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15 Novembre 2023 - 18:07
"Certe vicende, inutile negarlo, toccano. Ma io, dopo la querela della premier Giorgia Meloni, non ho smesso di fare satira politica".
Franco Cappelletti è provato, ma resiste con la forza di un sorriso. Si sente catapultato in una vicenda abnorme, ben più grossa di ciò che avrebbe mai pensato di poter scatenare con uno dei suoi tanti post di satira lanciati sui social come semi da far attecchire nelle coscienze di chi li legge. Ma è sereno. Sa che questa vicenda presto finirà ed aspetta con fiducia.
"La vivo male - racconta - la ritengo un'azione spropositata. Ma ne prendo atto e vado avanti".
Ad occuparsene, in questa fase sono gli avvocati delle due parti e sembrerebbe che sia stata tracciata la strada per un accordo di risarcimento economico che potrebbe portare al ritiro della querela.
"Gli avvocati della presidente del consiglio e il mio legale, l'avvocato Paolo Maisto, si sono parlati. Posso solo dire che è in corso un dialogo, nulla di più. Sul fatto che questa vicenda possa concludersi con il ritiro della querela sono fiducioso. E' stato chiesto un rinvio lungo per percorrere questa strada e la prossima udienza si terrà nel 2024, il 13 febbraio. Sarà martedì grasso, spero di poter festeggiare".
Quel post, oggi, lo riscriverebbe?
"Assolutamente no - risponde con onestà Cappelletti -. E non solo per i problemi che mi ha causato, che comunque non sono piccoli soprattutto dal punto di visto economico. Innanzitutto Giorgia Meloni all'epoca non era premier. Ma questo è relativo. Oggi è molto più prudente nei suoi interventi e non scatenerebbe più in me quel tipo di reazione rabbiosa che i suoi post dell'epoca mi procuravano".
Era agosto del 2019. In un tweet Cappelletti scriveva: "Da adulta, la figlia della Meloni rimpiangerà di non essere stata a Bibbiano".
Giorgia Meloni Replicava: "Ecco dove siamo arrivati. Che schifo".
Il tweet di Giorgia Meloni
"E' stato un post rabbioso scritto per reazione a ciò che aveva detto Giorgia Meloni subito dopo l'uccisione, a Roma, del carabiniere Mario Cerciello, quando si pensava che ad aggredirlo fossero stati due magrebini e non due turisti americani come rivelarono poi le indagini" ci spiega Cappelletti.
Meloni all'epoca disse: "Un carabiniere è morto ammazzato da due magrebini ancora latitanti. L’Italia non può più essere l’approdo di queste bestie".
Il post di Giorgia Meloni del 26 luglio del 2019
"Avevo scritto quel tweet in quel contesto politico. La mia era stata una battuta fuori standard anche per i miei standard - spiega Cappeletti - In genere sono frasi più studiate che rabbiose. E quella era effettivamente rabbiosa. Oggi non ricapiterebbe perché la presidnte è diventata molto più prudente e quindi anche la mia risposta sarebbe stata diversa".
La notte del 25 luglio a Roma era stato ucciso il carabiniere Mario Cerciello. L'agguato era stata la tragica conseguenza di un tentativo di bloccare quello che in gergo viene chiamato il 'cavallo di ritorno'. Una sorte di estorsione nella quale il ladro, dopo il furto, contatta il proprietario della merce rubata per poi proporre uno scambio, sotto compenso, da effettuarsi in luogo e in data stabilita, con eventuali minacce intimidatorie al seguito.
La vittima del furto aveva deciso di denunciare alle forze dell'ordine il tentativo di estorsione che ne era seguito. E all'appuntamento, in via Pietro Cossa a Roma, si erano presentati anche il carabiniere Mario Cerciello e un suo collega entrambi in borghese. Quando si avvicinano due uomini che hanno una piccola borsa in mano e coincidono con la descrizione fatta dalla vittima del furto i due militari li bloccano, ma scatta una colluttazione.
Mario Cerciello viene colpito otto volte da un coltello: due i colpi che poi si rivelano fatali, uno al cuore e l'altro alla schiena.
A costargli la vita era stato un 'cavallo di ritorno' da 100 euro. Nell'immediato le indagini dicono che i sospettati sarebbero due ventenni magrebini.
Negli ambienti politici di Lega e Fratelli d'Italia parte la "caccia al nero". E in post pubblico Giorgia Meloni, leader del suo partito, scriveva il post che abbiamo citato e che aveva scatenato l'indignazione di molti. Anche di Franco Cappelletti.
La polemica tra il tweet di un comune cittadino e la risposta della leader del partito di destra, era stata ripresa da molti quotidiani nazionali.
Spenti i riflettori, della vicenda non si era più saputo niente. Un anno fa, poi, Cappelletti riceveva dalla Procura la comunicazione della chiusura indagini e lo scorso lunedì 9 ottobre si è tenuta in Tribunale ad Ivrea la prima udienza.
Franco Cappelletti, apprezzato vignettista satirico, in questi mesi ha ricevuto anche la solidarietà di alcuni suoi colleghi. Tra questi c'è il vignettista e illustratore veronese Luca Garonzi, in arte Luc Garçon che gli ha dedicato una sua vignetta riportata nel post che condividiamo di seguito.
Franco Cappelletti non ha smesso di fare satira e sulla sua pagina Facebook e continua a mettere alla berlina personaggi politici e pubblici con sagacia e misura.
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