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Parla l'attore non pagato: "Illazioni pesanti contro di noi, aspettiamo molto più di 4 mila euro"

È ancora polemica per i mancati pagamenti, una lunga lettera...

Parla l'attore non pagato: "Illazioni pesanti contro di noi, aspettiamo molto più di 4 mila euro"

Alberto Barbi

Riceviamo e pubblicato la lettera di Alberto Barbi, si tratta di uno degli attori non pagati dal teatro Gobetti di San Mauro Torinese. La querelle, dunque, prosegue.

"Buongiorno.

Ringrazio anticipatamente il vostro giornale che mi concede ancora un diritto di replica e mi scuso con i lettori per il proseguire di questa vicenda, ma la lettera scritta dal signor Mascagni mi obbliga a smentire illazioni pesanti e lesive nei confronti della mia figura professionale e personale e quella dei miei colleghi citati.

Dopo questo scritto non risponderò più a nessuna lettera del suddetto se non per vie legali.

Partiamo da un fatto curioso: siamo tutti noi diretti interessati, in possesso di una richiesta del signor Mascagni di non scrivere più ai giornali e meno di ventiquattro ore dopo scopriamo che lui scrive ancora sugli stessi. Curioso episodio ma in linea con la comunicazione sostenuta negli ultimi anni. 

Ecco quindi i chiarimenti:

Non c’è alcun obiettivo di screditare l’associazione E20inscena, la nostra segnalazione all’amministrazione è stata resa necessaria dalla latitanza di risposte per vari mesi alle nostre email, chiamate e messaggi e al mancato rispetto del piano di rientro concesso a maggio 2023 e non ancora rispettato. È un discorso lavorativo e di rispetto per un gruppo di lavoratori che hanno adempiuto al loro dovere, in questo caso creando uno spettacolo.

Sono affaticato nel leggere che un problema lavorativo sia stato trasformato in illazioni senza alcuna logica e prova, lesivo sopratutto della figura professionale mia e dei colleghi citati.

La parola professionisti messa tra virgolette, riferita alle nostre figure, mi ha obbligato a tranquillizzare e  ricordare a mia madre il tipo di lavoro che faccio per vivere dal 1997, anno in cui mi hanno versato i primi contributi Enpals.

Quasi trent’anni di lavoro in produzioni nazionali e internazionali; ritengo quindi possa essermi garantita la parola professionista senza uso di virgolette. 

Questo vale per me, ma anche per gli altri colleghi citati, seppur più giovani, poiché sono tutti attori professionisti formati in Accademie Nazionali riconosciute o in scuole professionali di alto livello, tutti con molteplici esperienze professionali nell’ambiente. Giovani tra l'altro che hanno rispetto di loro stessi e credono nel loro lavoro e nella trasparenza lavorativa del settore dello spettacolo. 

Il responsabile dell'associazione E20inscena, nella lettera, dichiara di suo pugno le motivazioni che avrebbero spinto le nostre richieste di risposte e di pagamenti: "i motivi posso intuirli: ho escluso i Signori Barbi e Biancardi dalle nostre attività e sono stati costretti a cercare altre sedi per i loro progetti". 

Mi trovo nuovamente a dover chiarire: è vero che il mio rapporto lavorativo è terminato a febbraio 2023, ma è terminato con la mia spontanea decisione di spostare il mio spettacolo "Re delle Alpi" verso un’altra produzione, una compagnia riconosciuta per il valore storico e culturale a livello internazionale. Possiedo le email che dimostrano questi eventi dove si osserva che la scelta è mia e solo dopo confermata dal suddetto. Sono già a disposizione dei miei legali e di chiunque, ovviamente nel rispetto della privacy, voglia consultarle.

Il concetto di privacy mi porta a parlare di un altro argomento.

Escluso il cattivo gusto e la violazione della privacy stessa nel parlare di una cifra riguardante il debito (cito testualmente "Le “migliaia di euro” a cui fa riferimento l’articolo, nel loro caso specifico, ammonta a poco più di 4000 euro") apprezzo la capacità dialettica nel tentativo di piegare i fatti ad una realtà parziale e non oggettiva.

Voglio anche far notare, come sicuramente molti di voi avranno già notato, che il giornalista nell’articolo non poteva che usare la parola "migliaia" visto che, dal numero 2000 in su, quella è la parola italiana da usare e nessuno di noi ha voluto violare la privacy citando la cifra esatta, molto più alta di quella dichiarata da Stefano Mascagni.

Infatti le migliaia di euro di cui parlava l'articolo precedente alla sua lettera, erano riferiti a tutto il cast dello spettacolo e non solo ai 2 cachet miei e della collega Biancardi, a cui ha ridotto la frase per cercare di sminuire l'operazione. 

Il suo debito a cui fa riferimento la precedente segnalazione è con tutto il cast dello spettacolo, 6 persone diverse, 6 cachet. Ridurre il discorso a due sole persone permette ovviamente di parlare di cifre più basse. Abile tentativo, lo riconosco, ma facilmente smascherabile.

In più mi sorge spontanea una curiosità: perché, se sono così pochi per lui da poter screditare il valore umano di noi richiedenti onesti lavoratori, non li abbiamo ancora ricevuti ad oggi? Parliamo di un lavoro effettuato nel dicembre 2021, scadenza di pagamento sul contratto: febbraio 2022.

Posso confermare per correttezza che per quanto riguarda esclusivamente me il resto dovuto per altri spettacoli mi è stato pagato, con molto ritardo ma è stato pagato, tranne un forfait delle prove di uno spettacolo antecedente al periodo Covid (di conseguenza antecedente anche al finanziamento ministeriale).

Non pensavo però essendo lavori eseguiti di doverlo esplicare. Una mia vecchia zia, insegnante di disegno e con un'educazione fieramente piemontese, avrebbe risposto: hai fatto solo il tuo dovere.

Con questo intendo chiudere le allusioni lesive e offensive nei nostri confronti, e ricordare la natura della nostra richiesta, cioè rispetto per i lavoratori onesti e diritti sul lavoro.

Come professionista del settore, so bene che le sovvenzioni del ministero possono arrivare in ritardo. Se però si parla di lavoro, nel nostro contratto, non esiste alcuna voce che ci obbliga a condividere con il datore di lavoro in questione il rischio di impresa nell'anno 2021, ma solo una data di scadenza per il pagamento. Il fatto che abbiamo aspettato più di un anno e mezzo dalla data dei pagamenti, nonostante la comunicazione dilatata o addirittura assente credo che dimostri la nostra buona volontà nel comprendere le difficoltà economiche dell'associazione.

Avrei ancora molti punti da chiarire ma mi fermo alla nota di colore del regalo ricevuto della scenografia di "Merry", citata a fine lettera da Stefano Mascagni.

Non si tratta di un regalo della totale scenografia: la maggior parte di ciò che era presente sul palco in realtà era stata tutta recuperata o prestata o comprata soprattutto grazie all’intervento dell’aiuto regista Chiara Biancardi che ha saputo gestire la riuscita di tale scenografia pur restando in un livello di produzione economicamente fattibile per l'associazione. 

L'unica parte della scenografia in regalo è costituita dai telai di legno del fondale da restaurare per essere utilizzati. Un gesto raccontato per l’ennesima volta in modo parziale.

Tante cose ancora da aggiungere ma non voglio dilungarmi nel rispetto dei lettori. Ringrazio ancora il giornale e il giornalista per averci dato voce, l’amministrazione per aver prestato l’attenzione necessaria ma non scontata e i lettori di questo giornale per la pazienza nel subire tutta  questa storia.

Ribadisco che da parte nostra non vi è alcun interesse a screditare nessuno, infatti non abbiamo condiviso sui nostri profili social alcun articolo. L’intenzione è di continuare a non farlo; a meno di non essere  costretti da comportamenti altrui.

Saluto con grande affetto il pubblico che ha esaurito e apprezzato i miei e nostri spettacoli inseriti in diverse stagioni che, voglio precisare, di grande livello.

Per ovvi motivi, non so quando potrò tornare in scena nel vostro bellissimo teatro e mi mancherete.

Grazie di cuore di tutti

Da adesso in avanti, escluso le vie legali per le discutibili insinuazioni presenti nella lettera del suddetto  varrà per me il principio con cui si conclude la vita di Amleto: "il resto è silenzio"".

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