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Trasporti

Treni "scandalosi" a passo di lumaca, ma i prezzi corrono veloci

Meno treni, più costi e tempi di percorrenza che ricordano i vecchi Intercity: il Piemonte scivola nell’oblio ferroviario. Avetta denuncia l’abbandono di Torino nei collegamenti con Roma

Alberto Avetta e Marco Gabusi

Alberto Avetta e Marco Gabusi

Ricordate quando Trenitalia ci ha venduto l'idea della "metropolitana d'Italia"? Ah, che tempi gloriosi! Quei momenti in cui l'Alta Velocità sembrava essere la risposta a tutti i nostri problemi.

Torino, Roma, Napoli, tutte collegate in un battito di ciglia, un Paese connesso su rotaie veloci e sicure.

Eppure, oggi la realtà è ben diversa. Torino, che doveva essere un nodo strategico di questo sistema, è stata lentamente abbandonata a se stessa, relegata a una stazione periferica sulla tratta dell'Alta Velocità.

Torino, sì, proprio quella città che un tempo doveva rappresentare un collegamento essenziale tra Nord e Sud, oggi conta solo 17 collegamenti con Roma, rispetto ai 19 del 2018. E non solo. I famosi treni "fast", quelli che promettevano viaggi rapidi e senza intoppi, si sono ridotti da 6 a 4.

Perché sì, viaggiare lentamente sembra essere la nuova moda di Trenitalia. Oggi servono 4 ore e 10 minuti per arrivare a Roma, ben lontani dai tempi record di cui si vantavano una volta. E se siete particolarmente sfortunati, potreste arrivare a impiegare quasi 5 ore. Cinque ore per coprire una distanza che avrebbe dovuto richiedere meno della metà del tempo.

treno a vapore

Tutto chiaro? Tutti silenti? Va bene a tutti. Non propio. Il consigliere regionale Alberto Avetta in una interpellanza dello scorso 7 ottobre, ha messo nero su bianco quello che ormai è sotto gli occhi di tutti: Torino e il Piemonte stanno scivolando ai margini del sistema ferroviario nazionale.

"Se confrontiamo l’orario del 2017/2018 con quello attuale", scrive Avetta, "salta all’occhio una progressiva marginalizzazione della prima capitale d’Italia sia in termini di percorrenza sia di servizi offerti".

Un quadro sconfortante che non può non far riflettere.

E non è solo una questione di numeri, ma anche di percezione. I pendolari torinesi – coloro che ogni giorno affrontano questa tratta per lavoro – sono i primi a sentirsi penalizzati. Questi viaggiatori, abituati a svegliarsi all'alba per essere a Roma in orario, oggi si trovano di fronte a tempi di percorrenza che ricordano più l'epoca dei treni a vapore che quella dell'Alta Velocità. E se i servizi peggiorano, i prezzi, ironicamente, fanno il percorso inverso. Avetta sottolinea come i "carnet FR 10 corse A/V" tra Torino e Milano siano aumentati da 99 a 139 euro (+40%). Un rincaro che arriva come una beffa per chi si vede costretto a pagare di più per un servizio sempre meno efficiente.

Mentre Milano, Bologna e Firenze continuano a godere di collegamenti rapidi e efficienti, Torino appare sempre più isolata. Eppure, il presidente Cirio ha recentemente presentato uno studio, "Attrazione Piemonte", che elogia la regione per la sua dotazione infrastrutturale, ponendola al terzo posto in Italia per densità della rete ferroviaria. Un dato che suona paradossale, visto il degrado progressivo dei collegamenti ad alta velocità. Come può il Piemonte essere strategico se viene sistematicamente escluso dalle principali rotte ferroviarie?

Non a caso, Avetta chiede alla Giunta regionale e all’Assessore competente se siano consapevoli di questa "progressiva marginalizzazione di Torino e del Piemonte rispetto ai collegamenti A/V con Roma".

Ma la domanda che tutti si pongono è: quali azioni concrete verranno prese per porre rimedio a questa situazione?

"La sensazione che si sta consolidando nei pendolari e nei viaggiatori abituali", continua Avetta, "è che stiamo assistendo inermi a una marginalizzazione di Torino e del Piemonte rispetto a Milano, Bologna e Firenze".

Cos'è successo quanto l'interpellanza è finita sul tavolo dell’assessore Marco Gabusi? Qualcuno lo ha visto correre in bagno in preda a dei forti dolori addominali. Due minuti dopo era lì che convocava una riunione d’urgenza con Trenitalia, l’Agenzia della Mobilità Piemontese e RFI.

Obiettivo? Capire perché il trasporto ferroviario piemontese stia collassando e cosa si può fare per porvi rimedio.

Gabusi si è detto consapevole che i lavori legati al PNRR possono portare disagi, ma ha chiarito che "i cittadini non possono continuare a subire questi problemi quotidiani".

La sensazione, tuttavia, è che queste riunioni siano solo palliativi per un problema ben più profondo: la disconnessione progressiva di Torino e del Piemonte dal resto d’Italia. Più ci allontaniamo dai centri nevralgici del potere, più la nostra regione sembra destinata a diventare marginale. E se questa è la metropolitana d’Italia, forse è il caso di ripensare seriamente a come vogliamo viaggiare in futuro.

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