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Ivrea

Il pedibus non c'è. Una bambina piange e cammina (da sola)

Dal Comune ci fanno sapere che stanno lavorando per ripristinarlo ma ci vanno le adesioni

Il pedibus non c'è. Una bambina piange, ma continuerà a camminare (da sola)

Pedibus, Pedibus... che fine ingloriosa per un’iniziativa che avrebbe dovuto rivoluzionare la mobilità sostenibile nelle scuole eporediesi! Dopo tanto clamore, dichiarazioni entusiastiche e fiumi d’inchiostro sprecati a celebrare l’importanza di andare a scuola a piedi, a settembre, abracadabra il servizio non è ripartito come in molti si aspettavano. 

“No, signori, qui non si cammina! Non siamo mica in Scandinavia…” avrebbe detto qualcuno, con il solito fatalismo. Insomma, a settembre, con il ritorno sui banchi, il Pedibus non s’è visto. O meglio. Non s'è visto in uno dei tre percorsi che erano stati organizzati, quello che iniziava nel parcheggio sotto il Terzo ponte, passava da San Bernardo, rotta sul sottopasso, quindi via Torino e infine diritti alla scuola Nigra.

Perché? Stando alle dichiarazioni di alcuni genitori e pure dei dirigenti scolastici, l'iniziativa avrebbe perso i suoi... passeggeri. Si sarebbe “desertificata”

Beh, non proprio un deserto: una bambina in verità si è presentata, puntuale come sempre, come un orologio a cucù. S'è guardata intorno e s'è ritrovata sola soletta...

“Mia figlia ha pianto per tre ore dopo aver scoperto che il servizio era stato cancellato…” s’è lamentata con amarezza la mamma Giovanna sui social

Le proteste a corredo, ovviamente, non si sono fatte attendere. “Se non ci sono i numeri, non vale la pena…” qualcuno le ha risposto. Triste, eh?

Triste il commento, triste la parola “deserto”. Non è proprio il termine giusto quando si parla di esseri umani, soprattutto di una bambina che credeva in questo progetto più di tanti "grandi".

E dire che il Pedibus ci era stato venduto come una rivoluzione: marciapiedi sicuri, volontari entusiasti, genitori coinvolti, bambini felici di andare a scuola a piedi. A marzo, l’amministrazione aveva sfoderato i megafoni: "Ambiente! Mobilità sostenibile! Città green!".

Ve lo ricordate? Ci avevano  parlato di  meno traffico, meno smog, e più socialità! Un festival di dichiarazioni altisonanti: “I ragazzi, accompagnati dai vigili urbani, impareranno a vivere la strada in modo sicuro e consapevole... un autobus umano che stimola la conoscenza tra le famiglie... educazione civica in azione!”.

"Che bello!" dicevano. "Guardate come siamo green! Guardate quanto ci importa dell’ambiente!"

Quel verde era solo di facciata? Uno sfizio dell’Amministrazione comunale per mettersi in bella luce nei comunicati stampa?

Come si fa a far morire un progetto che avrebbe dovuto insegnare ai bambini le regole della strada e, nel frattempo, risolvere la crisi climatica?

Diciamo che quando le cose si fanno difficili, quando la partecipazione non decolla e gli assessori devono davvero impegnarsi... zac, si taglia?

La domanda sorge spontanea: qualcuno ci ha creduto davvero in questo Pedibus? Siamo sicuri che sia stata fatta una promozione adeguata? O l’unico scopo era poter dire: “Noi ci abbiamo provato”

Alt! Fermi tutti: c’è una novità. Dal Comune fanno sapere che vogliono lavorare per il ripristino del servizio ma solo se si presentassero più famiglie interessate ad aderire.

Nel frattempo, però, i bambini restano a piedi, o meglio, restano in macchina, intasando nuovamente le vie intorno alla scuola.

Tutti, tranne la piccola protagonista da cui nasce questa notizia. Continuerà a camminare, con o senza Pedibus.

Perché per certi bambini, andare a scuola a piedi non è solo una questione di comodità o di ambiente: è una scelta di vita. E, ironia della sorte, sono proprio loro a fare la vera differenza…

Bene aggiungere che di percorsi ne sono rimasti tre, uno che da via Circonvallazione, passa da piazza Maretta e un secondo che parte dal parcheggio di Palazzo Uffici, passa da via Pinchia evia delle Miniere. Infine l'ultimo che porta alle scuole Fiorana e D'Azeglio.

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