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28 Novembre 2023 - 09:52
hikikomori
Un aiuto dalle istituzioni perché le famiglie degli “hikikomori”, i giovani che scelgono il ritiro sociale volontario, siano supportate nelle enormi difficoltà e responsabilità che devono gestire.
È quanto hanno chiesto le referenti dell’Associazione Hikikomori Italia Genitori durante un’audizione in Commissione Sanità, presieduta dal vicepresidente Domenico Rossi. L’audizione era stata richiesta da Diego Sarno (Pd), che ha annunciato la presentazione di una proposta di legge sul tema.
“Hikikomori Italia Genitori fa capo a oltre 4mila famiglie, di cui circa 400 in Piemonte - ha spiegato Elena Carolei, presidente dell’associazione - Siamo strutturati in gruppi locali territoriali di auto e mutuo aiuto e lavoriamo in collaborazione con uno psicologo. Cerchiamo di trovare e condividere soluzioni per favorire l’uscita graduale dei nostri ragazzi dall’isolamento. Ma non è un lavoro facile: dobbiamo affrontare imposizioni scolastiche, alcune istituzioni negano il problema. Se non mandiamo i figli a scuola riceviamo la segnalazione al Tribunale dei minori. Ma è molto difficile identificare il confine fra responsabilità e impossibilità di agire”.
“Alle istituzioni chiediamo un dialogo costante con le famiglie e soprattutto la flessibilità nella gestione delle assenze dalla scuola o dal lavoro e servizi di supporto sanitari e di welfare che tengano conto della peculiarità di questi ragazzi”, ha aggiunto Antonella Valerio, componente dell’associazione.
Le audite hanno fatto riferimento a un Protocollo d’intesa sottoscritto con l’Ufficio scolastico regionale e la Regione Piemonte nel 2018 che favoriva il confronto delle famiglie con la scuola e le istituzioni.
“Si tratta di un documento che poneva il Piemonte all’avanguardia sul tema. Purtroppo, però, per rinnovarlo l’Ufficio scolastico regionale ha chiesto modifiche che ritenevamo peggiorative per i nostri ragazzi e da allora non siamo stati più contattati”, ha aggiunto Carolei che, rispondendo a Sarno, ha precisato che l’Usr chiedeva di modificare la modalità di certificazione del disagio in strutture pubbliche di neuropsichiatria e non solo mediante certificato di un medico o psicologo iscritto all’albo.
“Ci risulta tuttavia che l’Usr stia proponendo un nuovo protocollo solo alla Regione. Vorremmo invece essere coinvolti, grazie alla nostra esperienza possiamo fornire utili indicazioni per identificare le peculiarità di questo disagio”, ha concluso Carolei.
In risposta al presidente Alessandro Stecco - che ha annunciato di voler presto audire per un confronto anche l’Ufficio scolastico regionale - Carolei ha specificato che il protocollo non comportava oneri per le parti e che forniva utili indicazioni per l’utilizzo della normativa nazionale allo scopo di aiutare gli hikikomori e le loro famiglie.
Sono intervenuti anche i consiglieri Silvana Accossato (Luv), Francesca Frediani (Gruppo misto-Up), Silvio Magliano (Moderati), Sean Sacco (M5s), richiedendo approfondimenti sui contenuti del protocollo, la formazione necessaria degli psicologi e i percorsi diagnostici previsti per inquadrare il problema.
Tutto chiaro? Per intanto: chi sono gli "Hikikomori"
"Hikikomori", termine giapponese che significa "stare in disparte", viene utilizzato per indicare chi decide di ritirarsi dalla vita sociale per lunghi periodi, alle volte anni. Rinchiusi nella propria abitazione, evitano qualunque tipo di contatto diretto con il mondo esterno, talvolta anche con i familiari.
Gli Hikikomori sono soprattutto giovani tra i 14 e i 30 anni, maschi nel 70-90% dei casi, anche se il numero delle ragazze isolate potrebbe essere sottostimato dai sondaggi effettuati finora. Le indagini ufficiali condotte finora dal governo giapponese hanno identificato oltre 1 milione di casi, con una grandissima incidenza anche nella fascia di popolazione over 40. Questo perché, nonostante i soggetti hikikomori si palesino principalmente durante l'adolescenza, la condizione tende a diventare cronica, rischiando di perdurare anche tutta la vita. In Italia, soprattutto a seguito della pandemia che ha estremizzato il problema, l'attenzione nei confronti del fenomeno sta aumentando. Nel nostro paese non ci sono ancora dati ufficiali, ma si stima ci siano circa 100.000 casi.
Concause significative che concorrono all’instaurarsi della condizione “Hikikomori” possono essere rappresentate da rapporti difficoltosi con i genitori che potrebbero essere o troppo incentivanti, senza rispettare le necessità e i disagi del ragazzo, o iperprotettivi. «Togliendo ai ragazzi la possibilità di sviluppare le competenze necessarie per transitare all’età adulta – specifica il dottor Crepaldi –, proteggendoli eccessivamente e impedendo loro di compiere errori, di fatto li si porta al fallimento di uno step evolutivo. I ragazzi hikikomori sono eterni adolescenti che hanno un rapporto conflittuale con i genitori da cui sono dipendenti, ma che allo stesso modo trattano male, alle volte usando contro di loro violenza verbale e fisica».
Per cercare di intervenire tempestivamente, prima che la situazione diventi sempre più irreversibile, è bene conoscere alcuni atteggiamenti che possono evidenziare chi è a rischio di sfociare nella condizione Hikikomori. «I principali campanelli di allarme a cui le famiglie dovrebbero prestare attenzione – chiarisce Marco Crepaldi – sono legati all’insofferenza nella socialità. Dapprima, il rifiuto è legato alle attività extrascolatiche come sport o uscite con gli amici. Successivamente, segue anche il rifiuto della scuola, il cui ambiente, dove possono celarsi storie di bullismo, viene vissuto in modo particolarmente negativo. Gli hikikomori si isolano progressivamente e sviluppano una visione molto negativa della società, soffrendo particolarmente le pressioni di realizzazione sociale, dalle quali cercano in tutti i modi di fuggire. Tutto questo porta a una crescente difficoltà, demotivazione e depressione del soggetto. La dipendenza da internet, al contrario di quanto si pensi, non è una causadietro all'esplosione del fenomeno, ma rappresenta una possibile conseguenza».
Dall’isolamento prolungato si innescano tutta una serie di problematiche che coinvolgono la salute a 360 gradi. «Oltre ad aumentare il rischio dello sviluppo di uno stato depressivo – prosegue lo psicologo –, la condizione Hikikomori ha impatto negativo su alimentazione e attività fisica, totalmente trascurate, così come la cura della propria persona. Generalmente, vivono di notte e dormono di giorno, invertendo completamente il ritmo sonno-veglia. Per gli hikikomori, il rischio di sviluppare una tendenza autodistruttiva è elevato: autolesiomo e abuso di sostanze sono diffusi, con la finalità di farsi del male. I soggetti Hikikomori, infatti, odiano la propria vita, condannata ad un circolo vizioso. Inizialmente non escono più a casua dell’ansia sociale, ma successivamente si insinua l’ansia del tempo perso, accompagnata dalla sensazione di non poter più fare nulla per rimediare alla loro vita, ormai compromessa. Inoltre, perdendo contatto con la realtà, aumenta il rischio di sperimentare disturbi dissociativi e ossessivo compulsivi. Credo non esista nessun disturbo che non possa essere creato o esasperato da un isolamento così prolungato, da uno stress così costante, da una visione così pessimistica e cinica del proprio futuro e da disturbi depressivi e ansiosi».
«Solitamente, i ragazzi Hikikomori sono molto restii a farsi aiutare», spiega il dottor Crepaldi. «Le richieste, infatti, provengono principlamente dai genitori ai quali consigliamo di creare un legame positivo, un'alleanza genitore-figlio, fondamentale perché il ragazzo accetti di farsi aiutare. Solitamente forniamo aiuto psicologico online o a domicilio: partiamo dalla famiglia e cerchiamo di avvicinare il ragazzo. Se non collabora e non vuole essere aiutato, si cerca di intervenire e lavorare sul genitore sperando di ottenere effetto indiretto sul ragazzo. Consigliamo, come prima cosa, di dialogare con il ragazzo, e di rapportarsi a lui con un atteggiamento non giudicante. Al centro deve essere messo il suo benessere, senza alimentare quelle pressioni e quelle aspettative sociali, causa dell’isolamento. Per questo motivo, se il ragazzo rifiuta la scuola, è bene non insistere ma magari trovare un piano didattico personalizzato che preveda la frequenza a casa, da remoto. Sicuramente consigliamo di evitare atteggiamenti coercitivi come staccare internet, oppure usare la forza per impedire al figlio di chiudersi a chiave in camera. Oltre al supporto psicologico, è fondamentale un aiuto psichiatrico, anche farmacologico, qualora servisse, ad esempio in caso di una depressione grave».
Secondo uno studio giapponese recentemente pubblicato, sono stati individuati alcuni biomarcatori che, nei soggetti Hikikomori, risultano essere presenti in livelli aumentati rispetto ai soggetti sani. È fondamentale chiarire che l’aumentata presenza di questi biomarcatori nel sangue non è la causa della condizione di Hikikomori, quanto piuttosto una conseguenza dell’isolamento prolungato, fonte di grandi disagi psicologici, ansia e stress. Per questo motivo, i biomarcatori possono solamente fornire un’indicazione sulla gravità della situazione ed, eventualmente, dare un’idea di come il trattamento, psicologico e psichiatrico, stia procedendo. «Tuttavia – conclude lo psicologo Marco Crepaldi –, resta compito dei professionisti valutare clinicamente e accertare lo stato di salute del soggetto e i suoi eventuali miglioramenti».
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