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Lo stiletto di Clio
31 Marzo 2024 - 07:00
La 107a edizione del Giro d’Italia porterà i corridori a zonzo per mezzo Piemonte. Com’è ormai ampiamente noto, la storica competizione ciclistica partirà il prossimo 4 maggio dalla Reggia di Venaria. Soltanto tre volte, come si ricava compulsando gli annali, il Giro ha preso il via dalla regione subalpina: i precedenti sono tutti piuttosto recenti (1961, 2011 e 2021). Dopo alcune importanti salite (a Superga e al Colle della Maddalena, fra le altre), la prima tappa dell’attuale edizione si concluderà a Torino. L’indomani il via avverrà a San Francesco al Campo e l’arrivo presso il santuario di Oropa. La tappa successiva, lunedì 6 maggio, porterà i corridori da Novara a Fossano. Quarta partenza, infine, da Acqui Terme, il giorno seguente.
Ideata dal giornalista Tullo Morgagni e organizzata dal quotidiano milanese «La Gazzetta dello Sport», la prima edizione del Giro d’Italia si tenne dal 13 al 30 maggio 1909, quando regnava Vittorio Emanuele III e il governo era presieduto da Giovanni Giolitti, piemontese di Mondovì, ma con salde radici familiari a Dronero dove si apre la Valle Maira. Delle otto tappe in programma, l’ultima toccò Settimo, Brandizzo, Chivasso, Vercelli, Novara e Arona, per concludersi a Milano. La partenza della tappa avvenne nei pressi della cascina Marchesa di Torino. Lungo l’intero percorso, grandi folle si accalcarono per applaudire i corridori.
A Settimo Torinese il passaggio del primo Giro fu ricordato a lungo, ma per ragioni non propriamente sportive. Un ciclista, infatti, investì uno spettatore che si fratturò la base cranica, cadendo sul selciato, e morì dopo alcuni giorni di agonia. Si trattava di Vincenzo Balsamo, un personaggio alquanto conosciuto in paese poiché curava gli interessi della facoltosa famiglia Pelazza, allora proprietaria della tenuta agricola dell’Isola (circa 350 ettari di campi, prati e boschi, con la cascina omonima e i cascinali Rea e Lis). Balsamo era anche consigliere comunale, nonché socio di due associazioni mutualistiche di Settimo: la Società Operaia, costituitasi nel 1852, e la Società Militare, fondata nel 1880. Ai funerali della povera vittima, giovedì 3 giugno 1909, intervenne un folto numero di settimesi, accompagnati dalla banda musicale del maestro Andrea Arduino. I giornali non mancarono di segnalare la presenza del sindaco Moise Momigliano e dell’assessore Domenico Aragno.
A quel tempo lo sport della bicicletta già risultava molto popolare. La Torino-Milano, disputatasi per la prima volta nel 1876, era stata riproposta nel 1903, l’anno di nascita del Tour de France. Nel 1906 si erano svolti il primo Giro del Piemonte e la prima edizione del campionato italiano.
Si legge in un giornale di lunedì 31 maggio 1909: «Fin dalle prime ore di ieri mattina gli instancabili ed appassionati animatori del ciclismo e dello sport in genere si riversarono verso la Barriera di Milano, ove [...] doveva aver luogo la partenza per l’ultima tappa dei concorrenti al Giro d’Italia. I tramways della linea che fa capo alla Barriera di Milano furono presi letteralmente d’assalto. I ciclisti si avviarono verso Settimo ed oltre, un nugolo di pedoni si riversò nella grande strada nazionale, formando una ininterrotta fila di persone che terminava neppure a Settimo».
«Non esagero – commentò il cronista – nel dire che ventimila persone hanno voluto assistere a questa partenza, ultima della grande “randonnée” compiuta. Automobili e carrozze senza fine non mancavano di ingombrare, prima della partenza, la strada; eppure nulla di grave è successo».
In realtà la disgrazia accadde di lì a breve, in Settimo.
Ad aggiudicarsi la tappa conclusiva di 203 chilometri fu il romano Dario Beni (1889-1969), uno sportivo elegante e aristocratico, dai modi gentili. Ma il Giro venne vinto dal varesino Luigi Ganna (1883-1957), figlio di braccianti agricoli, che precedette campioni all’epoca molto noti, come Carlo Galetti (1882-1949), nativo di Corsico nel Milanese, specialista nelle corse a tappe, e Giovanni Cuniolo (1884-1955), originario di Tortona, che subito dopo si rifece aggiudicandosi il Giro della Lombardia.
Negli annali del ciclismo, Ganna è noto per l’irresistibile schiettezza.
A un cronista che gli chiedeva di esprimere le sue sensazioni dopo la vittoria al Giro d’Italia, rispose per metà in italiano e per metà in milanese: «L’impressione più viva l’è che me brüsa tanto ‘l cül».
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