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Chivasso

Al funerale di Tappero, le parole di don Davide: "Ricordo le lunghe chiacchierate insieme, era brioso, innovativo, intraprendente"

"My way" di Sinatra, una bandiera della Juve sulla salma, l'amico Roberto Bettega e tanti politici di centrodestra e non solo: così la città oggi ha salutato l'ex assessore allo Sport

Al funerale di Tappero, le parole di don Davide: "Ricordo le lunghe chiacchierate insieme, era brioso, innovativo, intraprendente"

Giorgio Tappero e la salma in Duomo. Nel cerchio, Roberto Bettega, ex calciatore della Juventus

Le note di “My Way” di Frank Sinatra, la bandiera della sua Juve adagiata sulla bara che esce dal Duomo. “Un applauso per Giorgio!”. Un urlo si leva sul sagrato e le mani iniziano ad applaudire.

L’istantanea del funerale dell’ex assessore allo Sport del Comune di Chivasso Giorgio Tappero, classe 1951, morto nella serata di lunedì 6 maggio in ospedale, è tutta qui. 

In quest’immagine che resta, uscendo da un Duomo pieno in un pomeriggio finalmente primaverile anche a Chivasso.

A portargli un ultimo saluto e a manifestare sincero affetto e cordoglio alla moglie Tirza e alle figlie Emanuela, Alessandra e Raffaella, con le rispettive famiglie, tanti esponenti del centrodestra chivassese di ieri e di oggi, il segretario del Pd Massimo Corcione, l’amico di sempre e compagno di squadra alla Juventus, seppur per un breve periodo, Roberto Bettega.

La salma di Giorgio Tappero all'uscita dal Duomo

Durante la cerimonia funebre don Davide ha ricordato con toccanti parole la figura dell’ex assessore delle Giunte Fluttero e Matola. 

La morte di Giorgio ci fa sperimentare il pianto, l’afflizione, lo smarrimento - ha detto il sacerdote -. In questa prima parte della vita, Giorgio ha occupato un posto notevole nella vita della sua famiglia. Ma il dolore della sua famiglia oggi è espressione del dolore di una comunità, perché Giorgio era esuberante e intraprendente. Occupava uno spazio importante con la sua esuberanza: ricordo le lunghe chiacchierate insieme, era brioso, innovativo, intraprendente ma anche concreto perché chi si mette al servizio di una comunità, chi dedica del tempo nella dimensione sociale orizzontale della vita della città, bè non più che meritare rispetto. E’ molto più facile parlare, chiacchierare, criticare, giudicare ma non muovere un dito”.

Giorgio era uno che giocava a carte scoperte - ha aggiunto il don di Chivasso -. Sicuramente ha commesso degli sbagli, come tutti noi, perché chi fa, chi si mette in gioco, chi deve prendere delle decisioni, non può essere esente da sbagli. Ma il rispetto nella vita politica, sociale, così come nell’attività sportiva, è importante.

Provate a pensare a quelle persone che vogliono dedicare la passione e del tempo alla comunità sapendo già in partenza che sono soggetti a giudizi e critiche a volte spietate. Non se ne trovano più così tanti. Ecco perché Giorgio merita un grande rispetto. La vita è un soffio: a Giorgio diciamo grazie e arrivederci. Solo una settimana fa eravamo qui per il battesimo di suo nipote, e oggi lui è già in cielo…”. 

Chi era Giorgio Tappero

Assessore allo Sport prima con Andrea Fluttero, poi con Bruno Matola, Giorgio Tappero, un passato nelle giovanili della Juventus e tanta passione per il calcio e le attività sportive in genere, ha disegnato una Chivasso che sembra lontana anni luce da quella di oggi.

Dal nuovo manto in erba sintetica al campo da calcio “Ettore Pastore”, con gli spogliatoi rifatti di tutto punto, all’apertura della struttura del PalaLancia alle attività sportive.

Dalla corsa podistica “Trofeo Città di Chivasso”, che con l’amico Elio Raiola portava in città campioni del calibro di Andrew Howe, Stefano Baldini Gelindo Bordin, fino ai Mondiali di bocce alla Tola. Per non dire del Gran Galà delle cinture piemontesi di Boxe al PalaLancia, della partita amichevole della Juventus contro il Thun giocata al Rava o delle cene e degli aperitivi con i calciatori bianconeri che sono passati di qui per un semplice saluto (su tutti, Roberto BettegaGianluigi Buffon e Pavel Nedved). Era tutta un’altra storia. Era tutta un’altra città.

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