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voci dal carcere
17 Luglio 2023 - 11:17
Carcere
Una settimana di notizie dal carcere. La prima è proprio brutta: il secondo suicidio dietro le sbarre in pochi giorni a Torino. Anche al quarantaquattrenne che pochi giorni fa si è impiccato nella sua cella, mancavano pochi giorni per uscire, come alla signora morta qualche giorno prima. Non si possono fare illazioni ma sembra che l’ansia del dopo sia sempre molto pesante; a volte, insostenibile. Di sicuro resta il problema del grande muro che c’è fra il dentro e il fuori, a volte entra anche nella testa di chi è dentro e di chi lo aspetta fuori.
Venerdì 14 un buon numero di volontari dell’associazione Tino Beiletti si sono incontrati alla Fraternità di Lessolo per una giornata intera di incontro. Il loro racconto è molto positivo: si sono fatti programmi, resoconti delle attività, buoni auspici e qualche lacrima sulle difficoltà. Speriamo sia il primo di altri momenti felici.
Contemporaneamente (il genio maligno del calendario ha colpito ancora) a Napoli c’è stata la conferenza nazionale dei Garanti Territoriali.Due giorni per vedersi o rivedersi in presenza, far nascere un comitato scientifico e ascoltare luminari del diritto e esperti di galera.
Una parentesi. Ma cosa se ne fa uno sparuto gruppo di voci che urlano nel deserto di un comitato scientifico? Io ho scoperto che serve. Serve sempre una teoria prima di ogni prassi e più è profonda più lascia il segno. Magari un giorno ne parleremo ancora.

Il convegno di Napoli, oltre ad ascoltare i prof, oltre farci entrare a Nisida dove si vive il backstage di Mare Fuori e gustare il pesce cucinato dai ragazzi di Nisida, appunto, il convegno è stata davvero un occasione per tirare il filo dei vari gruppi che hanno lavorato in passato: sulle tematiche della scuola in carcere, degli stranieri, dei minori e di molto altro. È servito a guardarci in volto per cercare di farci passare la paura per quello che la politica sta facendo per la giustizia e comunque non è bastato e la paura non passa.
Ancora una notizia da Ivrea ma che vale anche per altre carceri. Il provveditorato e la direzione stanno iniziando ad applicare una circolare del Dipartimento Amministrazione Carceri che ripristina diverse modalità di trattamento. Dietro le ottime intenzioni di applicare un trattamento rieducativo adeguato per ciascuno, per ora il dato di fatto è che i detenuti per metà sono stati assegnati a sezioni chiuse che comunque dovrebbero avere almeno otto ore di apertura con trattamenti personalizzati e per l’altra metà no.
Visto che le attività non ci sono, per ora, in modo abbastanza arbitrario - se ho capito bene - metà sono chiusi in cella - pardon in camera di pernottamento - e metà possono comunque girare per la sezione.
Forse io non ho capito bene, ma tutto questo - come tutti gli arbitrii - non serve certo a creare un clima vivibile.
Ho già sentito storie di pseudo minacce: “Fai così se no è un attimo che ti ritrovi cosà!”
Basta un niente per stroncare il clima che si stava creando.
Spero proprio di no ma temo che il caldo farà il resto.
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