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Caso sociale
18 Ottobre 2023 - 22:58
C'è una donna sbattuta fuori di casa dal proprietario. Spintonata e presi a nomi. C'è un video che mostra e fa sentire un uomo mentre butta giù dal balcone ogni genere di oggetto. Che urla. Che sbraita. C'è la storia di una donna costretta a scappare dal luogo in cui abitava e in cui ha vissuto per 25 anni, con le ciabatte ai piedi e solo con i vestiti che ha indosso.
C'è il racconto delle peggiori angherie che si possano stare ad ascoltare e che vanno dalla chiusura dell'acqua potabile, al garage chiuso con un lucchetto, ad un'auto fatta prendere con il carrattrezzi e portata nella piazza centrale al paese, quasi in sfregio. Non son scene da film dell'orrore. E' tutto vero! Tutto terribilmente vero. Succede qui, a Chiaverano. Un piccolo comune a due passi da Ivrea. E tutti guardano. E tutti ascoltano. E tutti si fanno delle domande...
Lei è una donna che viveva sola e con due cani bassotto. Seguita da servizi sociali, un assegno da 500 euro al mese, oggi si ritrova di punto in bianco per strada. Quando è morta la madre avrebbe voluto sottoscrivere un nuovo contratto d'affitto. Non le sarebbe costato nulla perchè l'Assistenza le avrebbe erogato un assegno di 250 euro in più, ma non c'è stato verso di firmarlo.
"Poi lo facciamo..." le diceva. Passa un giorno, passano due giorni, passa un mese, infine parte l'embolo e oggi siamo a questo punto
E' vero! Ha un fratello e tre figli, ma non è sempre così scontata la disponibilità dei propri cari, per quanto "cari" possano essere, ad aggiungere un posto a tavola e un letto in più. Le variabili sono tante.
"Mia figlia ha un neonato di sette mesi, lavora solo il marito e vivono in due stanze. Come potrei andare da lei? L'altra mia figlia ha un cane molto grande e non potrei stare lì con i miei due bassotti. Mio figlio, invece, convive da poco. Vive in un appartamento dov'è rigorosamente vietato portare i cani".
I figli le hanno anche proposto di affidare i suoi bassotti al canile fin quando non avrà trovato una soluzione definitiva. "Quando me l'hanno detto sono scoppiata a piangere. Come potrei abbandonarli anche solo per un giorno. Sono vecchi e malandati. Hanno bisogno di me e io di loro. Il loro è un amore puro...".
Quel che sappiamo è che di fronte all'evidenza ci ritroviamo con i carabinieri che dicono di avere le mani legate, con un sindaco che non sa che pesci prendere, con il Consorzio In.rete che rigidamente non riesce a classificare questo caso tra le "emergenze sociali e abitative", infine con l'Associazione "Casa delle donne" che vorrebbe fare qualcosa ma non sa da che parte cominciare.
La verità è che in questa nostra società così attenta a tutti i guai, ce n'è uno che non si è in grado di gestire. Quello per l'appunto delle donne che finiscono in "strada". Per gli uomini se non altro a Ivrea c'è la Caritas. C'è un posto in cui dormire e un pasto caldo. Per le donne non c'è nulla, solo la "commiserazione".
"Il problema evidentemente c'è - si dispera con noi l'assessora di Ivrea Patrizia Dal Santo - Non abbiamo locali di emergenza abitativa da mettere a disposizione per questi casi. Li aveva la Caritas ma sono stati occupati e non più liberati. E' un problema enorme. Si dovrà trovare una soluzione eventualmente collaborando con la Casa delle donne...".
La domanda che ci dobbiamo fare oggi è che cosa succederà domani. Dopo aver passato due notti al Pronto soccorso la donna ha trovato una sistemazione di fortuna in un Bel & Breakfast di Pavone Canavese. Costa 50 euro al giorno. Pagheranno i suoi figli... ma le risorse economiche sono limitate.
Insomma non abbiamo ancora un finale da scrivere, ma ci piacerebbe, eccome se ci piacerebbe, che questa notte, dopo aver letto questo articolo, qualcuno alzasse la mano e il dito indice per dirci che una stanza ce l'ha e ben volentieri la metterebbe a disposizione di questa donna. Sarebbe un bel gesto. Un'azione di cui non ci si può pentire. Una decisione saggia.
Altro non resta che incrociare le dita..
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