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Punto rosso
09 Luglio 2024 - 07:30
Il punto rosso di questa settimana è un punto politico collettivo. Come Circolo Prc di Ivrea abbiamo appreso con disappunto la notizia della costruzione di un nuovo supermercato sul territorio eporediese nell’area ex-Enel.
Un’area in degrado da molti anni, sulla quale come lista Unione Popolare avevamo posto l’attenzione durante la campagna elettorale. Nella nostra “passeggiata critica” per i luoghi abbandonati della città, avevamo infatti toccato anche quell’area abbandonata già sede Enel. Il nostro auspicio era che si potesse realizzare in quell’ampio sito un’opera di pubblico interesse.
Tutto ci aspettavamo dunque tranne la concessione a costruire l’ennesimo supermercato in una città in cui il commercio di prossimità è profondamente in crisi e dove insistono già innumerevoli piattaforme della grande distribuzione, si pensi alla mega installazione in corso Vercelli (là dove c’era l’erba ora c’è … un supermercato e non solo).
Questa dinamica, non nuova, è decisamente miope e alimenta una bolla destinata a scoppiare con conseguente fallimento di attività che rischiano di lasciare spazi degradati laddove gli amministratori speravano nella “riqualificazione” attraverso investimenti privati.
La conseguenza di queste scelte è la crisi non solo della piccola distribuzione (le saracinesche abbassate di via Arduino sono uno schiaffo per la città), con impoverimento del tessuto sociale, delle relazioni di vicinato e di prossimità, ma anche della media e grande distribuzione, in un contesto di diminuzione della popolazione e di riduzione dei volumi di vendita causa caro-vita con conseguente messa a rischio della sostenibilità commerciale e dei posti di lavoro.
Con il calo costante dei volumi di acquisto l’apertura di nuovi punti vendita in zone già sature non fa che erodere fatturato e forza lavoro esistente. A questo si aggiunge il dato di fatto che i nuovi supermercati, dovendo ridurre al minimo i costi, fanno spesso ricorso a dipendenti part-time e precari. Non creano ricchezza, ma lavoro povero.
Va bene “la sostenibilità e la rigenerazione urbana”, va molto bene la valorizzazione dell’area, la piantumazione di alberi, la realizzazione di opere di miglioramento dell’accessibilità dell’area archeologica dell’anfiteatro romano, ma non sarebbe ora di fissare una moratoria su tutti i prossimi nuovi insediamenti della Gdo?
Per questo non possiamo non chiederci se non si doveva lavorare a monte, per tempo, sul Prg per scongiurare l’apertura di un ennesimo supermercato in città.
E infine ci chiediamo, come si chiedono tutti i cittadini, come possono generarsi dei profitti appetibili per una azienda a fronte di un costo di progetto così elevato?
Probabilmente la struttura commerciale che si andrà a costruire si vende molto bene, ma allora ci si chiede perché una grande società della Gdo decide di investire in una nuova piattaforma in presenza di tanta concorrenza attorno e volumi di vendita in calo?
Domande che ci poniamo noi, ma per prima dovrebbe porsi una amministrazione pubblica.
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