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Qualcosa di sinistra

Scandalo agli Stati Generali della Natalità... Fatela finita

La legge sull’aborto è stata frutto di un compromesso politico parlamentare che si consumò sulla pelle delle donne

Stati generali della natalità

Stati generali della natalità

Gli «Stati generali della natalità», alla loro quarta edizione, un evento organizzato dal Forum delle associazioni familiari (un’associazione di stampo cattolico), sono sotto i riflettori per merito (colpa?) delle giovani che hanno contestato la ministra Roccella. 

STATI GENERALI DELLA NATALITA' RAGAZZI E RAGAZZE CONTESTANO LA MINISTRA ROCCELLA E LE POLITICHE GOVERNATIVE SULLA NATALITA

STATI GENERALI DELLA NATALITA' RAGAZZI E RAGAZZE CONTESTANO LA MINISTRA ROCCELLA E LE POLITICHE GOVERNATIVE SULLA NATALITA

STATI GENERALI DELLA NATALITA' RAGAZZI E RAGAZZE CONTESTANO LA MINISTRA ROCCELLA E LE POLITICHE GOVERNATIVE SULLA NATALITA

Possiamo sicuramente affermare che un ministro della Repubblica ha una ruolo preminente rispetto a qualunque altro cittadino, se non altro perché la sua volontà può – se condivisa dalla maggioranza del Parlamento – diventare legge dello Stato. Questa preminenza, però, andrebbe messa sul piatto con onestà perché, la facoltà di parlare un ministro ce l’ha, eccome. 

La ministra Roccella ha blandito le giovani che l’hanno contestata affermando che le donne non sono pienamente libere di decidere in quanto costrette dal «bisogno», asserendo poi che la legge 194 va pienamente attuata, permettendo alle donne di liberarsi, appunto, dal «bisogno», facendosi aiutare, magari (dico io), dalle organizzazioni antiabortiste. Fanno bene le ragazze a non fidarsi di lei: avvocata azzeccagarbugli che volta le leggi a svantaggio di coloro che dice di voler difendere, un esempio di mistificazione che va condannato senza appello. 

Cara ministra, se parlare è un diritto, servirsene senza contradditorio lo rende quasi un abuso di posizione dominante. Altrettanto necessario – forse persino di più – è l’obbligo dell’ascolto, che tanto poco viene impiegato da parte di chi ci governa.

La legge sull’aborto è stata frutto di un compromesso politico parlamentare che - come dissero le femministe di allora – si consumò sulla pelle delle donne, in presenza della sottoscrizione di oltre settecentomila firme per depenalizzare l’aborto volontario raccolte proprio da quel Partito radicale che pure la ministra spesso ci ricorda di aver praticato. La ministra Roccella è impegnata a riportare indietro l’orologio della storia, a prima che il compromesso parlamentare consentisse, con fatica, di stabilire il principio di autodeterminazione. Certo, non per cattiveria, ma il linea con l’idea pronatalista del forum delle associazioni coinvolte nella kermesse. 

L’Istituto superiore di sanità in merito ritiene che il complesso di misure messe in atto («legalizzazione dell’aborto, accesso alla contraccezione, supporto offerto dai consultori familiari e dai presidi sanitari») ha prodotto una drastica riduzione degli aborti, essendo «uno tra i più brillanti interventi di prevenzione di salute pubblica realizzati in Italia».

Infatti, scrive l’Istituto, «rispetto al 1982, quando in Italia si registrarono oltre 234 mila aborti volontari, nel 2021 la riduzione degli aborti raggiunge il 73 per cento, confermando l’andamento in diminuzione (…) tra i più bassi a livello internazionale»

Per contro si registra una crescita del tasso di aborto tra le minorenni, mentre per le donne straniere è in riduzione pur mantenendosi più elevato di quello delle donne italiane. 

Un po’ di rumore non è un attentato alla democrazia. Il più delle volte è l’unico modo per bucare il conformismo dei media nostrani. Si tratta poi di vedere se non ti si rivolta contro. 

La Ministra Roccella

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