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Ivrea in azione

Anni duri per il commercio! Altro che web!

Oggi voglio parlarvi dei commercianti tartassati, poco tutelati e con zero ammortizzatori sociali

commercio on line Ivrea

commercio on line Ivrea

Chi dovrebbe occuparsene lo fa solo ed esclusivamente per un ritorno, altro che lucine di Natale per tutti. 

D’altro canto perchè promuovere iniziative senza pretendere nulla in cambio? Non lo farebbe nessuno, salvo un missionario. Il guaio è però che non esiste una rappresentanza di qualsiasi categoria che, per muoversi, non ti chieda soldi o tessere. L’alternativa è arrangiarsi con le proprie forze portando avanti ciò che si ritiene giusto per la propria attività. 

Oggi voglio parlarvi dei commercianti tartassati, poco tutelati e con zero ammortizzatori sociali. Quei commercianti verso i quali anche le amministrazioni si sentono in diritto di chiedere sempre e solo sacrifici.

E poi puntualmente... “eh ma sono dei rompi bip, non sono mai contenti, chi la vuole cotta e chi la vuole cruda”. 

Vero! Probabilmente è così, ma c’è un’altra chiave di lettura. Ogni quartiere del Comune ha proprie esigenze, peculiarità e criticità. Un’ amministrazione che intende amministrare equamente lo dovrebbe fare prendendosi la responsabilità e spendendosi in prima persona, per ascoltare i bisogno e dare a ciascuno la giusta attenzione e visione.

Si cade spesso nel pressappochismo, nonostante i commercianti abbiano gli stessi diritti e doveri a prescindere da chi li rappresenta o meno.

Centro storico di Ivrea, piazza di città

Centro storico di Ivrea, piazza di città

Breve parentesi e chiusa parentesi, oggi più che mai il commerciante è legato da un filo sottile con i suoi clienti, questo filo rischia di rompersi, colpevole il commercio on-line che va avanti imperterrito, a causa anche di politiche sbagliate.

Parliamoci chiaro: il dualismo fra i giganti del web e il piccolo commercio, quello fisico presente nelle nostre città, è una partita persa a tavolino. 

Proprio per questo ritengo che le amministrazioni dovrebbero andare nella direzione opposta contrastando la desertificazione, ossia intercettando, stimolando le visite e gli acquisti nelle nostre città, evitando così di legittimare e abituare i cittadini agli acquisti impersonali comodamente dal divano di casa. Insomma, per quanto una piccola attività possa sforzarsi di mettersi al passo con il web, investendo denaro pur di avere magazzini super assortiti, si ritroverebbe a dover fare i conti con un livello organizzativo che ha bisogno di risorse umane oltre ad investimenti economici importanti.

Altro che web, gli esercizi commerciali per vivere hanno ancora bisogno di linfa vitale, di uno scambio di idee con i clienti e tutti noi dovremmo ritornare a riempirci l’anima di profumi, il profumo di un buon libro acquistato in una libreria, consigliato da personale competente, toccando con mano la copertina che cattura l’interesse ancor prima di aprire le pagine.

Ma vogliamo mettere la differenza che c’è tra toccare con mano un prodotto e appassionarsi per il click day di mezzanotte comodamente seduti da casa perchè non abbiamo più tempo per fare gli acquisti? 

E poi ci sono cose che non si possono comprare da pc: la socialità, lo scambio di consigli da chi ne sa di più su un maglione in cashemire o un profumo da regalare. C’era una volta il commerciante di fiducia e adesso c’è Amazon... Nel passaggio ci abbiamo perso tutti. Faccio un appello: ritorniamo ad acquistare nelle nostre città.  Facciamolo per noi stessi. Difendiamo le nostre piazze, le nostre vite, i nostri colori e i nostri profumi. Ed è per questi “enne” motivi che la politica (altro che web caro sindaco) dovrebbe tornare ad essere protagonista nella promozione del commercio locale. Nessuna delega. A delegare sono capaci tutti.

E poi, che Natale sarebbe senza i cittadini che fanno acquisti?

Ciao!!

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