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Lo stiletto di Clio
27 Agosto 2024 - 09:48
Anni Venti del Novecento, una rarissima immagine delle scuole prima della loro soprelevazione
Risale a novant’anni fa, ossia al 1934, un’opera di grande importanza per l’assetto urbanistico della vecchia Settimo. Si tratta della riqualificazione di una parte dell’area centrale, attorno alla piazza Principe Umberto (ora piazza della Libertà). A volerla furono i podestà Tommaso Lanza (1927-1934) e Giuseppe Costa (1934-1935) che seppero farsi interpreti di un vivo desiderio della popolazione.
L’opera si era resa pressoché inevitabile dopo l’ampliamento dell’edificio scolastico (l’attuale municipio), edificato a partire dal 1922, su disegno dell’ingegnere Pietro Gambetta, e soprelevato di un piano all’inizio degli anni Trenta in base al progetto dello stesso professionista. Bella e moderna, la nuova scuola doveva efficacemente concorrere a rinnovare l’immagine del paese: a giudizio delle autorità, si trattava di uno dei più eleganti e funzionali edifici scolastici dell’intera provincia. Sennonché l’area circostante versava in una deplorevole situazione di degrado.
«Le vie adiacenti a piazza Principe Umberto e determinati tratti della piazza medesima – fece rilevare Giuseppe Costa nel 1934 – trovansi in condizioni igieniche assolutamente deficienti [...]; alla zona predetta è stato attribuito l’appellativo popolare di «ghetto» per le costruzioni accavallate e malsane ivi esistenti». «La località [...] – aggiunse il podestà Aldo Barberis, un paio di anni più tardi – è considerata un vero focolaio di tubercolosi». «Le predette costruzioni – spiegò – sono intercalate da vicoli stretti, scarse di luce ed aria, prive di cantine, con vani bassi ed aperture dal solo lato dell’entrata, prive di finestre o con finestrini insufficienti»; alcune risultavano sprovviste «di latrine, di pompe dell’acqua potabile e delle fosse per le immondizie».
in foto Anni Trenta del Novecento, la nuova piazza Pr incipe Umberto (poi piazza della Libertà)
Nel settembre 1934 Costa incaricò l’ingegnere Mario Dezzutti di elaborare un progetto di massima per il risanamento dell’area. L’obiettivo prioritario era quello di liberare la scuola dal lato settentrionale, ricavando una piazza spaziosa nel centro del paese. Era intenzione delle autorità, in un secondo tempo, riplasmare l’urbanistica di una zona più estesa del centro storico, prolungando la via Roma sino alla nuova piazza e costruendo una grandiosa Casa littoria.
Il 15 ottobre 1936, Barberis deliberò di acquisire gli stabili fatiscenti per una somma di poco inferiore alle 186 mila lire. Fu demolita anche la vecchia casa della Società militare di mutuo soccorso, già sede del municipio sino agli anni Ottanta del diciannovesimo secolo. Il podestà Barberis acquistò la casa della Società militare il 14 marzo 1937 per la somma di trentanovemila lire. Il pagamento fu effettuato in tre rate di eguale importo, la prima alla firma del contratto, la seconda il 15 marzo 1938, la terza di lì a un anno.
L’operazione di sventramento e di riordino urbanistico venne condotta a termine in tempi ragionevolmente brevi. Il Comune fece pure sistemare la cosiddetta «rampa della torre», costruendo una bella gradinata con lastre di pietra e ciottoli di fiume. A completamento dei lavori, nel 1938, vennero messe a dimora piante di acero e di ligustro.
Per quanto concerne la Casa littoria, la carenza di mezzi finanziari impose di accantonare momentaneamente i progetti. L’inizio del secondo conflitto mondiale allontanò la possibilità che l’idea si concretizzasse: la federazione provinciale del Partito nazionale fascista si ripromise d’innalzare, a guerra finita, «un nuovo e moderno edificio, adeguato all’importanza del Comune». Poi le cose andarono come tutti sappiamo. Rimase sulla carta anche il prolungamento della via Roma.
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