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Cronaca

Sfrattata a calci e schiaffoni: "Sono dovuta scappare da quella casa in ciabatte" (VIDEO)

Una donna di 55 anni di Chiaverano è ora senza un tetto, sola con i suoi due bassotti

"Sono disperata, mai avrei pensato di fare una simile fine".

E' una storia di violenze e soprusi, quella di cui è vittima Francesca. Angherie e dispetti subiti non da parte dell'uomo che credeva di amare, come spesso accade. Ma del vicino di casa, figlio della coppia che per anni le ha affittato l'abitazione in cui vive. Anzi, viveva.

Francesca (il nome è di fantasia), sabato pomeriggio è dovuta scappare da quella casa in cui ha abitato per 25 anni, perché vittima della furia di quell'uomo che da mesi ha iniziato a fare di tutto per sfrattarla. E non passando dalle vie legali, ma da quelle di fatto. 

"E' salito in casa, ha iniziato a prendermi a calci e schiaffoni. Era inarrestabile. Sono dovuta scappare via così com'ero vestita, in infradito e pantaloncini, riuscendo a portare via soltanto i mie amati cani, due bassotti di 15 e 13 anni. Mentre scappavo, lui buttava giù dal balcone tutto ciò che trovava. Distruggendo tutto".

Quello di sabato è solo l'ultimo atto di prepotenza da parte di quest'uomo che, insieme alla sorella, ha ereditato dagli anziani genitori la casa in cui Francesca viveva con i suoi genitori.

A giugno di un anno fa, la mamma di Francesca muore improvvisamente per un'ischemia cerebrale: "Aveva 84 anni ed è sempre stata in buona salute. Mai una malattia. Quella mattina, si è accasciata e mi è morta tra le braccia".

Il padre è morto alcuni anni prima. Francesca continua a vivere lì in quella casa da sola, con i suoi due cani.

"Da quel momento in poi mi sono domandata a chi dovessi pagare l'affitto - racconta -. Il contratto era stato stipulato tra due persone morte, nei confronti di una persona morta. Ho parlato con il figlio per chiedere di regolarizzare la cosa e dopo tante rassicurazioni sul rinnovo del contratto, ha tagliato corto dicendomi di continuare a pagare a lui i 250 euro pattuiti, senza troppe formalità".

Ma Francesca, che vive percependo il reddito di cittadinanza, di quel contratto ha bisogno: "Senza contratto di locazione il mio assegno è sceso da 750 a 500 euro mensili. Ho provato a spiegargli che se mi avesse rinnovato il contratto, i 250 euro del reddito sarebbero stati girati direttamente sul suo conto e me sarebbero spettati i restanti 500. Ma lui non ha voluto ascoltare ragioni".

Per regolarizzare la situazione, la donna si rivolge anche al sindacato degli inquilini. Cerca di fare qualcosa, ma l'uomo sembra proprio non volerci sentire.

Inizia così una serie di dispetti che presto diventano vere e proprie angherie.

"Una bella mattina, ha portato via con un carrattrezzi l'auto di mio padre parcheggiata in cortile. Da quando era morto era rimasta lì, senza assicurazione perché io non la usavo. Ma era in un luogo recintato e al sicuro. Lui invece l'ha portata in piazza a Chiaverano e poi ha chiamato la vigilessa dicendo che c'era un'auto parcheggiata priva di assicurazione. Sono dovuta intervenire subito per farla rottamare".

Alcuni giorni dopo, mentre la donna è fuori con la sua auto, mette un bel lucchetto al cancello: "Mi ha tolto l'accesso al passo carraio di cui avevo legittimamente diritto d'accesso. Io ho subito sette interventi all'intestino e non posso portare pesi. Neppure la busta della spesa. Per questo per me era importante poter parcheggiare dentro. Gli ho fatto scrivere da un avvocato chiedendo di togliere il lucchetto o di darmi la chiave. Ma non è servito a nulla. Così, per portare su la spesa ho iniziato ad aiutarmi con un montacarichi che aveva fatto mettere mio padre".

Scattano così altre ripercussioni. Una bella mattina, l'uomo le chiude il contatore dell'acqua e le fa trovare sopra il tombino, un pallet carico di termosifoni di ghisa.

"Ho chiamato quelli della cooperativa dell'acqua chiedendo se potesse fare una cosa simile e mi hanno detto di no perché il contatore è intestato a me e l'acqua la pago io. Ho quindi chiesto di intervenire, ma hanno risposto che loro non potevano essendo il contatore in un'abitazione privata".

Chiama anche i carabinieri che vanno, ma le dicono di non poter far nulla.

Francesca non demorde e, agganciando al solito montacarichi i termosifoni, inizia a trascinarli via uno ad uno. Lui perde completamente le staffe e inizia ad inveire contro la donna che chiama ancora i carabinieri che arrivano con l'intenzione di parlare con quel vicino di casa.

E' sabato mattina e lui non si fa trovare. Ma appena i militari vanno via, sale con l'intenzione di sbattere fuori Francesca da quella casa.

"Era una furia, ha iniziato a prendermi a calci e schiaffi. Sono corsa via mentre lui buttava tutto all'aria, spaccava tutto".

Scappando, la donna riesce anche a fare un video con il suo cellulare.

Tornano per la terza volta i carabinieri. Chiedono all'uomo di permettere a Francesca di tornare almeno a prendersi le medicine, ma lui glielo impedisce. Non può prendersi neppure quelle.

Solo il giorno dopo viene concesso al figlio di prendere qualche effetto personale. Giusto un paio di scarpe, qualche maglia.

"Lì dentro c'è tutta la mia vita. I miei effetti personali. le cose di mia mamma, quelle di mio papà".

Tornare lì per Francesca diventa impossibile.

"Sono anche andata in pronto soccorso dove sono state refertate le contusioni subite e mi hanno dimessa con 12 giorni di prognosi. Fossero stati 20, la denuncia partiva d'ufficio. Invece, così, andrò i a denunciarlo".

La sera stessa si trasferisce in un bed&breakfast a pochi chilometri da lì. 

"E' stata una mia amica a suggerirmelo, ma stasera stessa o domani al massimo, dovrò lasciare questo posto. Devono fare dei lavori e non posso restare. Inoltre spendo 70 euro al giorno e in questo momento sono rimasta con 70 euro in tasca. Ne percepisco 500. Venerdì avevo pagato la corrente e l'acqua e sabato ho dovuto ricomprarmi tutte le medicine e della biancheria intima. Non aveva neppure quella. Ora sono rimasta con 70 euro in tasca".

Il Comune di Chiaverano ha istruito una pratica per trovarle un alloggio in emergenza abitativa. La casa ci sarebbe anche, ma non essendo Francesca una profuga e non avendo subito uno sfratto esecutivo in piena regola, non ha diritto all'assegnamento diretto. Tutti riconoscono l'emergenza, ma il segretario comunale ha deciso che dovrà essere prima fatto un bando.

E questo non è successo negli ultimi giorni, ma già alcuni mesi fa, quando le cose hanno iniziato a mettersi male per la donna.

"Tutti riconoscono la mia condizione, ma nessuno sembra poter far nulla e io stasera rischio di dormire per strada? E' normale, mi domando? Ma io, cos'ho fatto di male? Cosa?".

E' vero che Francesca ha tre figli grandi, ma nessuno è nelle condizioni di poterla aiutare: "Mia figlia ha un neonato di sette mesi, lavora solo il marito e vivono in due stanze. Come potrei andare da lei? L'altra mia figlia ha un cane molto grande e non potrei stare lì con i miei due bassotti. Mio figlio, invece, convive da poco. Vive in un appartamento dov'è rigorosamente vietato portare i cani".

I figli le hanno anche proposto di affidare i suoi bassotti al canile fin quando non avrà trovato una soluzione definitiva. "Quando me l'hanno detto sono scoppiata a piangere. Come potrei abbandonarli anche solo per un giorno. Sono vecchi e malandati. Hanno bisogno di me e io di loro. L'affetto che sanno farti questi animali è sicuramente maggiore a quello degli uomini. Il loro è un amore puro, come quello dei bambini".

Della vicenda si stanno occupando anche i servizi sociali. "L'assistente sociale ha detto che avrebbe cercato una soluzione anche su Ivrea. Ma mi ha chiesto qualche giorno di tempo. E io cosa faccio nel frattempo?".

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