essere al servizio di chi tiene le chiavi del Comune, almeno fino alla prossima volta.
Accettato il principio secondo il quale «chi vince prende tutto», che cosa ci resta?
Una voce «ostinata e contraria» è un bene comune, teniamocelo caro.
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