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Lutti
06 Maggio 2024 - 19:56
Giorgio Tappero,
Ci sono uomini e donne che fanno di una comunità la comunità che è. Capita in tutti i paesi, in qualsiasi città. Più delle chiese, dei monumenti, dei nomi delle strade. Più dei sindaci. Più dei preti. Senza particolari motivi, solo per il fatto di esistere. Ci sono persone che conoscono tutti e tutti conoscono. Una di queste, almeno per Chivasso, è stata Giorgio Tappero, classe 1951.
Lo incontravi al bar o in via Torino e, una volta conosciuto, non potevi più fare a meno di scambiare qualche parola con lui. Perchè aveva la battuta pronta. Perchè non era mai arrabbiato. Mai lunatico. Soprattutto perchè amava la città e la sua gente più di ogni altra cosa e così tanto da non essere mai riuscito ad allontanarsi, anche solo in vacanza, per più di un paio di giorni.
Due le sue passioni: il calcio e la politica.
Nella seconda metà della sua vita, più la politica del calcio. Gran portatore di voti per sè stesso, per gli altri e, negli ultimi anni per la figlia Emanuela, più volte era rimbalzato agli onori della cronaca con il titolo di Mister preferenza e tutti a chiedersi quale fosse il suo segreto. Indisponibili, specie gli avversari, a pensare che fosse solo una questione di simpatia.
Giovane promessa della juventus. Bravo calciatore, ad un certo punto decise di lasciare il pallone e appendere le scarpe al chiodo per quell’idea di libertà tutta sua, la stessa che gli aveva impedito di avere un vero e proprio lavoro, salvo una breve parentesi in Autostrada.
Libero come l’aria. Libero in tutti i sensi. Nel 1997 si candida con una coalizione di centro, vince Andrea Fluttero. Si morde le mani.
Quattro anni dopo si ricandida ma con Fluttero e prende tanti di quei voti da far impallidire persino Fluttero.
“Posso esprimere un assessore” mi disse, seduto sul gradino della profumeria che in allora la moglie Tirza gestiva in via Teodoro II. “Fallo tu…” gli risposi io. Ci pensò, ci ripensò, lo rincontra al solito gradino qualche giorno dopo con le idee decisamente più chiare. “Hai ragione tu, l’assessore mi sa che lo faccio io…”.
E fu, sotto tutti i punti di vista, uno dei migliori assessori che la città abbia mai avuto. Con Fluttero e poi con Bruno Matola. Con lui arrivò il nuovo manto in erba sintetica al Pastore, nuovi spogliatoi e sempre a lui si deve l’apertura del Palalancia.
E furono davvero anni con più sport per tutti. Dalla corsa podistica “Trofeo Città di Chivasso”, organizzata con l’amico Elio Raiola e che portò in città campioni del calibro di Andrew Howe, Stefano Baldini e Gelindo Bordin, fino ai Mondiali di bocce alla Tola.
Per non dire del Gran Galà delle cinture piemontesi di Boxe al PalaLancia, della partita amichevole della Juventus contro il Thun giocata al Rava o delle cene e degli aperitivi con i calciatori bianconeri che sono passati di qui per un semplice saluto (su tutti, Roberto Bettega, Gianluigi Buffon e Pavel Nedved).
Tant'è! Giorgio Tappero non c’è più. E' mancato oggi, di lunedì.
L'ultima sua telefonata in redazione per commentare, tanto per fare due parole, i candidati alle regionali del centrodestra è di pochi giorni fa. Poi martedì scorso la sua salute peggiorata di colpo. E’ finito al pronto soccorso. E’ stato ricoverato in reparto e da lì non si è più mosso.
Che dire. Questa volta ce l’hai combinata davvero grossa.
La redazione si stringe intorno alla moglie Tirza e alle figlie Emanuela, Alessandra e Raffaella.
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